La donna di Villamare di Giuseppe Baiocco

Suggestioni moraviane ed echi della letteratura novecentesca caratterizzano il romanzo d’esordio di Giuseppe Baiocco. Diversi i temi che rimandano alla narrativa di Moravia: caratteri femminili dotati di spiccata carnalità, un uomo maturo che si innamora di una donna più giovane, il voyeurismo, il menage a trois sullo sfondo di una località balneare (come nel romanzo “1934”). A differenza dello scrittore romano, però, Baiocco contiene la carica sensuale dei suoi personaggi, la ammansisce quasi, sì che ne viene fuori un quadro più delicato, che lascia ampio spazio all’immaginazione del lettore. Ho parlato di echi della letteratura novecentesca; con ciò voglio dire che l’autore sembra poco interessato all’azione, ma molto attento, invece, a sondare la dinamica psicologica dei personaggi. Negli ultimi anni assistiamo al fiorire della letteratura d’azione, che sacrifica l’approfondimento della psiche in nome del principio per cui “qualcosa deve pur accadere”.
Ne La donna di Villamare, invece, quasi tutto avviene nell’animo dei protagonisti, che, all’esito della vicenda, risulteranno profondamente cambiati. Opera intimista, dunque, che alterna momenti reali ad altri onirici, in un continuo profondo scrutare degli animi e delle menti.

Antonio è un medico giunto alle soglie della maturità, che sta affrontando un momento particolarmente delicato della propria esistenza. Separatosi dalla moglie Francesca, decide di concedersi una breve vacanza a Montolmo, una località della riviera adriatica, presso l’Albergo Villamare, dove spesso si era recato in villeggiatura con lei. Sebbene il luogo, così carico di ricordi, abbia l’effetto di riaprire la ferita del divorzio, ancora non rimarginata, ha altresì una capacità taumaturgica, che si manifesta sull’onda dei ricordi. A Montolmo, infatti, Antonio ha trascorso le estati più spensierate, quelle della serena fanciullezza, turbate soltanto dalla consapevolezza della inevitabile fine dell’età più verde. E ancora l’Albergo Villamare sarà lo scenario di una terza età del corpo e dello spirito, a seguito dell’incontro con un’altra donna.

Giuseppe Baiocco usa grande accortezza nel delineare la psicologia dei personaggi, specie di quelli femminili. Tre sono le donne del romanzo, che si differenziano per il modo di intendere il sentimento dell’amore. Francesca, la moglie del protagonista, è quasi un fantasma che aleggia sulle pagine del romanzo, più evocata che reale; eppure, ha una pienezza fisica e sensuale che la rende viva e presente. La colta Martina, che a tratti appare la trasfigurazione della stessa Francesca (o il suo doppio), ritiene che l’amore sia regolato da norme ferree, sì da poter essere gestito razionalmente, contenuto in principi che, se conosciuti, consentono di governare la chimica dei sentimenti. Noemi, invece, vive la passione con un’attitudine ancora adolescenziale, sebbene non sia più la bambina che Antonio aveva conosciuto durante i precedenti soggiorni estivi.

“La donna di Villamare” è prima di tutto un romanzo d’amore, anzi sull’amore. A mio avviso, però, è specialmente un’opera che approfondisce la tematica del tempo e del senso del suo trascorrere. Inizia con Antonio bambino, che dall’incontro con il pescatore Nicola e con un misterioso clown impara a conoscere il dolore esistenziale, e si conclude con il protagonista maturo, profondamente cambiato da un’ultima, stravagante avventura amorosa. La vicenda si snoda sull’onda dei ricordi, con continui richiami e flashback, che non appaiono mai ridondanti, ma funzionali ad una costruzione del tempo lineare. La linea temporale fluisce come un continuum, dove passato e presente non si pongono in antitesi, ma sono due naturali tappe dell’evoluzione dell’io. In tutto ciò, la spiaggia di Montolmo fa da scenario alla perdita dell’innocenza; anzi, ad un duplice smarrimento seguito da una nuova nascita.

Infine, una breve nota sullo stile. Senza indulgere in inutili orpelli, il linguaggio appare curato e levigato, grazie all’impiego di toni soffusi che amplificano il piacere della lettura.