La mafia che ho conosciuto. Un racconto per le vecchie e le nuove generazioni
- Autore: Alfredo Galasso
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2020
Un racconto di un diretto testimone delle vicende narrate, che conferisce a esso autenticità e autorevolezza. Alfredo Galasso è stato avvocato di parte civile in molti processi di mafia ed è stato amico personale di Falcone, Borsellino e altri protagonisti della lotta alla Mafia. Ne La mafia che ho conosciuto. Un racconto per le vecchie e le nuove generazioni (Chiarelettere, 2020), si ripercorrono diverse vicende tra cui quella amara della mancata nomina di Giovanni Falcone a capo del "pool" antimafia, quale successore naturale di Antonino Caponnetto. E ancora le dichiarazioni di Paolo Borsellino che solo dopo la strage di Capaci venne ascoltato dal Consiglio superiore della Magistratura. La continuazione di quel percorso fu impedita perché molto probabilmente nel periodo tra la fine di giugno del 1992 fino al 19 luglio dello stesso anno Paolo Borsellino incrociò fatti e personaggi collegati alla strage di Capaci e con quello che si stava preparando. Vi è stato il processo per la “Trattativa” con condanne diverse, ma si vuole ricordare come cento giorni dopo la strage, gli stessi capimafia considerarono un comportamento folle quello di Totò Riina che dispose la nuova strage di Borsellino. Ma vi era l’urgenza di eliminare quello che era un testimone diretto di determinati episodi ancora da chiarire. Vi era da parte della mafia la necessità di premunirsi contro il pericolo di soggetti che potevano agire contro gli interessi di Cosa Nostra.
Evidenti i legami delle Associazioni criminali con uomini delle istituzioni e con alcune fasce della imprenditoria corrotta, un sistema che continua a operare in cui l’omertà è utile a tutti. Un intreccio di cui non si deve parlare in quanto il silenzio serve sia al politico, all’amministratore corrotto che all’imprenditore colluso o comunque complice.
Viene descritto tra gli altri un episodio significante, quale l’audizione di Giulio Andreotti al maxiprocesso. Questi chiese e ottenne di essere sentito in un edificio isolato, nella specie la Corte di Cassazione, senza la stampa presente ma con i soli avvocati. Un gesto strano per un personaggio abituato alla pubblicità. Vi era un’atmosfera pesante, senza le consuete battute scherzose e pungenti in cui si rievocò il suo incontro con Dalla Chiesa e si negò chiaramente da parte dell’ex Presidente del Consiglio quanto asserito dai familiari del Generale. Una testimonianza che fu ritenuta irrilevante nonostante alcuni aspetti che apparivano di rilievo.
Ne viene fuori, da quanto narrato da Alfredo Galasso, un’attenzione intermittente verso attività di associazioni criminali e non solo che vengono prese nella dovuta considerazione solamente in determinate circostanze. Un’attenzione che deve essere altresì costante poiché rimangono a tutt’oggi inspiegabili molti interrogativi e si deve andare ancora alla ricerca della verità. Le stragi e i fenomeni terroristici non sono apparsi mai espressione di un’unica volontà e peraltro sono state poste in essere solo in un determinato periodo. Vi sono poi strategie e dinamiche estranee e mai adoperate da parte di associazioni criminali, ma che furono definite opera di centri occulti di potere. Appaiono sulle scene del crimine personaggi mai identificati veramente o di cui non si è mai andato a fondo.
La mafia che ho conosciuto. Un racconto per le vecchie e le nuove generazioni
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