La moglie del colonnello
- Autore: Rosa Liskom
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2020
Il romanzo di una vita e quello di una nazione. Di sfondo il primo Novecento finlandese. La moglie del colonnello (Iperborea, 2020, trad. Delfina Sessa) della superlativa Rosa Liksom (suo, in italiano, anche Scompartimento n. 6) rifulge di stratificazioni biunivoche: c’è la storia di una donna intersecata a quella della Storia.
C’è una passione erotica prossima alla sopraffazione. C’è l’abbacinìo di una natura quasi primigenia che sconfina nel senso di morte, come l’estremismo politico nel delirio di onnipotenza. Più ancora nello specifico: da un una parte l’io-narrante – la sposa-ragazzina del Colonnello (un’identità quasi sovrapposta al ruolo) –, dall’altro la Finlandia ideologicamente scissa tra Russia e Germania. Come dire il degenerare del rapporto fra la donna e il vecchio militare, in parallelo al degenerare della nazione tra orrore e contraddizioni delle guerre.
Una deriva annunciata ab origine: malgrado l’appetito erotico del Colonnello sia di sottesa caratura tanatologica – guerrafondaio, ventotto anni più vecchio della protagonista del romanzo –, e le voci di efferatezze che ne accompagnano la fama siano tutt’altro che infondate – la moglie accetta infatti di reificarsi per lui in materia doppiamente plasmabile (fisicamente quanto mentalmente); in una progressiva parabola di degradazione, metafora della degradazione del rapporto instauratosi tra Finlandia e Germania nazista.
Più che un diario di formazione, La moglie del colonnello è dunque un diario di perdizione e di emancipazione giocato sul ciglio dell’abisso: da bambina degli anni Dieci introdotta dal padre al nazionalismo anticomunista, all’esaltazione per il nazismo emblematizzato dal potente militare, il salto è breve. Ben più difficoltoso si rivelerà, per la moglie del Colonnello, il percorso di affrancamento passante per le stazioni esistenziali della deriva, del dolore, della disillusione, e solo infine della piena riappropriazione di sé.
“La moglie del Colonnello, davanti alla stufa, sente nelle narici l’odore dei ceppi che si sono consumati durante la notte […]. Questa è la sua quarta vita. prima c’è stata la vita nella casa d’infanzia in una città nordica, poi gli anni sotto il dominio del vecchio Colonnello e poi, da vecchia moglie del Colonnello, la convivenza con il giovane Tuomas in questa casa. Ora è alla fine del suo cammino”. (pagg. 212-213)
L’incipit e l’epilogo si presentano come le sole parti del romanzo riferite in terza persona. Il resto segue, invece, la narrazione "in soggettiva" della protagonista. Una narrazione schietta, chirurgica, nel bene e nel male. Per il nitore della prosa e le stratificazioni introdotte, La moglie del colonnello è un romanzo che non si dimentica: coraggioso nel disvelare le perversioni pubbliche e private del potere, e parimenti dotato di poeticità tutta sua. Puntualissima la traduzione di Delfina Sessa, e utile anche, in appendice al libro, la “Nota storica” firmata da Ingrid Basso.
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