L’umanesimo marxista
- Autore: Giuseppe Saragat
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
“L’umanesimo marxista”, pubblicato per la prima volta a Marsiglia nel 1936, in lingua francese, è un saggio di filosofia politica in cui Giuseppe Saragat, studioso acuto e coerente, raccoglie organicamente le sue documentate riflessioni sul marxismo al punto da farne un compendio succoso e abbastanza preciso, riferendosi soprattutto agli scritti del giovane Marx. L’opera ricevette ampi consensi e fu apprezzata da Otto Bauer, il quale, elogiandone la quantità di idee, la considerò degna di essere annoverata tra gli studi più pregevoli sull’argomento.
Era stata preceduta dal testo “Democrazia e marxismo”, pubblicato sempre a Marsiglia nel 1929 e destinato agli esiliati antifascisti, dove l’autore, richiamandosi ad Antonio Labriola e a Karl Kautsky, elaborava una riflessione compiuta sul rapporto tra democrazia e lotta di classe. A Carlo Rosselli, il cui giudizio non era stato esaltante, il 13 ottobre del 1929, Giuseppe Saragat scriveva :
“Il problema è tutto qui o riusciremo a portare gli operai sul terreno della lotta per la rivoluzione democratica o non faremo nulla di buono”.
Egli già aveva aderito attivamente al movimento socialista italiano, iscrivendosi, nel 1922, al Partito Socialista Unitario di Filippo Turati e di Claudio Treves, in coincidenza del congresso (1-4 ottobre 1922), che vide il Partito scindersi nei due tronconi: quello storico massimalista e l’altro riformista. La rivoluzione russa aveva dato corpo ad un sogno, e il nuovo Stato sovietico si poneva come stella polare e punto di riferimento per tutti i socialisti rivoluzionari. Al contrario, il giovane Giuseppe Saragat, rimanendo estraneo al bolscevismo e condannando l’anarchia e la statolatria, considerate terreno fertile per il fascismo, cominciava a teorizzare la sua via al Socialismo nella quale traspariva con evidenza l’influsso del pensiero del grande Rodolfo Mondolfo.
In un fervido clima di discussioni, nell’aprile del 1925, intervenne con articoli come La premessa, dove definì le idee guida del riformismo socialista, recuperando in modo originale la lezione della “Rivoluzione liberale” dell’amico Piero Gobetti, al quale, a Torino, fu molto vicino nella prima fase della sua formazione, malgrado le loro idee non avessero molti punti d’incontro.
Durante l’esilio viennese, durato tre anni, Giuseppe Saragat, venendo a contatto con l’esperienza di governo degli austromarxisti, confermò e rafforzò le sue scelte politiche e culturali iniziali, partecipando attivamente e criticamente a quel processo che avrebbe portato alla riunificazione socialista di Parigi avvenuta nel 1930. Gli austromarxisti viennesi criticavano duramente il marxismo ortodosso di Karl Kautsky e per questa ragione risultava necessario ridiscutere la teoria marxista, adeguandola alle nuove tendenze della società capitalistica. In particolare, sarebbero dovute risultare più vie per la costruzione del socialismo, a seconda delle diverse condizioni dell’evoluzione economica, sociale e politica raggiunta dai diversi paesi europei. Bauer, che aveva conosciuto gli effetti di degenerazione autoritaria del regime sovietico, osservava che l’apparato economico delle Società dell’Europa occidentale e centrale, unitamente alla dipendenza dalle relazioni economiche internazionali, richiedeva che il sovvertimento si compisse nei modi di una trasformazione graduale e in una forma democratica di governo. L’attenzione non era più rivolta a una sola classe, ma ad una “classe lavoratrice” composta da diversi ceti professionali e di mestiere. Sicché, per Bauer la democrazia era il terreno di lotta proprio della classe lavoratrice che poteva ricorrere alla violenza soltanto nell’eventualità di una controrivoluzione borghese tendente a ledere i principi della costituzione repubblicana.
Ecco tracciato, sia pure per sommi capi, il contesto in cui si generò “L’Umanesimo marxista”, pubblicato a Milano nel 1988 (ultima edizione 1999) a cura della casa editrice Baldini & Castoldi con una nota introduttiva di Gian Piero Orsello, il quale vi traccia le tappe salienti della vita e dell’impegno politico di Giuseppe Saragat. È un testo fondamentale che si fonda sulla comprensione del dolore sociale e che con chiarezza evidenzia la formazione marxista di Giuseppe Saragat insieme alla visione del fascismo quale espressione di una borghesia che rinuncia alle forme democratiche di governo per fermare l’ondata crescente della democrazia e reagire con la violenza al movimento operaio. Potremmo dirlo un umanesimo critico e costruttivo che non cede alle lusinghe di nessuna dittatura, ma analizza l’opera di Marx per liberare l’uomo dai dispotismi già esistenti.
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