La classe di Francois Begaudeau

Ecco un ennesimo libro sulla scuola, questo si potrebbe dire dell’opera "La classe" di Francois Begaudeau, da cui è stato tratto un film premiato a Cannes e, aggiungerei, ancora una volta il ritratto di una società multietnica nella quale dobbiamo vivere e confrontarci.
Un’opera insopportabile a prima vista. E invece no, è un libro riuscito che forse non resterà nella storia della letteratura francese, ma è un ritratto efficace della scuola del XXI secolo.

È la storia vera di un insegnante e della sua classe di liceali di una banlieu parigina. Questo termine già ci dice che non si tratta di una scuola modello, ma i ragazzi che la frequentano dimostrano una sensibilità non comune.
A sua volta Francois è un insegnante imperfetto, però è sinceramente interessato ai suoi allievi, i quali, nonostante la strafottenza, capiscono le qualità pedagogiche del loro professore e lo rispettano.
La trama è semplice, i dialoghi sono brillanti e tratti da un registro parlato che Begaudeau raffina nello scritto e addirittura hanno il ritmo di un rap.
Non c’è un intreccio vero e proprio, è la registrazione di un anno scolastico secondo i suoi schemi rituali.

Ben delineate sono le figure dei colleghi e del preside, i loro tic e manie. La scuola , secondo l’autore, potrebbe funzionare meglio senza tante pastoie burocratiche.
Il narratore compare qua e là, ma non sovrappone mai la propria voce ai personaggi. Gli allievi sono molti e diversi tra loro, però tutti hanno un potenziale che solo un insegnante che ama il proprio lavoro può cogliere.
Non c’è buonismo perchè le incomprensioni dovute alle differenze culturali rendono difficile il lavoro e gli scontri sono violenti. La scuola ha il compito di far incontrare le persone e di appianare le divergenze nell’ottica di un mondo più aperto.
In conclusione un libro per chi ama la scuola.