La geografia delle piogge
- Autore: Paolo Grugni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Laurana
- Anno di pubblicazione: 2015
Dedicato a Eluana Englaro e alle vite senza vita vera.
Da quando Mauro Casagrande ha compiuto quarant’anni riconosce di essere diventato più brutto, di sentirsi più cattivo e di odiare il prossimo come se stesso. Non è un soggetto facile il protagonista del romanzo di Paolo Grugni, “La geografia delle piogge” (Edizioni Laurana, Milano, 2012, 168 pagine 14,50 euro). Dice di non sopportare i vecchi, perché una volta erano gente, ora sono solo macerie.
Era giornalista, uno conosciuto, ora non lavora più, non ce la fa a scrivere cavolate stando attento a non scontentare qualche politico. Vende su eBay libri usati, che trova sulle bancarelle o riceve dal direttore di una biblioteca (in cambio del 50% del ricavato). Tanti li lasciano a centinaia davanti alla porta dell’ufficio, per disfarsene. Sono libri trovatelli, come i neonati clandestini che venivano “esposti” alla ruota dei monasteri.
Da sei anni Mauro sta con Federica, avvocato in uno dei più avviati studi penalistici. È lei a coinvolgerlo in una vicenda di cronaca nera. Una madre, infanticida confessa, ha ucciso il neonato, handicappato senza speranza. L’ha soffocato appena tornata dalla clinica. Poi, ha chiamato la Polizia.
Sui giornali, Gloria Massari diventa il caso dell’anno, assorbe interamente la cronaca. La stampa di sinistra glissa sul fatto, pur considerandolo grave, parla di ribellione alle costrizioni sociali. Quella di destra lamenta il crollo totale dei valori, travolti dal permissivismo tollerato dalla sinistra. Per la stampa cattolica è un atto di inaudita violenza contro l’umanità, il rifiuto della vita come dono del cielo, l’ecatombe dei diversi.
Gloria è in cella d’isolamento a San Vittore e rifiuta l’assistenza legale, vuole difendersi da sola. La sua, ha detto a Federica, è stata una scelta, di cui assume ogni responsabilità. La diagnosi prenatale aveva individuato la malformazione, ma uno scambio di cartelle cliniche aveva causato l’interruzione della gestazione di un feto sano, mentre quella del piccolo idrocefalo era stata portata avanti.
Ha chiesto il rito abbreviato e vuole che la sua memoria difensiva, da esporre al giudice, venga scritta dal compagno dell’avvocatessa, il grande giornalista.
Qualcun altro chiede il suo aiuto. Il suo stesso padre. C’è una banda di calabresi a Paderno Dugnano, una famiglia pesante, molto pesante, che da anni pretende il pizzo dal bar del fratello. Mille euro al mese. Ora però lo zio non ce la fa più, lo stanno dissanguando. E lo hanno anche picchiato.
Ma in che cazzo di paese viviamo: Mauro non ne può più di questa Italia che galleggia nel Mediterraneo come un annegato.
Eppure, quest’uomo amareggiato, deluso, demotivato, si supera. Poco a poco, porta tutto se stesso oltre l’ostacolo. Contatta un’associazione antiracket, che convince zio Nino a rivolgersi ai Carabinieri. Certo, il capo ’ndrangheta trapiantato in Lombardia, Johnny Vitello, è un uomo duro. Le minacce terrorizzano l’anziano parente, il boss pretende di andare da un notaio: in cambio della rinuncia ai versamenti del pizzo non onorati, si prenderebbe l’intero bar. Canaglia!
Casagrande è indeciso fino all’ultimo se mettere mano all’autodifesa della Massari. Sia lei che lo studio legale insistono. Deve trovare la chiave. Raccoglie esperienze, testimonianze. Contatta altre mamme, che in condizioni analoghe hanno fatto scelte diverse. Quante cose da scrivere, troppo poche le parole per farlo.
Signor giudice, mi sono messa tutti contro, ma ci sono io dalla mia parte, perché il gesto di uccidere mio figlio è stato un atto di coraggio. Il coraggio di evitargli frustrazioni, dolori, disperazioni, umiliazioni per tutta la vita... non penso affatto che mio figlio fosse un mostro, solo uno a cui ho evitato di vivere in un universo di mostri votati alla sopraffazione... per lui non desideravo una vita di scarto, una vita senza sesso, senza un mare, senza un sole, senza una telefonata, senza un amore e un odio, senza un viaggio, un film, un libro... una vita senza tutte queste cose la chiamate ancora vita? Se lo fate è perchè avete le parole per parlare, ma chi non ha nemmeno quelle, come la chiamerebbe?
Si resta senza fiato a leggere l’intervento intero e tutto il libro. Paolo Grugni ha la forza rara di commuovere, provocando.
La geografia delle piogge
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