L’ultimo crociato
- Autore: Louis de Wohl
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
Louis de Wohl (1903-1961) è stato un importante scrittore di romanzi storici. Nacque a Berlino da padre ungherese e madre austriaca, entrambi i suoi genitori erano cattolici, ma di ascendenza ebraica. Per le sue origini, dopo l’ascesa di Hitler al potere fu costretto a lasciare la Germania per trasferirsi in Inghilterra.
De Wohl visse un’esistenza abbastanza movimentata e bizzarra, ma anche contraddittoria per via della sua fede nell’astrologia, però tra i suoi meriti va annoverato soprattutto quello di aver scritto un grande romanzo cattolico: Der Sieger von Lepanto, L’ultimo crociato, pubblicato per la prima volta nel 1956 (edizioni più recenti nei primi anni 2000; traduzione di Ervino Pocar nell’edizione BUR, 2001).
Il libro racconta la vita di Don Giovanni d’Austria (1547-1578), il condottiero figlio dell’Imperatore Carlo V (1500-1558) che guidò i cristiani alla vittoria nella battaglia navale di Lepanto contro i musulmani, il 7 ottobre 1571. Una nota in apertura al libro riporta:
“Tutti i personaggi di questo racconto sono storici e l’Autore spera che le somiglianze esistenti tra essi e i loro originali non siano meramente coincidenti”.
In verità non mancano gli elementi di fantasia o discordanti dai fatti storici, ma chi può realmente dire se il vero Don Juan sia stato simile alla creatura di de Wohl? Il letterato lo presenta quasi come un eroe senza macchia, nato per la buona battaglia, e ne trascura forse i contrasti interiori, o li depotenzia. Se si può muovere una critica, l’indagine psicologica del “crociato” ne definisce un ritratto sostanzialmente troppo lineare e troppo coerente, ma questo aspetto non indebolisce il libro.
Lo scenario che fa da sfondo a gran parte della trama è la Spagna del secolo d’oro, ancora scossa dalle congiure dei moriscos, che vorrebbero sottomettere nuovamente la Penisola Iberica alla barbarie dell’Islam.
Il vero protagonista de L’ultimo crociato, del resto, è proprio la buona battaglia: la lotta in difesa della Cattolicità. Questa grande narrazione racconta l’unione dei cristiani in un immenso sforzo corale, in nome di un obiettivo superiore; Giovanni lo ha ben chiaro sin dall’inizio della grande sfida a cui andrà incontro:
“Non è la Turchia contro la Spagna; è Maometto contro Cristo”.
Questa contrapposizione è descritta per esteso in un passaggio centrale dell’opera: il cattolico è invincibile finché è unito a Cristo, il Verbo fatto Carne, il Dio fatto Uomo, e del cui corpo vivente può partecipare nell’Ostia.
“Il maomettano, però, cercava di tagliare il ponte fra Dio e l’uomo. Cristo, non più uomo-Dio, diventava un semplice profeta di second’ordine, che doveva inginocchiarsi di fronte a Maometto. E anche Maometto era soltanto un profeta. Una volta di più il legame fra Dio e il genere umano veniva spezzato con violenza; la più compatta e amorosa unione infranta. Ancora una volta Dio sarebbe divenuto lontano, non più il Padre dell’uomo, ma soltanto il Re, il terribile, tremendo Signore dei tempi antichi. L’Islam segnava un regresso, e, in quanto cercava di annullare il supremo sacrificio di Cristo, una delle peggiori degenerazioni”.
Ma davanti all’invasione musulmana il cristiano non ha paura di combattere e sacrificare la sua vita, poiché sa che il male non può trionfare: “Caro, amabile, glorioso regno di Cristo! Le porte dell’Inferno non prevarranno contro di esso, finché a difenderlo vi sarà un solo cristiano. E vi sarà sempre. Vengano pure i pagani, gli Arabi, i Turchi o quant’altri mai pericoli, nascosti nel seno dei secoli futuri!”
La nascita della Lega Santa è già di per sé un miracolo, l’alleanza tra Genovesi e Veneziani, tra Veneziani e Spagnoli pare un prodigio a ogni europeo.
Il martirio del rettore veneziano Marcantonio Bragadin (1523-1571), difensore della città di Famagosta, è reso con dettagli raccapriccianti. Il 17 agosto 1571, il comandante turco Lala Mustafa Pascià (1500-1580) fa torturare l’eroe veneto in maniera orrenda, tagliandogli il naso e le orecchie, flagellandolo e sottoponendolo a fatiche estenuanti. Nel romanzo, il supplizio del militare veneziano si conclude sull’altare profanato:
“Mustafà gli disse che la cattedrale sarebbe stata trasformata in una moschea. Gli disse pure come sarebbe morto. Lo avrebbe fatto scorticare vivo. […] Incominciarono allora a scorticarlo dai piedi. Egli pregava, recitando il Miserere. Fu questa la sua unica risposta. Quando arrivarono a scorticargli le cosce, la voce lo abbandonò...Mustafà fece riempire la sua pelle di paglia e appendere all’albero maestro di una galea, affinché gli schiavi cristiani potessero vederla”.
Juan vendicherà anche il martire veneto schierando sul mare 280 galee, trentadue grossi vascelli e settantasei tra fregate e brigantini, complessivamente trecentosedici navi. Un’adunata di forze incredibile: 20.000 soldati cristiani (cifra, questa, coincidente con il dato fornito dallo storico R.G. Grant), dei quali 8000 Spagnoli, 10.000 Italiani, 6000 Tedeschi, 2000 militi pontifici, fra cui 25 guardie svizzere, e altri tremila volontari.
Tra questi uomini de Wohl ricorda anche la partecipazione di Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616), l’autore del Don Chisciotte, che per la mutilazione subita in battaglia fu detto “il monco di Lepanto”.
Il giorno dello scontro epocale, la formazione turca presenta due ali spinte in avanti e il centro ricurvo all’interno, come “La testa del diavolo con due corna”, come la mezzaluna musulmana.
“Se Dio guarderà giù dall’alto dei Cieli” osserva Don Giovanni, vedrà la Croce che combatte contro la Mezzaluna.
Nel clamoroso trionfo finale si compie il destino del continente europeo e quello del condottiero cristiano. Ancora oggi, è piuttosto comune sentire delle dispute tra veneti e spagnoli per chiarire chi fu il vero artefice della vittoria, ma il giudizio di de Wohl è diverso: vinse tutta la Cristianità unita.
La battaglia di Lepanto è probabilmente l’episodio di guerra navale più famoso della storia: ogni ragazzo veneto istruito, almeno una volta nel corso della sua infanzia, ha sognato di prendervi parte comandando le galere di San Marco (nella flotta cristiana ben 105 navi erano veneziane). Eppure, a chi scrive, non risulta che a questo episodio storico il cinema abbia mai dedicato una pellicola che gli renda onore, è un vero peccato. Tuttavia possiamo sempre immergerci nella lettura di un libro splendido come L’ultimo crociato, un capolavoro che attraversa le generazioni senza perdere un briciolo di fascino, consigliabile sopratutto ai più giovani, ma adatto a tutte le età.
L'ultimo crociato. Il ragazzo che vinse a Lepanto
Amazon.it: 12,82 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ultimo crociato
Lascia il tuo commento