La mia Juve
- Autore: Darwin Pastorin
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
C’è chi nasce (o viene su) al momento giusto nel posto giusto: per Darwin Pastorin la Juventus è stata, quasi subito, quella della leggenda. Nemmeno il tempo di trasferirsi a Torino dal Brasile ed è amore a prima vista.
“La Juve coinvolge e avvolge la mia giovinezza – scrive – rappresentò uno dei miei ‘porti di quiete’ quando arrivai in Italia dal Brasile, in quella primavera inoltrata del 1961. Sul mio quaderno di scuola, alle elementari, disegnavo una barca, una bandiera brasiliana e un bambino a prua. Poi, cominciai a scrivere con lettere maiuscole: J-U-V-E. Non so perché mi innamorai così follemente della Vecchia Signora (…) probabilmente fu per il fascino di quel nome che voleva dire Gioventù. Ed era un richiamo a chissà quale segreto, a chissà quale avventura, mi faceva pensare all’infinito, al tempo che non sarebbe mai finito”.
Del resto i veri amori non si spiegano mai del tutto, succedono e basta. Così dalla prima festa per il tredicesimo scudetto – sugli spalti della curva Filadelfia, aperti gratis a un quarto d’ora dalla fine – alla vocazione della scrittura, il passo è stato, se non breve, consequenziale: col tempo e nel tempo Darwin Pastorin diventa l’aedo delle imprese bianconere, il cantore ufficiale degli scudetti e delle coppe vinte, un colpo al cuore che palpita per la Juve, un altro al cerchio del racconto obiettivo che non lesina i dubbi, e neanche le critiche, quando è il caso e quando ci vogliono.
“La mia Juve” (Priuli & Verlucca, 2012) è il libro che ogni tifoso di Madama sognava da tempo e adesso dovrebbe tenere sul comodino. Un forziere stracolmo di madeleine della memoria bianconera, da visitare con gioia, affetto, orgoglio, e talvolta persino con la lacrima in punta di ciglio. Una Juventineide che abbraccia cinquant’anni e passa di storia bianconera (dall’alba dei Sessanta ai giorni nostri), intersecando le imprese di vecchie e nuove glorie (Castano, Boniperti, Anastasi, Altafini, Scirea, Tardelli, Platini, Baggio, Zoff, Rossi, Del Piero, fino a Buffon e Marchisio), allenatori (c’è Herrera, ci sono Trapattoni, Capello, Lippi, lo stesso Conte), comprimari, meteore, gli attori di una sola stagione o di una sola partita. Immortalati in un aneddoto, un gesto atletico, un passaggio decisivo di carriera, secondo la penna capace di Pastorin.
Sulla scorta dell’assioma evocativo del calcio come “recupero settimanale dell’infanzia” (la definizione è dello scrittore spagnolo Javier Marìas) il giornalista confeziona l’omaggio ennesimo alla sua Signora, che è anche un romanzo sentimentale: la narrazione autobiografica di una vita spesa tra stadio e realtà e le vicende simil-mitologiche della Juve, attraverso gli incontri, i viaggi, le partite, le pagine liete e quelle dolenti (le morti tragiche di Gaetano Scirea e di Andrea Fortunato, la strage allo stadio Heysel), con la puntualità che si deve al resoconto sportivo e la poesia dettata dalla fede nella propria squadra. 127 pagine come un’elegia e un amarcord insieme.
La mia Juve
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