La magia di Ultima
- Autore: Rudolfo Anaya
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Giunti
Chi può analizzare, capire e trasmettere la cultura, le tradizioni e il sentire di un popolo meglio di chi vi è nato? Proprio per questo Rudolfo Anaya può farlo e dopo la lettura de La magia di Ultima (Giunti, 1998, pp. 286) anche i lettori si sentiranno un po’ contadini e vaqueros del New Mexico.
Questa è la storia di Ultima “la Grande”, curandera (guaritrice) molto amata dal popolo e altrettanto contrastata da chi ignorava la sua arte antica e nel contempo la temeva. Era apparsa un giorno d’estate nella vita di Antonio, bambino di quasi sette anni, che viveva sulla collina di Guadalupe, piccolo paese del Nuevo Mejico. Ultima o “la Grande”, come era chiamata da tutti in segno di rispetto, era riconosciuta come una vecchia saggia, una curandera che si dedicava a raccogliere erbe magiche per confezionare dei rimedi antichi che curavano quasi tutti i mali. Si diceva che potesse togliere le maledizioni delle brujas (streghe), ma, soprattutto, aveva dedicato la sua vita ad aiutare chiunque avesse bisogno in quelle terre desolate dove l’esistenza era tanto difficile, sia per i contadini che per i vaqueros. Lui, Antonio, aveva due fratelli e due sorelle, tutti più grandi di lui ed era cresciuto in una famiglia dove si incontravano, e spesso scontravano, due tipi di esistenze e tradizioni diverse. La madre, figlia di contadini, non amava lo llano (la pianura) e non poteva capire il senso della vita dei vaqueros, come era suo marito, che li portava a stare quasi tutto il giorno in sella a rincorrere e badare agli animali. Voleva che i suoi figli avessero qualche possibilità in più per una vita migliore e, alla fine, aveva convinto l’uomo a trasferirsi a Guadalupe, un paese un po’ più “civilizzato”. Questa sua vittoria, però, aveva prodotto profonde ferite nell’animo del padre di Antonio che, costretto a diventare un operaio presso la ditta che faceva i lavori per la costruzione dell’autostrada, aveva perso l’orgoglio del suo mestiere di vaquero, persa la stima dei suoi antichi compagni, e per sopravvivere si consolava troppo spesso col bere
Su un unico punto, però, marito e moglie erano d’accordo: non si poteva lasciar sola Ultima. Aveva dedicato tutta la sua esistenza ad aiutare gli altri, compresa la loro famiglia, e aveva assistito amorevolmente la madre nel mettere al mondo tutti i loro figli. Ora era vecchia, rimasta sola e minacciata da quelle malelingue cattive e ignoranti che la accusavano di praticare la magia nera. Non era assolutamente vero, ma l’invidia per essere tanto seguita e amata dalla povera gente stava corrodendo l’animo di chi voleva eliminarla. Era deciso: Ultima, la Grande, sarebbe rimasta con loro e si sarebbe trovato lo spazio anche per lei in quella casa certamente non molto grande.
La vita di Antonio e della sua famiglia sarebbe continuata con vari problemi e soluzioni a volte anche difficili, come la decisione dei fratelli maggiori di cercare fortuna in città, “conquistare” la California e partecipare alla guerra. Lui. Antonio, avrebbe iniziato il lungo e duro cammino per prender coscienza della sua identità, conoscere e amalgamarsi con il gruppo dei bambini di Las Pasturas dove, primo dei suoi familiari, avrebbe frequentato la scuola e provato la gioia e i dolori della vera amicizia fino a diventare quasi un uomo.
Ad accompagnare passo passo il lettore in tutte queste varie avventure c’è l’autore Rudolfo Anaya, nato nella cittadina di Pastura e, quindi, con pieno diritto e grande capacità di trasmetterci l’essenza più pura del modo di sentire, credere ed esprimersi di un popolo ancora genuino nelle sue credenze, vere o false che siano.
Proprio per questo riesce a farci battere il cuore ogni volta che ci fa conoscere di più Ultima, perché dal giorno della sua apparizione nella vita di Antonio niente è più lo stesso. Il mondo intero, la vita stessa gli apparirà in modo diverso. Siano di magnifico esempio queste parole di Antonio:
“Quando lei arrivò, la bellezza del llano si schiuse davanti ai miei occhi, e il gorgoglio delle acque del fiume cantò all’unisono col ronzio della terra che girava. Il tempo magico dell’infanzia si fermò, e il battito della terra viva impresse il suo mistero nel mio sangue vivo. Lei mi prese per mano e i poteri silenziosi e magici che possedeva crearono bellezza dal llano spoglio e cotto dal sole, dalla verde vallata del fiume e dalla ciotola azzurra che era la casa del sole bianco. I miei piedi nudi percepirono i palpiti della terra e il mio corpo tremò di eccitazione. Il tempo si fermò, e divise con me tutto quello che era già esistito, e tutto quello che era di là da venire…”
Che dire di più? Scrittura da emozione pura, da gustare dalla prima all’ultima pagina.
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