La conseguenza dell’amore di Sulaiman Addonia

L’amore vero non è mai gratuito, neanche quando nasce in ambienti e momenti storici che sembrano non frapporre alcun ostacolo ai rapporti fra uomo e donna. L’amore vero sconvolge l’esistenza di chi ne è colpito, manda all’aria i suoi piani, i suoi progetti, a volte le sue relazioni di amicizia o parentela, e perfino un altro amore che esisteva in precedenza al suo posto. In un ambiente restrittivo e disseminato di ostacoli, l’amore vero, soprattutto se unito alla disperazione, può mettere in gravissimo pericolo, rappresentare la salvezza o la rovina di chi ne è coinvolto.

“La conseguenza dell’amore” di Sulaiman Addonia ci porta a Jeddah, in Arabia Saudita, sulla scia di Naser, immigrato dall’Eritrea. Lasciata la casa dello zio, fervente musulmano per il quale la sorella, ragazza madre, è un’infedele che i figli dovrebbero dimenticare, Naser si trova a cavarsela da solo, e presto perde anche il fratello, che lo zio, trasferendosi senza lasciare recapito, porta via con sé. Naser non ha più altro che alcuni amici, e desidera disperatamente il calore che potrebbe dargli una donna innamorata. Ma le donne, a Jeddah, sono chiuse in casa o nascoste completamente sotto i neri abaya, e non possono avvicinare gli uomini. Malgrado la sua disperazione di immigrato non abituato a quello strano mondo, Naser si rifiuta di cedere all’abbrutimento nel quale sono caduti quasi tutti gli altri uomini, i quali, nell’attesa del matrimonio, un “pacco a sorpresa” che potrebbe riservare loro qualunque cosa, alla ricerca di sfogo sessuale, ma anche di un poco di calore umano, hanno rapporti fra di loro. Un giorno, però, un lungo abaya nero passa accanto a Naser e gli getta furtivamente un biglietto: è una donna che gli scrive di amarlo e gli chiede se è disposto ad accettare il suo amore. All’inizio Naser è diffidente: potrebbe trattarsi di una donna vecchia e brutta, o addirittura di un membro della polizia religiosa. Tanto, però, è il suo bisogno di amore, tenerezza e fisicità, che, quasi senza accorgersene, Naser viene trascinato in questa storia con una donna che lui soprannomina Fiore, senza sapere il suo vero nome. All’inizio è solo uno scambio di lettere, ma presto i due giovani desiderano di più: complice un datore di lavoro di Naser, riescono ad incontrarsi dapprima all’esterno, in una località lontana dalla città e frequentata da stranieri, poi a casa di lei, nella sua stanza. L’amore nato come bisogno di contatto si cementa dapprima con l’attrazione fisica, poi con la condivisione del dolore: anche Fiore è figlia di stranieri e sa com’era la sua vita prima che suo padre cominciasse a seguire alla lettera i precetti dell’imam. Ma il loro legame tenero e forte che cresce giorno per giorno è “haram”, peccato, e non può rimanere per troppo tempo celato agli estremisti ed agli invidiosi, anche se essi stessi molto più peccatori e ipocriti di Naser e Fiore...

L’autore del libro è egli stesso di origine eritrea e ha vissuto a Jeddah, scrive quindi una storia di fantasia sulla base di elementi reali, vissuti sulla propria pelle. A tratti stupisce che un uomo possa entrare con tanta delicatezza in una storia d’amore, formulando per la donna amata parole tanto sincere, sognanti, sensuali, appassionate, e descrivendo le deviazioni degli uomini con crudezza ma senza entrare in inutili e morbosi particolari. Alla stasi delle prime pagine, che ben descrive la vita di Naser, si sostituisce il coinvolgimento della storia fra lui e Fiore, che ben difficilmente vi permetterà di posare il libro.