La Berlino dell’espressionismo
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- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
La parola “espressionismo” fa la sua comparsa a Berlino, nel catalogo della XXII esposizione della Berliner Secession, accompagnandosi alla vita della nascente metropoli in un rapporto di straordinaria simbiosi. E in effetti l’espansione della città, la metamorfosi del suo orizzonte architettonico e spirituale, tracciata nel progetto della cosiddetta “Grande Berlino” (1912-1920), sembra andare di pari passo con la rivolta culturale espressionista, che fra l’altro incide anche parzialmente il successivo momento di fermento artistico e politico, pur inaugurato nella difficilissima congiuntura economica aperta dal primo dopoguerra, ossia il periodo weimariano.
Luogo di memorabili flâneurs come Franz Hessel e Arthur Eloesser, Ludwig Meidner e Jakob van Hoddis, cosa ha fatto di Berlino la città del destino e l’incarnazione della nuova pólis? Il suo mito di magnete artistico e fabbrica di immaginari si rafforza nel corso del ‘900, sfidando i drammi del secolo. L’espressionismo è stato un innesco potentissimo, in grado di attrarre in superficie forze sotterranee e marginali, generatrici di una spinta culturale alternativa, che non casualmente si è manifestata durante il complesso passaggio della società tedesca dall’arretratezza contadina e dalle chiusure sociali e politiche ottocentesche alla modernità, dettata dai ritmi impetuosi dell’espansione capitalistica.
Paolo Chiarini e Antonella Gargano, nella loro dettagliata ricognizione su questa incredibile stagione di arti e saperi, mettono in evidenza la necessità di raccogliere e comprendere le diverse personalità creative e ideologiche dell’espressionismo entro una cornice epocale, un criterio che salva e sviluppa sul piano della metodologia le istanze stesse dell’avanguardia.
«Impulso e caso guidano ogni percorso, e la ragione, questo terribile contrassegno dell’umanità, sta profondamente scossa davanti al brutale spettacolo degli elementi»,
scrive Franz Werfel nella prefazione alle Troiane. Di fronte all’inconoscibilità del reale, mistificazione paradossale e caotica, non si può altro che attingere al puro visionario dei sensi; la Seele, l’anima, cerca di riscattarsi dalla brutale materialità del mondo, calcando le orme della cosmogonia platonica e dei tanti viaggi iniziatici che da essa si sono avviati. È in gioco la possibilità di recuperare un’unione emotiva e conoscitiva dal corpo smembrato della realtà, cui si sposano perfettamente l’immagine di Iside alla ricerca di Osiride e le suggestioni del dionisismo, miti che s’incontrano non a caso anche nell’elaborazione di altre avanguardie. E ancora, tema del labirinto e figurazione dell’ortogonalità geometrica, dello smarrimento e del convergere lineare di spazio e tempo, dell’attualità puntuale e insieme fluida e sempre irrisolta della creazione, «dove l’orologio dell’arte non va né avanti né indietro», secondo le parole di Else Lasker-Schüler, che colgono appieno sul volto della metropoli la dualità mitica contrastante di Proteo e Medusa (La definizione della Lasker-Schüler è stata ripresa quale titolo di una conferenza tenuta da Eberhard Lämmert nell’ambito del convegno londinese del 1987, Berlin - Literary Images of a City. Sull’opposizione complementare di Proteo e Medusa è incentrata l’efficace trattazione di Franco Buono, Stemma di Berlino. Poesia tedesca della metropoli).
Città-démone, fuggita e amata nei versi di Walter Rheiner e Georg Heym, città abitata da un genio evanescente e sconvolto che in tanti hanno creduto di ascoltare tra i suoi cortili e le sue piazze, ombra di un interlocutore socratico in cui Walter Benjamin vedeva l’“omino con la gobba”, il protagonista dispettoso e irriverente delle filastrocche popolari.
Ma se tutte le espressioni artistiche spingono a ridisegnare lo scenario della metropoli, è il teatro a concentrare su di sé il più profondo rinnovamento delle coscienze in senso progressista e cosmopolita, esprimendo una virtù civica che volutamente aspira ai fondamenti morali del teatro greco antico:
«dopo il 1918 […] il teatro a Berlino trovò un significato nuovo, di respiro cosmopolita. Cosmopolita, inteso non in senso rappresentativo, ma nel senso del progresso, di ciò che è divenire, che è stimolante.» (H. Jhering, Beispiel Berlin)
Il saggio “La Berlino dell’espressionismo”, pubblicato da Editori Riuniti, è arricchito da un ampio apparato fotografico che contribuisce a indirizzare l’attenzione del lettore proprio alla qualità visiva assolutamente peculiare e fuori dai canoni da cui origina questo movimento artistico. Il risultato è un’analisi accurata utilissima allo studioso italiano che intende avvicinarsi a queste tematiche, dove è possibile sia cogliere i punti focali da cui si ricava una nitida fotografia di gruppo dell’avanguardia espressionista sia osservare all’ingrandimento la gestualità fissata in ogni nodo creativo.
- La Berlino dell’espressionismo
- A cura di Paolo Chiarini e Antonella Gargano
- Editori Riuniti - Roma
- 1997
Fritz Perls a Berlino 1893-1933. Espressionismo, psicoanalisi, ebraismo
Amazon.it: 42,00 €
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