La Marie del porto
- Autore: Georges Simenon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
“La Marie del porto” (Adelphi, 1992, titolo originale La Marie du port, traduzione di Gabriella Luzzani) fu redatto dal belga Georges Simenon (Liegi, 1903 - Losanna, 1989) nell’ottobre 1937 a Port-en-Bessin-Huppain (nel Calvados) e pubblicato in volume da Gallimard nel 1938.
Dal 15 gennaio al 6 febbraio 1938 il romanzo (la cui edizione italiana venne realizzata da Mondadori nel 1949 nella traduzione dal francese di Giorgio Monicelli) uscì in 23 puntate sul quotidiano Le Jour.
Nel 1938 Simenon scriveva a Gide:
“È il solo romanzo che sia riuscito a scrivere con un tono completamente oggettivo”
descrivendo quello che considerava uno dei suoi libri migliori, la cui trama, la storia di Marie, “un’Acqua cheta” che aveva in mente un preciso obiettivo, era perfetta per una riduzione cinematografica. Infatti dal testo nel 1949 fu tratto il film La vergine scaltra, per la regia di Marcel Carné che ne scrisse anche la sceneggiatura con la collaborazione di Louis Chavance e i dialoghi di Georges Ribemont-Dessaignes e Jacques Prévert e che ebbe tra i suoi protagonisti Jean Gabin, Nicole Courcel e Blanchette Brunoy.
Lo scenario ideale di una vicenda dai toni tipicamente “simenoniani” è il piccolo porto di Port-en-Bessin, villaggio di pescatori vicino a Cherbourg, comune francese situato nella bassa Normandia, il cui mutevole cielo è stato più volte ritratto dal pittore pre-impressionista Jean-François Millet. Era martedì e la mattina erano rientrati i cinque o sei pescherecci che tutta la settimana pescavano lungo la costa inglese. Ottobre affrettava il calare del giorno, e le maree delle quadrature, tipiche del mese, arrivavano appena a lambire la base delle scogliere. Non pioveva, soffiava solo un leggero vento da nord-ovest e il cielo era di un grigio uniforme. Si udivano cozzare le palle da biliardo al Caffè della Marina e la luce gialla della tenda esterna faceva pregustare il caffè corretto con il Calvados.
In una mattinata autunnale grigia come una pietra da taglio, si stagliava nitido il corteo che seguiva il feretro di Jules Le Flem, pescatore di Port-en-Bessin. Tutti avevano notato, dietro alla bara, accanto alla figuretta della figlia quasi diciottenne del defunto, Marie, che teneva per mano uno dei fratelli, la figlia primogenita del pescatore, Odile, arrivata quella mattina da Cherbourg, “dove faceva la vita”.
I paesani avevano anche notato che Odile non era giunta al villaggio in corriera, ma in macchina, assieme a un uomo che era sicuramente il suo amante. Il forestiero seguiva il corteo funebre sulla soglia del Caffè della Marina, col cappello in mano, colpito dall’aspetto di Marie, la quale con il suo tailleurino nero che si era fatta confezionare due anni prima per la morte della madre, dimostrava a malapena quindici anni. Chatelard aveva guardato Marie per la prima volta e il suo aspetto insignificante, dimostrazione del fatto che la ragazza
“non si curava degli altri e meno ancora di compiacerli”
gli era entrato nella sua parte più profonda. Chatelard, un uomo da modi spicci, proprietario a Chebourg di un celebre Caffè che portava il suo nome, abituato a comandare e a farsi valere, ancora non si era reso conto che la sua vita, il suo modo di essere e di ragionare erano già cambiati per sempre. Tutto ciò a causa di “un’Acqua cheta”, appena formata,
“quasi piatta di seno e con i fianchi lunghi e il ventre bombato, i capelli dritti e sempre spettinati”.
Era stato anche per questo motivo che il giorno stesso del funerale di un pescatore sfortunato, una brava persona che si era mangiato tutto quello che aveva per curare la moglie, rimasta invalida per cinque anni, Chatelard seguendo l’impulso del momento, aveva comprato a un’asta un motopeschereccio, la “Jeanne”. Quell’acquisto gli avrebbe consentito non solo di tornare spesso a Port-en-Bessin, ma soprattutto di frequentare il Caffè della Marina, dove d’ora in poi avrebbe lavorato la Marie del porto. Il destino si era compiuto.
“Lei portava un vestito nero, un grembiule bianco e, attorno al collo, un collettino bianco”.
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