L’ultimo di noi
- Autore: Adelaide Clermont-Tonnerre
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2018
Chi sei, Werner Zilch? Diventerà quanto prima un film il best seller “L’ultimo di noi”, della giornalista e scrittrice parigina Adelaide Clermont-Tonnerre. In Italia lo ha pubblicato Sperling & Kupfer, a fine febbraio (386 pagine 18.90 euro) e in Francia ha vinto uno dei premi letterari più prestigiosi. Oltre che nel nostro, sarà in diffusione in una decina di Paesi.
Nel 1969, a New York, Werner ha 24 anni, lineamenti europei, un’altezza notevole e due occhi che per il fraterno amico Marcus sono scialbi. In realtà, brillano di lampi azzurri e col resto dell’insieme attirano irresistibilmente le donne, con tanta invidia per il “socio”, che invece con l’altro sesso si comporta da imbranato ed è abbonato ai due di picche.
1945. In una Dresda devastata dalle bombe al fosforo degli Alleati, è terribile il cesareo al quale viene sottoposta senza anestesia una partoriente. Tutti gli anestetici sono esauriti. Lo ha preteso e vi si sottopone con coraggio la povera venticinquenne estratta dalle macerie con le gambe tranciate appena sopra le ginocchia. Ha detto al medico di sapere d’essere spacciata, mentre il bambino invece potrebbe farcela. È un bel maschio sano e robusto.
Si chiama Werner, Werner Zilch. Non cambiategli il nome, è l’ultimo di noi dice la donna, affidandolo al dottor Klemp.
A New York, Andrew e Armande sono un buon padre e una buona madre. Werner è molto legato ai genitori adottivi. Vive con Shakespeare, un grosso esemplare di cane peloso. Il giovane si avvia al successo nella vita imprenditoriale e negli affari. Non ha nessuna difficoltà con le donne, sono loro anzi a cercarlo e se qualcuna tenta di non cedere in fretta, la resistenza dura comunque poco. Conquistate o meno al volo, le considera solo un piacevole passatempo. Via una, avanti l’altra e questo non gli garantisce una buona reputazione, ma continuano a cadergli ai piedi. Da parte sua, si considera rispettoso, sebbene tutt’altro che sentimentale.
Tra le rovine di Dresda, diventa affannosa e sembra senza speranza la ricerca di una mamma che possa allattare il neonato. La conduce un soldato-bambino, l’unico superstite, col piccolo in braccio, dopo il crollo della chiesa ch’era stata adattata ad ospedale di fortuna. Tutti cadaveri là dentro, tanti morti nella città demolita dai raid alleati e bruciata dalla tempesta di fiamme, il feuersturm, scatenata dalle esplosioni. Ci sarà una donna che abbia la possibilità di nutrire il piccolo orfano?
Rebecca ha gli occhi viola, è moderna e disinibita. Appena Werner l’ha incrociata per caso, a Manhattan, gli è sembrata la più bella mai vista nella sua vita adulta. Da fare appassire tutte le altre. Rebecca Lynch è un gran partito, il padre è ricchissimo. In compenso, non sa cucinare. Nemmeno un uovo.
Sulla riva dell’Elba, dove le acque sembrano offrire ai sopravvissuti un argine al fuoco, il soldatino ha trovato una donna che ha partorito da poco. È sconvolta dalla perdita del suo bambino in quell’inferno in terra, ma la catena della solidarietà generata presso i superstiti dalla volontà di salvare il piccolo Werner la spinge a sfamarlo e le assicura quel poco di alimenti che si possono trovare in città, per sostenere lei. È quella specie di elettricità diffusasi come una corrente di fiducia davanti a una nuova vita, a guidare Marthe Engerer verso il figlio di Luisa.
New York è più rosa che mai. Zilch ha seguito Rebecca, l’ha incontrata e stabilito un’intensa ma originale relazione. Accade però una cosa curiosa, la sbalordita reazione della mamma di lei. Il giovane fa appena in tempo a notare l’estrema magrezza della signora Judith Zilch, unita agli occhi azzurri spettacolari e all’espressione dura del volto, che la vede sbiancare al solo fissarlo, come se vedesse un fantasma, vacillare vistosamente, poi allontanarsi, chiedendo scusa.
Luisa aveva invitato il soldatino a cercare Marthe, sua cognata, che infatti era a Dresda, infermiera della Croce Rossa, prigioniera per ore in una cantina bloccata dai crolli. Amiche dall’infanzia, avevano sposato nello stesso giorno due fratelli, somiglianti come due gocce d’acqua, pur non essendo gemelli. Kasper Zilch ha chiesto la mano di Marthe, mentre Luisa si è unita al minore, Johan, il ragazzo più gentile della Slesia. Collaborava a Peenemunde con le ricerche missilistiche dell’ing. Von Braun, ma è stato arrestato dalle SS. Il maggiore si è arruolato militare.
Non è passato molto dallo strano incontro con papà e mamma Lynch. Rebecca scarica Werner, freddamente, senza spiegazioni.
Marthe riesce a raggiungere Peenemunde col nipotino e Anke, la puerpera che lo allatta. Apprende che il cosmologo e i suoi sono andati sulle Alpi bavaresi, per allontanarsi dai russi che avanzano, violentando le donne e deportando gli uomini. Con una certa fortuna, le due vanno in montagna anche loro e ritrovano Von Braun, e Johan, quasi fuori di senno però, provato dalle torture. Sopraggiunti gli Alleati, il gruppo viene in parte trasferito negli USA.
Ma tutto deve ancora accadere in questo bel romanzo, a scavalco tra la Germania della guerra e gli Usa del 1970, quando le cicatrici di quegli anni terribili non si sono ancora affatto rimarginate
L'ultimo di noi
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