La bambola di Kafka
- Autore: Alessandra Scarino
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Spesso abbiamo udito o pronunciato l’aggettivo "kafkiano" per indicare una situazione assurda, inverosimile, paradossale, in cui ci siamo sentiti intrappolati o vittime, oppure abbiamo intuito in un lampo e con tremore l’abisso e il mistero della vita. Franz Kafka è infatti lo scrittore europeo che si addentra nei meandri suddetti. Egli, forse più di ogni altro, ha scandagliato il non senso, la solitudine dell’individuo di fronte al destino, di fronte a Dio e in mezzo alla consorteria sociale, gerarchica e opprimente. Il grande praghese attenua i suoi incubi con l’ingrediente dell’ironia, con trame fantastiche e allucinanti nelle quali il lettore, dopo essersi calato nei lato oscuro del vivere, esce con un sentimento catartico, quasi lavato, ripulito da oppressione e da sensi di colpa. La contemporaneità di Kafka con il pensiero psicoanalitico freudiano rende emblematico il suo rapporto con il padre, figura autoritaria che martoriò la sua psiche e rese tangibile e veritiero il complesso edipico.
Il romanzo di Alessandra Scarino La bambola di Kafka (Libertà Edizioni, 2020, p. 120), triestina impregnata di cultura mitteleuropea, scrittrice, critico letterario e critico d’arte, contiene tutti gli elementi elencati sopra, e anche tanto, tanto di più. L’autrice penetra nel mondo segreto dell’occulto, lì quando racconta l’incontro di kafka con Rudolf Steiner, padre dell’antroposofia. Secondo questa scuola iniziatica, ogni vissuto è conservato in un’altra dimensione chiamata “astrale”, dunque la memoria è infinita, mai perduta. Lì tutto acquista senso e importanza, tutto è correlato, unito da fili segreti. Proprio per ciò, Kafka può esplorare, nei suoi sogni, negli incubi e nelle fiabe il "giardino degli Immortali dove il tempo si ferma e l’aria sempre chiara e leggera". Se nell’incontro con Rilke lo scrittore non riesce a condividere la ricerca di eternità del poeta e resta cinico sulla possibilità di quel giardino, nell’inventare fiabe per una bambina egli invece vi crede e ciò costituisce il senso di questo libro, il suo incanto, la sua verità.
Scarino si insinua nell’ultimissima parte della vita del grande scrittore del fantastico ed elabora un episodio realmente accadutogli, quando a Berlino, al parco, ascolta piangere una bambina che ha perduto la propria bambola. Quel pianto accorato lo tocca fin nel profondo. Egli risponde prontamente al dolore innocente. La tematica ricorda la poesia di Montale, inconsolabile di fronte al pallone perduto da un altro bambino in un altro tempo (vedi Felicità raggiunta, si cammina, lirica contenuta nella silloge Ossi di seppia). Se Montale resta lui stesso ferito dall’imperscrutabilità del dolore, Kafka, l’inventore di incubi e dolori infiniti, considerato un pessimista, invece sa porre rimedio con una potente immaginazione. Afferra la piccola Helena con la fantasia, subito le racconta che la bambola è partita in Cina non per disamore verso di lei, ma in quanto deve sposarsi in Cina con un principe. Il giocattolo promette che scriverà ogni giorno una lettera, da consegnare a Kafka che la leggerà proprio lì al parco, ogni sera nell’ora del tramonto. Per un mese. E quante meraviglie verranno descritte in quelle pagine meravigliose, dove il mondo è Sommo Bene e tutto vive, la natura animata ricorda la concezione degli ilozoisti presocratici. Infine Helena riceverà in dono una nuova bambola vestita con sontuosi abiti cuciti da Dora, la dolce compagna di Franz.
In questa parte fiabesca Kafka ritrova la felicità perduta vivendo, da ammalato di tisi, oppresso da un lavoro ingrato alle Assicurazioni, a lungo privo d’amore, creatura fragile, soggetta ad allucinazioni in cui il Male la fa da padrone. Anche in questo romanzo il dolore ha pagine strazianti, nella “casa dei morti” e in incontri opprimenti, nella rappresentazione della Bestia che divora.
Tutto ricorda e ripropone la visione degli antichi gnostici, per i quali un arconte crudele crea il mondo intriso di Male metafisico. Ma essi credevano in un Dio superiore al di sopra delle vicende terrene, infinitamente buono. Visione dualistica che si ritrova in questo testo bellissimo e conturbante. Ci si chiede continuamente: il Bene sopravanzerà il Male? Come in un racconto noir…
Dopo aver completato la sua missione, far felice una bimba, Kafka morrà. Morrà in estasi tra le braccia della Grande Madre, giunta a prenderlo su una slitta trainata da due cavalli bianchi. La signora assomiglia ed è icona della Dea Bianca di Robert Graves, la prima dea salvatrice che purtroppo abbiamo dimenticato.
Prima dell’esito finale, caduto in trance in biblioteca, lo scrittore deve affrontare il giudizio implacabile di tredici giudici, pronti ad accusarlo di empietà. Alessandra Scarino in una difesa spettacolarmente drammatica racconta la frequentazione giovanile dell’artista dei Chassidim, ebrei itineranti presi dal sacro fuoco per il Dio della gioia e della misericordia. È un Dio cosmico, ed è a questi che Kafka si affida, sull’esempio dei mistici del suo popolo:
"Tutto per loro, qui sulla terra, era una traccia divina, dal filo d’erba e dalla resina di un albero ai miseri strumenti di lavoro del ciabattino o della lavandaia, dell’oste e della cuoca, del panettiere e del sarto. L’estasi splendeva sempre su di loro e quando pregavano percorrevano tutti i mondi creati da Dio".
La scrittrice riunifica il mondo fiabesco a quello religioso, donando la pace tanto agognata in un sogno non peregrino. Infatti nei Diari di Kafka troviamo la stessa fede e ne basta un briciolo:
"C’entra anche un briciolo di fede che, durante il trasferimento, il Signore passi nel corridoio, guardi in faccia il prigioniero e dica: "Costui non richiudetelo più. Ora viene da me"."
Mirabile chiusa del romanzo, nel quale una bambina sorride e uno scrittore moribondo sogna e ottiene l’eternità.
Sotto le spoglie del fantastico, La bambola di Kafka affronta tematiche legate a quelle da sempre poste sul tappeto dalla filosofia morale: vivere è bene o male? Dove andremo dopo la morte, che ne sarà di noi? Risponde secondo la filosofia perenne di tutti i popoli e di tutti i tempi, a cui ci si può accostare con uno studio profondo e appagante.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La bambola di Kafka
Lascia il tuo commento