La guerra civile americana di Bruce Levine

La guerra civile americana è un momento della storia del paese per certi versi molto poco studiato, sono invece stati realizzati molti film che hanno dato un’immagine idealizzata del Sud schiavista tanto che (ammettiamolo) gli spettatori sono stati quasi sul punto di abbracciare la causa sudista, senza pensare troppo al dolore dei della popolazione di colore, che nei film sembrano rassegnati alla loro sorte e affezionati ai loro padroni. Ma non era così.

Il saggio di Bruce Levine, "La guerra civile americana", mette in luce il fatto che veramente lo schiavismo fu l’elemento su cui si basava la società del Sud, ingiusta, ma sicuramente ricca.
"Dalla Carolina del Nord alla Louisiana risuonavano le fruste" dice l’autore e dice bene perché la schiavitù era terribile, ma tuttavia l’economia sudista era fiorente come non mai.
Abraham Lincoln vietò la schiavitù, ma non fu questo il motivo per cui Sud e Nord si scontrarono. La verità era però un’altra: al Nord facevano gola i territori fertili degli stati sudisti e d’altro canto quest’ultimo era una società anacronistica, che non poteva competere con il mondo moderno.

Levine nel suo saggio dice un’altra cosa molto interessante: nessuno pensava che avrebbe vinto l’Unione. I piantatori di cotone erano soldati abili e avevano una tradizione alle spalle,mentre gli yankees erano borghesi e affaristi, ma ciò accadde.
La ragione fu la superiorità della cultura industriale del Nord, che faceva diventare obsoleta un’economia ancora agricola. E la popolazione di colore? Levine parla poco di loro, non hanno contato molto nell’andamento della guerra e non conteranno neppure dopo.
Otterranno la libertà, ma non il rispetto e l’uguaglianza. Con le leggi Jim Crow saranno segregati e di fatto intimiditi nell’esercizio del diritto di voto.
"La guerra civile americana" è un libro importante per capire la storia degli Stati Uniti, al di fuori degli stereotipi cinematografici e letterari. Opera utile da leggere.