L’ultima stagione. Un racconto operaio
- Autore: Andrea Bazzanini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Un racconto operaio nel ricordo della politica industriale nel nostro Paese, voluta nei primi anni del Novecento e nella rinascita post bellica, che tra alti e bassi proseguì fino agli anni 2000, anni di un inizio drammatico verso una crisi economica e finanziaria mondiale di non ritorno.
L’attentato dell’11 settembre, l’euforia di fine millennio dei mercati e la debolezza delle Borse porterà in Europa e in Italia l’universo delle piccole aziende a collassare con l’impatto profondamente negativo a modificarne i piccoli paesi dove erano situate. L’ultima stagione. Un racconto operaio (Oligo editore, 2024), dal 29 marzo in tutte le librerie, narra la storia di uno dei tanti zuccherifici della Pianura Padana e del suo declino, della sua ultima stagione.
Libro di esordio di Andrea Bazzanini, nato in una delle frazioni di Ferrara, terra di partigiani e di ex zuccherifici, oggi vive in Lussemburgo.
La chiusura della raffineria agricola dettò l’inizio della desertificazione dei piccoli paesi, in un unico e grande comune, e con la chiusura delle attività commerciale spinse l’emigrazione verso altre città.
Questo romanzo racconta il lavoro, della sua duplice natura, la libertà dell’uomo “ed al tempo stesso la sua intrinseca schiavitù”, e la vita degli operai stagionali, fatta di piccole cose, la famiglia, lo studio, l’amore.
La voce narrante è di Molinari, detto il Mulo, uno degli operai che insieme agli altri della Bassa Padana, nullatenenti, sbandati, studenti, attendevano la stagione lavorativa estiva, sgomitando tra coloro che cercavano di divenire operai fissi.
E così si avvicenderanno le storie di Cinès, il sindacalista burbero che leggeva molto, Marx, Rosa Luxemburg, il Manifesto e filosofava di politica ed economia; di Marione, uomo di campagna che amava i piaceri; di Goghèn il vice capiturno, del Panaro, dello studente Samuele, di Aurelio iscritto a Lettere Classiche; e di quante colpe avesse la Chiesa nell’infilare nelle liste i suoi protetti che poi si rivelano inetti.
Nemmeno loro capivano la psicologia del lavoratore, né la teoria del costo marginale, si fissavano sulla questione morale e sui diritti.
A fine maggio arrivava la chiamata per reclutare personale stagionale, così era stato ogni anno dal 1986 per il Mulo e il richiamarlo era, a suo parere, un vantaggio anche per loro, per i padroni.
Era come il ritorno a scuola, la differenza con il primo giorno di scuola era che si raccontava come era andato il corto inverno e non la noiosa estate.
Quell’anno, il 2002, sarebbe stato l’ultimo, tutta la produzione sarebbe stata spostata in Romania e in Ucraina. L’azienda adottò, come ultimo atto, un progetto di inclusione lavorativa: alcune donne della casa circondariale avrebbero lavorato per l’intera stagione.
Una stagione che finì nella burrasca; a settembre si avviò la procedura di chiusura dello stabilimento dopo un’estate con record di temperature, chilometri di coda in superstrada e la fuga di una detenuta sotto la grandine di un temporale improvviso nelle campagne intorno. Una notizia drammatica fu quella della chiusura, preceduta da quelle sull’ammodernamento, di riqualificazione, mentre il fine era sdimissione e demolizione. Il Cinés sembrava inebetito, abbandonò le sue letture e non volle più saperne di politica, mentre nel giro di pochi mesi molti amici e colleghi non si videro più in giro.
Un romanzo potente è L’ultima stagione che sembra suggellare e portare alla memoria, raccontando il mondo lavorativo e il suo sistema, la letteratura industriale italiana negli anni settanta, argomento dei più grandi scrittori del Novecento.
Primo Levi, Volponi, Vittorini, Ottieri raccontarono la transizione di un’Italia rurale, contadina, a una industrializzata, della grande fabbrica e dell’operaio alla catena di produzione.
Della nuova condizione, economica ed esistenziale del mondo umano e quello meccanico in fabbrica, della conflittualità di un uomo, soggetto politico e culturale, che produceva coscienza e si costituiva con gli altri in classe.
L’ultima stagione è una storia necessaria da raccontare, come tante altre nel nostro Paese, della desertificazione industriale in Italia mai arginata dai nostri governi che non hanno mai avuto un progetto politico di riqualificazione e di competitività.
L'ultima stagione. Un racconto operaio
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