La grammatica della lingua italiana
- Autore: Marcello Sensini
“La lettera q raddoppia solo nella parola soqquadro.” (Pag. 27)
In libreria, questo libro lo inquadro
Lo leggo leggiadro
Ho provato a scribacchiare con un pessimo risultato una rima baciata con soqquadro.
È la dimostrazione inequivocabile: si può avere tutta la conoscenza del mondo, ma l’arte dello scrivere è un’iperbole nobilissima, vola talmente in alto a sparigliare tutta la grammatica del mondo. Lo stile, la creatività, il talento vive sopra tutte le regole.
Pure questo ci insegna l’ottimo libro di Marcello Sensini, La grammatica della lingua italiana.
L’insegnamento inizia dalla regola classica, invariabile e a volte inaccessibile. Sensini la espone con una capacità d’illustrazione limpida e chiara. Sono doti non facili da trovare in un professore di un’ostica materia come la lingua italiana.
Si blatera tanto: ‘l’inglese fin dall’asilo’, ‘il computer fin dall’utero’ e si raggiunge un duplice scopo: i ragazzi non sanno l’inglese e neppure l’italiano. Si scardina la nostra tradizione letteraria, le nostre origini e la nostra cultura.
Conoscere il congiuntivo è un modo di vestirsi vintage, simpatico, carino, ma per i tanti soloni politici e intellettuali è un vecchio aggeggio ‘’borghese’’ da estirpare nelle camere gas della televisione. Ignorano una storia partita dal latino e tramandato fin a giorni nostri.
Leggere La grammatica della lingua italiana è un gesto eroismo, di audacia, di nobiltà.
Diffondere termini scritti e letti su carta anziché su kindle è un rivendicare un proprio passato, bello o brutto, ma pur sempre la nostra vita.
La mia maestra mi correggeva con un disgustoso cipiglio le mie doppie mancanti; non potevo reggere l’impossibilità di non conoscere e di non studiare.
Sensini è un rivoluzionario. Non si ferma alla tradizione si pone come il Che Guevara dell’italiano. Ci indica l’errore, poi, fra il demoralizzato e il costretto, sbuffa: che ci vuoi fare, oramai parlano tutti così. Dobbiamo rassegnarci, dobbiamo essere moderni, insegnare ai bambini l’inglese il turco l’afrikaans, e i nemici dell’italiano se ne fregano se non conoscono l’italiano.
Sì, ci dobbiamo rassegnare, ma non per questo possiamo dimenticare.
Come nel finale di Fahrenheit 451 una resistenza sopravvive, ognuno ha imparato a mente un libro, per non spezzare la conoscenza.
Il libro di Sensini è uno speciale e dettagliato esempio di scrittura.
Regole trasparenti, esempi pertinenti, e per gli ignoranti come me, prima ha un soprassalto di rabbia, ma poi sempre una parola di conforto.
Alla fine la visione dell’italiano è più compiacente e moderna.
Il professore non si limita a chiarire la parte tecnica, ma si dilunga pure sull’uso artistico della lingua italiana. La bellezza della retorica, le mille forme di comunicazione, il collegamento immediato fra la parola e l’immagine, la differenza fra significato e significante.
La metafora è uno “ … spostamento di significato di una parola dal campo di idee in cui viene normalmente usata a un altro, di modo che una parola viene sostituita da un’altra che con la prima intrattiene un rapporto di somiglianza.” (Pag. 660)
Semplice spiegazione, eppure trovare l’esatta metafora capace di stuzzicare la giusta similitudine è difficile.
La metafora ‘spenta’ si accende sempre per prima, (ora però ho usato un ossimoro …), perché quella originale, inedita, insolita arriva in ritardo, spezzata nella nostra nella nostra mente e bloccata parzialmente dalla lingua.
Si finisce con tanta Accumulazione, Adynaton, Afaresi, Allegoria, Allitterazione, Allusione, Anacoluto, Anadiplosi, Anafora, Analogia, Anastrofe, Annominzione, Antifrasi, Antitesi, Antonomasia, Apostrofe, Asindeto … sono le tante figure retoriche descritte dal professore. Ma come per la metafora per l’uso appropriato è richiesto un artista o un dotato della parola, io mi accontento di conoscerne l’esistenza.
Il professor Sensini possiede la tecnica e la capacità per illustrarci e addentrarci in un mondo elegante forbito ma mai snob.
La grammatica della lingua italiana
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