La linea verde di Simone Fancelli

Un libro inusuale senz’altro questo dell’esordiente Simone Fancelli e di difficile collocazione perchè non è un fantasy, nè un giallo, nè un romanzo con una storia agganciata alla nostra realtà quotidiana. Eppure è nato dalla riflessione su un fatto di cronaca che è anche uno dei temi più interessanti e problematici dei nostri tempi (ma non possiamo dire quale, perchè toglierebbe gusto allo scoprirlo da soli).

E’ pieno di quesiti irrisolti ed anche contraddittori che a volte fanno apparire incongruente e un pò "campata in aria la storia", ma che piano piano vanno a posto in un crescendo di emozioni e rivelazioni.
Infine, nella semplicità di una storia pensata per i ragazzi e gli adolescenti o comunque per tutti coloro che hanno vivo dentro quello spirito "giovane" che fa godere delle favole, c’e’ tutto un percorso quasi filosofico attraverso alcuni temi fondamentali della vita:

- il binomio apparentemente inscindibile mente /corpo e la possibilità di vivere in uno solo di questi stati.
- la paura del diverso, che si traduce nel timore di vedere incrinate le nostre certezze faticosamente costruite.
- l’importanza della parola scritta come fonte di conoscenza, ma anche portatrice di dubbi.
- la famiglia intesa come luogo di accoglienza fatto di persone che si fanno carico dei tuoi bisogni.
- l’esistenza del male, ogni dove nell’universo, come inevitabile presenza.

Ad una prima lettura ci sono alcuni passi del romanzo che possono sembrare tirati via, poco scorrevoli, ma alla fine, alla luce di quello che è l’epilogo tutto torna e viene voglia di rileggerlo per gustarlo pienamente.

Non fatevi ingannare dalla trama in apparenza semplice sebbene intrigante, che verrebbe da dire: beh, di storie così ce ne sono tante!-. Giungere al terminal di arrivo significa compiere un viaggio affascinante attraverso territori misteriosi e porsi domande che esulano dal quotidiano vivere. Sognare dunque, come si fa nelle favole.
Ne vale la pena. Leggetelo... anche se è "da ragazzi".