La bella scrittura
- Autore: Rafael Chirbes
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2016
Venuto a mancare più di un anno fa, Rafael Chirbes con il suo romanzo “Sulla sponda” è stato, insieme a Javier Marias, uno degli autori spagnoli più amati dai lettori italiani. Scrittore valenciano, orfano di padre, appena sedicenne si trasferisce a Madrid per studiare Storia Moderna e Contemporanea; ha vissuto a lungo in Marocco, a Parigi e a Barcellona, dedicandosi alla critica letteraria, senza trascurare alcune tra le sue attività giornalistiche, come le recensioni gastronomiche. Un autore che delinea con infinita bravura la famiglia, l’amore, il declino della nostra civiltà, il passato della storia tra speranze ed opportunismi, le macerie degli ideali e le paure sociali. Ana, la voce narrante de “La bella scrittura”, è ormai anziana ed inizia a scrivere lettere al suo unico figlio ricordando la sua intera vita e gli anni trascorsi nella sua casa, la casa che non vuole lasciare e che il figlio è intenzionato a vendere per realizzare un progetto per la sua nuova famiglia. Ana tra quelle mura ha pianto, gioito, sofferto, ha vissuto la guerra, la disperazione, e il suo ultimo desiderio è di voler morire lì, tra quelle stanze che hanno saputo racchiudere la sua storia, celare le sue ombre e custodire le sue ferite.
“L’idea di quella sofferenza inutile mi è entrata dentro nel momento in cui tu e tua moglie avete chiuso la porta d’ingresso e ho sentito il motore dell’auto che si metteva in moto. E non è che voglia negare che avete ragione. In fin dei conti, cosa ci faccio io qui, da sola, in questa casa piena di perdite con le stanze che apro solo per pulirle, e popolata di ricordi che mi perseguitano ( secondo voi), anche se so che mi danno anche un’identità”.
Una storia breve e dolorosa è quella che la protagonista racconta, i suoi ricordi antichi che esercitano il loro potere perché non li vedi ma li senti ancora; le persone che hanno abitato la sua casa, i suoceri, il marito e il cognato Antonio, con i suoi anni di prigionia nelle carceri falangiste.
“si tratta di nomi che non ti dicono nulla, che hai avuto occasione di sentire solo di tanto in tanto. Furono la mia vita. Gente che ho amato. Ognuna di queste assenze mi ha colmato di sofferenza e mi ha tolto la voglia di vivere”.
Anni difficili di una vita sospesa tra amori e tensioni, mentre fuori imperava la guerra civile e gli anni della dittatura franchista. Una vita trascorsa tra lacrime, morsi della fame, fatiche, bombardamenti, silenzi, è stata l’esistenza di Ana che, con mano leggera sui fogli di carta ed il cuore a pezzi, sente il dovere di raccontare tutto al figlio. La sua scrittura è amara ed imperfetta perché sa bene che le parole dolci della bella scrittura altro non sono che la maschera della menzogna.
Il suo è il racconto di un dramma personale vissuto in una famiglia dove regnavano egoismi e ingratitudini, ferite ancora aperte nel suo animo, come forte e profondo è il dolore alla sola idea di dover lasciare la sua casa. Un romanzo che prende corpo con le parole, un racconto che diviene così vivo da sentirlo nostro, sulla nostra pelle. La vita interiore di una madre che coincide con gli anni bui e neri della Spagna, capitoli di poche pagine, a volte anche solo una, pieni di emozioni che sorprendono e coinvolgono il lettore. “La bella scrittura” è la storia dolorosa di una donna degli anni trenta che ha sofferto in silenzio, ha sopportato la mancanza di futuro, e con infinita pazienza si è rassegnata al suo destino.
La bella scrittura
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