La civiltà in bagno
- Autore: Lawrence Wright
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
“La civiltà in bagno. Dall’antichità ai giorni nostri”, più esattamente fino al primo Novecento, per espressa scelta dell’autore. Torna il volume di Lawrence Wright, da anni introvabile; lo ha riproposto a fine estate la casa editrice bolognese Odoya (pp. 320, euro 17,00). Non è altro (e non è poco) che la storia del bagno nei secoli, per testi e immagini. A scanso di equivoci, non si pensi al semplice tuffo ristoratore: il bagno è inteso nel libro tanto come pratica igienica che come luogo di decenza, con i rispettivi annessi e connessi (vasche, lavandini, vasi, bidet… per limitarsi ad esempi minimi). Dall’acqua al water insomma.
E si scopre che mentre lavare il corpo è costume antichissimo (salvo qualche reticenza di origine religiosa, di cui diremo avanti) la diffusione del WC è roba solo di qualche decennio fa. Strano, ma vero.
La prima comparsa in Italia di questo libro ci riporta al 1961, dopo l’uscita in Inghilterra nel 1960. Lawrence Wright, pittore e architetto nato a Bristol nel 1906 e morto nel 1983, diceva di avere preso contatto per caso con l’argomento, non essendo “un idraulico, né uno storico sociale”, ritrovandosi folgorato all’istante dall’affascinante storia del bagno e del water. Galeotto fu l’incarico di curare un “allestimento speciale” sull’evoluzione delle stanze da bagno e dell’igiene personale nel corso dei secoli, nell’ambito della Mostra dell’Edilizia presso l’Olympia Exhibition Hall di Londra. Dal titolo del segmento espositivo, Clean and decent (pulizia e decenza), derivò quello che campeggiò sulla copertina della prima edizione britannica del volume che l’architetto Lawrence Wright ritenne di ricavarne, convinto che
“la storia dei popoli si apprende meglio dalle loro stanze da bagno che dai campi di battaglia”.
Un saggio brillante, illustrato da fitte immagini e stampe d’epoca (riprese in toto nell’edizione Odoya),
Nei secoli, il bagno ha cambiato col tempo significati e modalità. Se oggi è privato e confortevole, nella Grecia antica era veloce, freddo, energetico: completava la ginnastica. Poco dopo, a Roma, si prese a considerarlo invece un momento pubblico di ristoro fisico e di benessere. Tanto per i Greci che tra i Romani serviva solo incidentalmente alla pulizia, legandosi principalmente alla salute individuale e collettiva. Invece nei monasteri medievali venne concepito come mera esigenza igienica, da esercitare alla svelta, a volte veniva imposto gelato, come penitenza. In alcune epoche e presso alcune culture, il bagno è stato elevato a rito spirituale. In Europa decadde, tra 1700 e 1800, considerato al più una terapia medica, cui sottoporre solo i pazienti. Ma con la diffusione dell’acqua calda corrente agli scopi ordinari di igiene sì è finalmente associato un concetto di piacere finalmente incolpevole.
Si accennava infatti al rapporto tra le religioni e il bagno. È un pregiudizio diffuso che la Chiesa lo abbia lungamente condannato, come pratica lasciva. Lawrence Wright cita testimonianze a favore e contro questa tesi. Perseguitata perché cristiana, Sant’Agnese morì a tredici anni, vergine, martire ed anche mai “contaminata” da acqua e sapone. Nel IV secolo una pellegrina in Terrasanta vantava di non lavare la faccia da diciotto anni per paura di cancellare il crisma del battesimo. San Gerolamo sgridava i seguaci per la troppa pulizia. Qualche santo aborriva i bagni pubblici come focolai del vizio, ma papa Gregorio Magno, consentiva il bagno domenicale e raccomandava di lavarsi, sia pure in fretta, senza perdere tempo.
Resta a metà strada Francesco d’Assisi, che decantava nostra sora Acqua, tanto utile et umile et preziosa et casta e tuttavia comprendeva la sporcizia tra le insegne della santità.
Attenzione particolare è riservata ai gabinetti di decenza e quanto collegato, dalle latrine e vespasiani agli eleganti “sanitari” che si ammirano nelle nostre residenze in Occidente. Comodità moderne, scienza idraulica avanzata, per quanto fin sotto le dune di Skara Brae, nelle isole Orkney, siano state rinvenute capanne neolitiche con rudimentali scarichi sottostanti. Toilette primitive?
A bene vedere si tratterebbe di un’abitudine igienica a lungo trascurata successivamente nel mondo anglosassone, visto che presso il popolo britannico solo dopo una buona metà del 1800 ha cominciato a diffondersi la costruzione nelle case di un camerino per le pratiche di decenza e d’igiene, con tubi collegati alle fogne. Fino ad allora si ricorreva a secchi e contenitori che andavano necessariamente portati in giro prima di smaltire il maleodorante contenuto. Qualcuno preferiva molto semplicemente ed antigienicamente scaricarlo in strada dalle finestre, alla cieca. E questo accadeva ancora in epoca Vittoriana, nella civilissima Gran Bretagna imperiale.
La vittoria, sottolinea Lawrence Wright, si ebbe solo nel 1870, l’annus mirabilis del gabinetto in Inghilterra. Si deve soprattutto all’ingegnere idraulico George Jennings, un vero Vespasiano del XIX secolo,
“l’attuale abbondanza di quelle comodità che la natura impone e ogni uomo civile, ogni mente riflessiva approva. Nulla può dare più soddisfazione di un buon impianto di water-closet, convenientemente collegato a una fogna ben ventilata”.
Parole sante.
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