La febbre del ragno rosso
- Autore: William S. Borroughs
- Categoria: Narrativa Straniera
Descrizione: Allucinato ed onirico, racconta di un pirata che assunta una forte dose di allucinogeni, viene catapultato nel Giardino delle occasioni perdute, dove sono contenuti tutti i morbi dell’uomo.
Con quanta semplicità, è possibile costruirsi un proprio Dio??? Beh, direi tantissima, o quantomeno è questa l’impressione che regala Borroughs in questo suo "La febbre del ragno rosso". L’ambiguità arrivista dell’uomo, secondo l’autore, è la portatrice/matrice di tutte le malattie; l’insaziabile prurito di conquista genera una pandemica trasformazione dell’uomo stesso, in una sorta di fusione con il pianeta sul quale abita. Senza mezzi termini, la storia si dipana fra un punto d’origine, Libertatia, ed un traguardo tutt’altro che roseo.
Inizialmente ho fatto fatica a calarmi nell’atmosfera del Madagascar, così proposta; poi, una volta che la narrazione permea nel messaggio che vuole trasmettere, la lettura si semplifica ampiamente. Un volume che si lascia leggere anche in poche ore, dove le paure ed un’ottica del tutto visionaria sfociano in un tourbillon fantastico fra epidemie e spiegazioni alle stesse. Questo testo risulta decisamente meno conosciuto dell’opera massima di Borroughs, ovvero "Pasto Nudo", ma è comunque non privo di brillantezza e libertà di scrittura che contraddistinguono gli autori esenti da vincoli editoriali. Il gioco delle parti che Borroughs si ritaglia in quest’opera è geniale. A tratti sembra di leggere un saggio sulle origini di malattie del tutto fantasticate dall’autore, che però, a suo dire, ben si confà al suo concetto di grande menzogna... asserendo in seguito, che la bellezza è sempre destinata alla sconfitta.
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