La cameriera di Nita Prose

Molly, protagonista de La cameriera (La nave di Teseo, 2022, trad. L. Vighi), ha venticinque anni, un caschetto di capelli neri ordinatamente divisi al centro, fa la cameriera ai piani al Regency Grand Hotel, un lussuoso albergo dalla maestosa scalinata, dai ricchi arredi, dalle porte girevoli come nel più classico degli scenari dei film ambientati negli alberghi stellati. È una ragazza ordinata, metodica, quasi maniacale nei suoi ritmi di vita, che ha preso molto sul serio il suo incarico: la sua divisa, pulita e incellofanata, camicia bianca e gonna nera, l’aspetta inamidata ogni mattina nel suo armadietto, insieme al carrello che contiene lenzuola, asciugamani, prodotti per la pulizia e l’igiene. La ragazza, mal vista dai suoi colleghi, è protetta dal portiere gallonato, a cui l’aveva raccomandata sua nonna, morta da poco, con cui Molly viveva in simbiosi, essendo da sempre il suo unico affetto.

Ma una mattina nel pulire la suite occupata dal magnate Mr. Charles Black, cliente abituale dell’albergo, e dalla sua giovane e frivola moglie, la seconda, Giselle, con la quale Molly aveva stabilito un’insolita consuetudine di chiacchiere, trova l’uomo morto nel suo letto. Mentre all’inizio sembra morte naturale, la polizia scopre che l’uomo è morto soffocato da un cuscino che manca sulla scena del crimine. La cameriera, che parla in modo stravagante, che si esprime con un linguaggio insolito, che coltiva rapporti con colleghi di lavoro, un barista, un cuoco, da cui lei non si è accorta di essere manipolata, viene fermata da una severa detective e accusata di omicidio: le sue incongrue dichiarazioni, la sua ingenua presenza troppo vicina alla neo-vedova Giselle, la sua esistenza solitaria, priva di relazioni e affetti, ne fanno la colpevole ideale di un delitto che resta alquanto misterioso.

La storia ben presto diviene un vero thriller, alla ricerca, da parte dei lettori, del vero colpevole di un delitto di cui “Molly Maid” sembrerebbe incapace. Ci saranno molte sorprese, imprevisti colpi di scena, la comparsa di nuovi personaggi in questa storia così ben costruita. Il personaggio di Molly è davvero affascinante: immagino il lavoro certosino della traduttrice, Licia Vighi, per rendere in italiano il linguaggio desueto, i valori del tutto personali che la cameriera sembra impersonare.

Derubata dall’unico uomo di cui si era innamorata, privata della presenza rasserenante della nonna, Molly ha come unico scopo e come realizzazione della propria vita il lavoro, in un ambiente lussuoso che lei rende asettico con la sua mania ossessiva per la pulizia e l’ordine. Una storia esemplare, di forte valenza simbolica, quella che Nita Prose ha saputo raccontare ne La cameriera , creando un personaggio insolito, ottimamente tratteggiato, la cui fedeltà al proprio lavoro, in cui crede fermamente, offre un esempio di come si possa occupare una posizione considerata poco appetibile nella scala sociale, ricoprendola di dignità: “Quando credi in te stessa, nulla può fermarti”. E Molly uscirà vincitrice da questa sfida che la vita le ha proposto.