La festa dell’insignificanza
- Autore: Milan Kundera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2013
Dopo anni di silenzio, di attesa, è tornato Milan Kundera con un romanzo anomalo, breve, con digressioni di tipo saggistico, meraviglioso, anche se ho letto delle recensioni tremende. Siamo abituati a romanzi di trecento pagine, un libro breve di centoventinove pagine ci lascia spiazzati, perché tutto è condensato.
Lasciano spiazzati anche i minuetti dei quattro amici protagonisti che camminano nel parco pubblico del Lussemburgo, a Parigi, in una giornata luminosa. Il capitolo si chiama Gli eroi si presentano, mentre in realtà sono dei disgraziati che si fanno troppe domande. Alain si accorge che le ragazze sono tutte con l’ombelico di fuori e si chiede:
"Se un uomo (o una epoca) vede il centro della seduzione femminile nel seno, come descrivere e definire la peculiarità di tale orientamento erotico? Improvvisò una risposta: santificazione della donna; la Vergine Maria che allatta Gesù; il sesso maschile inginocchiato davanti alla nobile missione del sesso femminile.
Ma come definire l’erotismo di un uomo (o di un’epoca) che vede la seduzione femminile concentrata al centro del corpo, nell’ombelico?"
Domande che sembrano sciocche, non da eroi, ma la vita è fatta di curiosità a volte bonaria o a volte crudele.
Le vite di questi quattro amici sono misere o pirotecniche: se pensiamo che uno come D’Ardelo mette al corrente di avere un cancro, ma non spiega che è un errore e continua a lamentarsi della finta malattia, cosa ti puoi aspettare? La tua vita diventa interessante.
Ci sono, poi, le storie di Alain non estranee al dramma: il ricordo di una madre che voleva ammazzarsi in acqua perché non voleva il bambino che aspettava, ma quando un giovane ragazzo si butta per salvarla e muore, salvandola, lei non ha più voglia di uccidersi. La vita è brutale e insignificante.
Non c’è dolore nella scrittura di Kundera, sembra annebbiato dalla mediocrità delle vite che racconta.
Miserabile anche la storia che racconta sullo stalinismo, un periodo atroce di uomini cretini e crudeli.
Tutto è futile, anche le vicende di Stalin e dei suoi colleghi di sterminio, il conformismo della storia, che ha momenti di triste orrore e periodi di ridicola democrazia.
Un Kundera che svela i nostri conformismi, senza salvare niente. Godiamoci la festa dell’insignificanza. Abbiamo perso la Serietà.
Uno scrivere che ricorda rimasugli e paure di un Flaubert del nostro secolo.
La festa dell'insignificanza
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