Elogio dei corpi delle donne di Gloria Steinem

Gloria Steinem, attivista americana per l’emancipazione delle donne, è diventata famosa a novant’anni per un film sulla sua vita, The Glorias, diretto da Julia Taymor e dove l’autrice è interpretata da Julianne Moore.
Se però, invece, si vuole scoprirla attraverso le sue stesse parole e le sue affermazioni, il consiglio è quello di leggere il suo libro dal titolo Elogio dei corpi delle donne (Vanda edizioni, 2021, curatela e traduzione di Deborah Ardilli).

Data l’età della scrittrice, i suoi momenti da "guerrigliera" sono quelli del femminismo anni Sessanta e Settanta. Siamo in un periodo in cui la donna vincente è quella della casalinga, che lavorava per cosmetici e profumi per due ore al pomeriggio. Piatto di cena, fatta in fretta, si metteva tutto sul tavolo.
Quelle vite rinchiuse in un bel giardino, case non lontane dalle città metropolitane, sono un passato ricordo; ora le donne fanno carriere nelle questure, nella magistratura, ma anche lavori più pericolosi. La Steinem nemmeno può sapere i cambiamenti tecnologici, che renderanno superflue le vita di uomini e donne, soprattutto in quei settori dell’operaismo dove già sono le macchine a lavorare e non c’è più bisogno di lavori ripetitivi e alienanti.
Ma la studiosa si è ribellata sulle trasformazione del corpo delle donne; cosa significa poter fare i lavori dei maschi, se il perno resta la gradevolezza e un corpo curato? Cosa sta accadendo nel corpo femminile, se l’unico modo per riappropriarsi di sé stessa è un figlio biologico?
La Ardilli, che cura lo scritto, si rende conto che le cicatrici delle donne hanno un valore simbolico, ma l’autenticità del parto significa non dover tappezzarsi la pelle coi tatuaggi, con i figli che crescono con l’immagine dei genitori che sono fin troppo liberi di fare quello che vogliono. Da queste brevi riflessioni emerge che fare figli è diventato un capriccio.
La verità è che il patriarcato non è sparito, men che meno tra i lavori impiegatizi, dove tra colleghi si fa lo "scanner" alle nuove colleghe; non ci sarebbe niente di male, una goliardata... ma sottotraccia c’è quel tanto di paternalistico che la donna subisce.
Il problema è che le donne diventano sempre più belle e più brave, per piacere agli altri, eppure resta una domanda fondamentale: ma si piacciono, loro?