L’ultima parola
- Autore: Taylor Adams
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
Creepy, da creep (strisciante), è intraducibile in italiano. Inquietante o raccapricciante non rendono il significato originale, più orrorifico e affilato. Per questo si deve accettare a scatola chiusa la definizione “creepibilmente soddisfacente”, data dal New York Times al romanzo di Taylor Adams salutato dalla critica americana come “eccezionale, ispirato e intelligente”, L’ultima parola, uscito da poco in Italia per i tipi TimeCrime del Gruppo Fanucci (novembre 2024, collana Narrativa, 332 pagine, tradotto da Alice Laverda).
#Psycological thriller, #socialmediaobsession, #stalking: indicativi gli hashtag che accompagnano un noir coinvolgente e sinistramente obliquo nell’altissima tensione costante, sottolineata anche in copertina. Un romanzo nero e anche più, elettrizzato da una corrente d’instabilità psicologica per l’angoscia crescente della solitaria protagonista, incalzata da uno stalker implacabile nella pressione crescente.
E pensare che tutto nasce da una recensione negativa. Una lettrice delusa, uno scrittore vendicativo, sei mesi per scrivere uno splatter banaluccio e traballante, quattro ore per leggerlo fino in fondo, nonostante tutto. 0,99 cents buttati per un ebook consigliato da un vicino. Quando Emma Carpenter arriva alla parola fine, è come riaffiorare da una lunga immersione senza fiato. Consigliato, si fa presto a dirlo; del resto il suggerimento non è arrivato nemmeno con uno scambio verbale, veicolato infatti dai messaggi scritti dall’anziano Deek sulla lavagna, che lei riesce a leggere attraverso la lente del telescopio.
Perchè Emma è maledettamente misantropa. Presidia la casa di una signora di Portland che non conosce, con il compito di viverla, far funzionare i caloriferi, controllare perdite dal tetto e ricevere la posta per mrs. Phelps. È sola in una gigantesca abitazione remota, tre metri sopra il Pacifico e novanta dalla linea d’alta marea, sull’isola affusolata di Strand Beach, che si allunga per quasi 18 km a oriente dello Stato di Washington, collegata alla terraferma da una strada a una sola corsia, Wave Drive. Anche il golden retriever di razza inglese Laika vive in completo isolamento, come piace a lei. Dal notevole tempo trascorso, non le viene facile ricordare l’ultima volta che ha sentito una voce umana. Quattro settimane, forse cinque. Dicono che la solitudine ricarica le personalità introverse, “una specie di batteria sociale”, ma sebbene Emma ci si riconosca – dal momento che la maggior parte delle persone tende a stremarla – piuttosto che con un accumulatore si identifica con l’argilla, una massa informe che cambia, pur malvolentieri, per soddisfare le sollecitazioni dell’ambiente circostante: sorridere ai figli dei vicini, pagare l’assicurazione dell’auto, prendere un appuntamento dal dentista. Emarginata sulla costa desolata, ha scoperto una verità perfino peggiore: senza lavoro, né doveri, amici e famiglia, può andare felicemente alla deriva. Lo considera con un misto tra piacere e autocommiserazione. Eppure, non molti anni prima è stata innamorata e sposata.
L’immagine riflessa allo specchio o sui vetri lucidi le rimanda un volto grigio dai contorni indefiniti, senza occhi né bocca, il naso una poltiglia molliccia; il fantasma di sé stessa. Mal per lei avrà a che fare con un altro di fantasma, terrorizzata e annichilita nel suo isolamento.
Pessimo quell’horror fiacco, “Montagna mortale”, sottotitolo “Il libro più terrificante di sempre”, a firma H.G. Kane. La trama: due studentesse universitarie, una in psicologia e l’altra in legge, si avventurano zaino in spalla sui monti Appalachi. Sono vanitose, irritanti, ottuse. Meglio di loro il killer, che racconta in prima persona e descrive le due morti stupide dalla sua prospettiva. È l’unico e debole pregio del romanzo ed anche il motivo che l’ha spinta a continuare la lettura.
Amazon ha il coraggio di chiederle una recensione. Quante stelle su cinque? Una, non potendo darne zero. Emma butta giù una breve stroncatura velenosa, scritta probabilmente meglio di quell’horror, ma esita prima di inviarla per la pubblicazione: sarebbe la prima e unica recensione, una condanna. Però, clicca.
Passano due ore e arriva un messaggio per lei dall’autore. In tono cordiale, pur accettando il giudizio severo, Kane l’avverte che altri potrebbero essere indotti a non comprare, causandogli un danno economico, visto che si sta impegnando a lasciare il lavoro e scrivere a tempo pieno, il suo sogno dall’infanzia. La richiesta è di cancellare, “gentilmente”, la recensione. Emma è tentata d’accontentarlo, ma prevale il convincimento che i lettori debbano sentirsi liberi di esprimere opinioni, senza condizionamenti, e il testo resta dov’è.
Lo scambio di messaggi è fitto, il tono dello scrittore si fa sempre più tagliente. Lei non cambia idea. Neanche dopo l’ultimatum “non te lo chiederò più”. Non sa d’avere scatenato un incubo ai suoi danni e messo in moto la strategia aggressiva di uno psico-stalker. Cominciano a verificarsi cose strane in casa, sempre più inquietanti, e nell’oscurità intorno le ombre diventano sempre più minacciose.
La persecuzione di un autore contro una lettrice? Mica tutto qua, ci sono centinaia di pagine da leggere, altro che, con più serenità di Emma e tanto profitto per i lettori. Taylor Adams, noto e commercialmente efficace autore della west coast americana, vive nello Stato di Washington e ha scritto diversi thriller apprezzati dalla critica. No Exit, tradotto in trentadue lingue, è stato adattato per un film. Debutta nel catalogo Timecrime con The last word, che solo negli Stati Uniti vale oltre novantamila copie vendute.
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