La legione di Cesare - Stephen Dando
- Autore: Collins
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2015
“Con Cesare la Decima Legio non tremò a Munda nel 45 a.C”
Comincia come un romanzo il saggio “La legione di Cesare” (Giunti, 2015 - 496 pagine - 15,30 euro) del ricercatore e scrittore storico australiano Stephen Dando-Collins.
Nella parte finale della guerra civile romana, nel 45 a.C. le coorti di Cesare sono schierate in basso a un rilievo, nei pressi della città iberica di Munda. Otto legioni a ranghi ridotti, appoggiate da ottomila cavalieri, dovrebbero risalire un pendio sfavorevole, in cima al quale schiere in numero doppio dei trentamila fanti cesariani attendono a più fermo e sicure di vincere, avendo anche scelto la posizione più favorevole, al comando di Gneo Pompeo.
Gli uomini in basso, tutti veterani consapevoli del momento difficile, attraversano un corso d’acqua, si ricompongono sulla piana e corrono verso l’altura. La Decima, in particolare - legione a tutta prova d’esperienza, ma logorata dalle campagne militari e ridotta a un terzo dei seimila in organico – assalta di corsa il declivio. È investita da due lanci di giavellotti e si arresta, dominata dagli avversari in cima alla salita. A quel punto, Cesare in persona toglie l’elmo per farsi riconoscere, oltrepassa la prima fila, arringa i suoi:
“se oggi falliremo sarà la fine della mia vita, come delle vostre carriere”
E si lancia a gladio sguainato verso il nemico, dal quale a un ordine secco partono nella sua direzione duecento giavellotti. I legionari della Decima, a pochi passi, trattengono il respiro.
A questo punto, il racconto della battaglia di Munda si arresta sul più bello e comincia il saggio. L’autore ricorda che il suo lavoro è il risultato di trent’anni di ricerche sulle più importanti tra le cinquanta legioni costituite nell’antica Roma, tra l’età consolare e il 231 d.C.. Tra tutte, secondo Dando-Collins, non c’è dubbio che la più famosa sia stata la Decima Legio, conosciuta in tutto il mondo e creata proprio da Cesare.
Non combattè però solo per lui, che la comandò personalmente, come si è visto a Munda. Marciò per Marco Antonio e Augusto. Con Corbulone sconfisse duramente i Parti. Servì Vespasiano nella repressione della rivolta ebraica e guidata da Tito conquistò mura e tempio di Gerusalemme. Poi, espugnò Masada. Tutto raccontato nella ricerca.
Le legioni erano arruolate in massa, attraverso un reclutamento capillare. I legionari che sopravvivevano erano congedati ugualmente in massa, alla fine di un servizio che in origine durava sedici anni. Più tardi, addirittura venti. Caduti e feriti inabili non venivano rimpiazzati. Con le rafferme, un legionario poteva servire fino al compimento di trentanove o anche quasi sessant’anni, un’età avanzatissima a quell’epoca, per un’attività molto disagiata, che impegnava l’intera giornata, anche in tempo di pace.
La Decima era stata reclutata in Spagna, nella Betica, oggi Andalusia. Come simbolo fu scelto il toro, molto popolare in quel territorio, allora come ora e gradito alle migliaia di giovani iberici raccolti sotto le insegne di Roma.
L’età dei legionari appena coscritti? I tribuni erano sei, tutti tra i diciannove e i venti anni. Corrispondendo agli attuali colonnelli, avrebbero assunto a rotazione la responsabilità dell’intera unità, mentre agli altri sarebbe spettato comandare da due a dieci coorti, assistiti dai centurioni (capitani), ognuno dei quali poteva contare su un optio (sergente), a contatto diretto con gli uomini della centuria.
Sei tribuni quasi imberbi e tutti di buona famiglia, sessanta centurioni, provenienti dai ranghi dell’esercito, altrettanti optiones e 5880 reclute, divise in dieci coorti. Giovani spagnoli, anche loro sotto i venti anni, alti in media un metro e sessantacinque, ma combattenti di prim’ordine a dispetto della ridotta statura e nonostante un rancio basato essenzialmente sul pane. Carne e verdure erano considerati semplici integratori, altri alimenti semplicemente sconosciuti.
Dopo un duro addestramento, marciavano per venticinque miglia al giorno, con un peso di cinquanta chili sulle spalle.
Ecco la macchina da guerra che ha retto ad ogni scontro e macinato i nemici, compresi i fratelli d’arme schierati in altro a Munda.
Si vorrà sapere come è finita lassù, in uno scontro atroce, come tutte le guerre civili. I giavellotti miracolosamente non ferirono Cesare. La Decima tornò sotto e caricò l’ala sinistra dello schieramento di Pompeo, che chiamò una legione di rinforzo, indebolendo il centro e la destra. Cesare colse l’errore e trionfò.
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