La Fantarca di Giuseppe Berto

“In quel pomeriggio del 16 settembre , mercoledì, in cui la nostra styoria comincia, la Speranza N. 5, ridipinta come si disse a nuovo, giaceva bellamente sparapanzata sull’alto dello scivolo di un lancio dell’astroporto di Vibo Valentia - sapete: in provincia di Catanzaro - e a guardarla faceva venire in mente, più che altro, l’Arca di Noè. In effetti vi stava salendo una lunga processsione di esseri viventi dove le bestie erano molto più numerose degli umani e, se si eccettuano le bestie feroci, vi erano rappresentate un po’ tutte, almeno quelle che vivono nel clima mediterraneo”.

La Speranza N. 5 è una vecchia astronave che nel 2160 avrebbe compiuto il suo ultimo viaggio sul pianeta Saturno, partendo dalla terra, proprio dal più profondo Sud. La questione del Mezzogiorno era così irrisolvibile e ingarbugliata che la classe dirigenziale rigorosamente del Nord decise che tutti i terroni avrebbero potuto riprodursi senza pericolo su Saturno, un pianeta molto grande. Inoltre, poiché il Sole era molto distante e il pianeta perennemente ricoperto dalla nebbia non avrebbero potuto diventare pigri.

“La Fantarca” (BUR, Rizzoli, 2014), scritto da Giuseppe Berto nel 1965, è la storia dell’ultimo contingente che dalla Terra parte per Saturno a bordo della navicella spaziale Speranza N. 5, comandata dal capitano Don Ciccio Torchiaro.

“Un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo e nelle piccolezze grottesche e amare dell’umanità, una favola sorprendente che, dietro al tono scanzonato e sorridente, mette in ridicolo le assurdità che la miope superbia dell’uomo è in grado di generare: oggi come cinquant’anni fa”.

Questa è l’unica incursione di un grande scrittore come Giuseppe Berto nella fantascienza o, meglio, nel genere distopico e dimostra la sua enorme cultura e la sua bravura stilistica. “La Fantarca” può essere tranquillamente affiancato ai grandi romanzi del genere fantascientifico, in cui il romanzo prevede viaggi interstellari e uso di tecnologie avanzatissime, e dove la fantapolitica rappresenta il tema principale. George Orwell, Aldous Huxley, Ray Bradbury, Philippe K. Dick, non per caso tutti appartenenti alla letteratura anglo-sassone, sono presenti con la loro fantasia e ironia in questo piccolo capolavoro anche se il vero protagonista qui è il Mezzogiorno d’Italia, metafora di tutte le terre martoriate, dimenticate e soprattutto povere.

Giuseppe Berto, scrittore nato a Mogliano Veneto, ma che visse a Capo Vaticano in Calabria, dimostra in questo suo romanzo breve di conoscere a fondo l’animo dei meridionali e di amare profondamente il Sud d’Italia. Di Berto, che a suo tempo avevamo letto romanzi come “Il cielo rosso”, “Il male oscuro”, “Il brigante”, adesso per caso ci siamo scontrati con questa edizione di “La Fantarca”, con prefazione di Giuseppe Lupo, e ne siamo rimasti folgorati.
E dopo un giro intorno alla terra in uno scorrere narrativo senza tempo e senza spazio la Speranza N. 5 si sfascia poco lontana dal punto dove era partita riportando sulla terra la gente imbarcata che scendendo gridava

“Il mare! Il mare! Quant ’è bello il mare!”.