La gabbia d’oro di Shirin Ebadi

Parì e Shirin sono due ragazze che crescono tra gli anni cinquanta e sessanta a Teheran, in Iran. La loro infanzia scorre serena, in compagnia dei fratelli di Parì: Abbas, il più serio e solido, Javad, ribelle e con la tendenza a mettersi nei guai, ed Alì, il più giovane e riservato. Ma il corso della loro vita verrà ben presto stravolto dalla rivoluzione islamica.

I tre fratelli di Parì prenderanno strade così diverse da allontanarli per sempre, dimentichi dell’amore che li aveva legati durante la loro infanzia. Chiusi nelle loro ideologie, sordi alle ragioni l’uno degli altri, finiranno per trovarsi prigionieri di una “meravigliosa gabbia d’oro”.

Shirin Ebadi, magistrato e premio Nobel per la pace nel 2003, fu spesso presa di mira dal regime islamico per la sua attività professionale e il suo impegno nel denunciare le violenze perpetrate dal governo. Nel 1979, a seguito della rivoluzione, fu, come tutte le donne, costretta ad abbandonare la carica di magistrato. Dopo diversi anni riuscì ad ottenere il diritto di esercitare l’avvocatura e da quel momento si dedicò alla difesa legale degli interessi di tutte le persone che avevano subito ingiustizie da parte del regime.
In questo romanzo tratteggia con accuratezza e sensibilità un drammatico quadro del suo paese durante i delicatissimi anni che segnarono il passaggio dalla monarchia al regime teocratico.
In primo piano, le vicende personali di due famiglie, la sua e quella dell’amica Parì. Vicende che in realtà assurgono a dramma di decine di migliaia di famiglie, dilaniate dal continuo susseguirsi di regimi corrotti, violenza e intolleranza. Famiglie cui non può essere restituito quello che è stato tolto, ma verso cui si ha perlomeno il dovere, citando le parole della stessa Ebadi, di “raccontare la loro storia a tutti, così tragica da accomunare un intero paese”.