L’ultima estate a Deyning Park
- Autore: Judith Kinghorn
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2013
“Avevo quasi diciassette anni quando si è spezzato l’incantesimo della mia infanzia”.
Clarissa Granville era una splendida ragazza della borghesia inglese che viveva a Deyning Park insieme con i suoi genitori e i tre fratelli maggiori Henry, George e William. Nel regno di Deyning, nel quale un piccolo esercito di giardinieri e personale addetto alla cura della tenuta si occupava di ogni dettaglio, la vita scorreva come un lungo fiume tranquillo. Ma in quell’estate del 1914 in Inghilterra e nel resto dell’Europa il cambiamento era nell’aria: era la fine di una bella époque “anche se questo ancora non lo sapevamo”. I ragazzi Grenville correvano verso il futuro indifferenti alla mutevolezza del cielo, impazienti di arrivare al capitolo successivo delle loro storie ancora non scritte. In quel giorno d’inizio estate che odorava di rose e di lavanda la vita si stagliava davanti ai giovani protagonisti del romanzo una vita sicura come il sole, snodandosi fino a perdersi in un lontano orizzonte.
Clarissa era stata preparata a un certo tipo di esistenza “di cui io non avrei mai contestato il mio ruolo o gli attori con cui condividevo il palcoscenico”. La ragazza aveva studiato in casa con Mademoiselle, la quale asseriva che gli uomini erano belve e non si erano evoluti, ma la donna diceva anche che una vita senza amore era del tutto priva di senso.
“Come le orchidee di mia madre ero stata cresciuta in un ambiente controllato, in un clima tenuto sempre a temperatura costante, al rifugio da ondate di freddo”.
Un matrimonio con un marito facoltoso e poi i figli, una casa ordinata e un giardino ben tenuto, erano questi i requisiti fondamentali per ottenere il meglio della vita. Clarissa era ancora una bambina ingenua e innocente rinchiusa in una specie di fortezza moderna il cui “cancello bianco separava il confine tra ciò che mi era noto e il resto dell’universo”. Tutto era cambiato quando Clarissa aveva conosciuto Tom Cuthbert, l’attraente figlio della governante, il quale, grazie alla generosità di un misterioso benefattore, frequentava la facoltà di Giurisprudenza a Oxford. Quando il ragazzo aveva pronunciato per la prima volta il suo nome era stato per Clarissa come se qualcuno l’avesse liberata dalla gabbia in cui era stata rinchiusa finora “e mi avesse dato il permesso di volare”. Ora la ragazza vedeva la sua vita e la sua famiglia con occhi diversi, con quelli di Tom Cuthbert. Tra Clarissa e Tom, nonostante la differenza di classe era nato un grande amore ma lo scoppio della I Guerra Mondiale aveva modificato tutto: futuro, prospettive, desideri e sogni. Clarissa avrebbe dovuto dimenticare Tom, ma come?
“Come si fa a negare qualcosa di bello che si è provato senza negare una parte di se stessi?”.
“... Vedi, non sono proprio sicura di essere in grado di affrontare questa guerra e questa vita tremenda. Non ho nessun elmetto, uniforme o armatura, e non mi daranno nessun premio”.
Pubblicato dalla casa editrice Nord nel 2013, “L’ultima estate a Deyning Park” (titolo originale: Last Summer) è il romanzo d’esordio di Judith Kinghorn che per scrivere il suo primo libro ha abbandonato il lavoro per dedicarsi alla sua grande passione: la narrativa. L’autrice insieme alla sua famiglia ha lasciato Londra per la quiete dello Hampshire dove sono nate le pagine di un romanzo che ha richiesto un grande lavoro di documentazione e che farà breccia nei cuori più romantici.
L’autrice ci porta indietro nel tempo descrivendo dettagliatamente la società inglese dei primi anni del XX Secolo, quel mondo dove “la verità era una cosa da tenersi stretta come l’onore o il sacrificio”. I giovani sopravvissuti alle trincee della Grande Guerra anestetizzati dal dolore, nonostante tutto continuavano a rimanere attaccati a sogni e speranze e a “quel sottile filo argentato che era il futuro”. Ma anche chi era rimasto a casa aveva le sue ferite, cicatrici che erano invisibili, causate dal lutto, dal dolore e dal senso di colpa. L’autrice è molto brava nel saper mettere in evidenza quel senso di sgomento e di ineluttabilità che pervase l’animo di chi visse quegli anni tragici che contenevano all’orizzonte una fine e un inizio. La popolazione europea fu consapevole che a prescindere dalla situazione e dalle circostanze, “nessuno avrebbe potuto rimettere insieme i pezzi delle esistenze di prima della guerra”, perché:
“eravamo tutti cambiati e le nostre vite di prima non c’erano più, erano andate via per sempre”.
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