L’uomo a ventiquattro zampe di Tom Cox

Buffo come a volte i nomi che ci vengono imposti influenzino in qualche modo il nostro destino. Forse si tratta solamente di coincidenze, ma succede spesso di avere notizia di persone che possiedono una qualche particolarità o addirittura fanno un mestiere che si rispecchia nel loro nome di battesimo o nel cognome. Nel caso dell’autore di questo libro, che non racconta nient’altro che la propria esperienza personale, il nome Tom sembra essergli stato dato di proposito: nei Paesi anglosassoni, la parola “tom” designa il gatto maschio. Poteva, quindi, avere un nome diverso, un uomo la cui principale passione, nella vita, non è il calcio né un altro sport, ma solamente i gatti?
Per la gioia dei gattofili come lui, Tom, in questo suo libro, ci racconta la sua vita e quella dei gatti che l’hanno attraversata. Una vita fatta di continui traslochi, di un rapporto strettissimo con la moglie Dee che condivide la sua passione, dei mici accolti insieme con mille sforzi per adattarsi alle loro esigenze (non viceversa, sia chiaro), e accompagnata dalla perplessità di chi la guarda dall’esterno, si tratti di amici, parenti, semplici conoscenti o dei genitori che preferirebbero che Tom e Dee accantonassero gatti e continui cambi d’indirizzo per regalare loro un bel nipotino.
A dire la verità, il principale pregiudizio contro il quale Tom si è dovuto scontrare è quello secondo il quale la sua smisurata passione per i felini non sarebbe “adeguata” ad un maschio, giovane, eterosessuale e senza problemi psicologici di alcun tipo. Nell’immaginario collettivo, sono le vecchie zitelle che riversano sui gatti l’amore che oramai non possono più dare a nessuno. Niente di più sbagliato, e Tom ne è la dimostrazione vivente. Tom non si vergogna di questa sua passione né la nasconde, sopportando qualche sguardo perplesso da parte degli amici del pub o del circolo del golf. L’incontro con Dee, anch’essa appassionata gattofila, sembra scritto nel cielo, e porta con sé non solo un fortissimo legame d’amore, ma anche alcuni legami di affetto felino, primo fra tutti un amore-odio con un complicato gatto nero battezzato “l’Orso”, sua gioia e terrore al tempo stesso.
Bisogna dire che questo libro non aggiunge molto a quelli già esistenti che raccontano di gatti e gattini. Gli esperti in campo felino potrebbero rimanere non poco perplessi davanti a certe riflessioni dell’autore, ad esempio il suo pensiero circa la castrazione, o i sentimenti che ha provato visitando un’esposizione, ma certamente la maggior parte dei lettori sarà solidale con la sua tristezza davanti alle gabbiette infiocchettate ed ai cappottini stile Paris Hilton pensati per gatti dall’aria triste, che forse preferirebbero una casa normale e due padroni “di basso livello” ma molto più affettuosi. E’ certamente confortante, per gli amanti dei felini, leggere della sensibilità di Tom e Dee nei confronti della specie, e di quante cure e quanti sacrifici facciano per i loro amici miagolanti, ma il tutto potrebbe sembrare addirittura eccessivo a chi non fosse notevolmente sensibile all’argomento. La vita di questa “famiglia con gatti” non offre avvenimenti di particolare rilievo, a parte i continui traslochi, ed i comportamenti dei componenti felini sono indubbiamente graziosi, ma senza picchi di particolare ilarità. Si sorride, ma non si ride a crepapelle come ci si aspetterebbe. In definitiva un libro sincero, ma che interesserà solamente i gattofili più irriducibili.