La piantagione dei cervelli
- Autore: Fabio Carapezza
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Cosa c’è oltre la Volta? La Volta sotto cui la vita si svolge con un’estenuante monotonia che travolge qualunque anelito di trasgressione, di avventura, di imprevisto?
Ne La piantagione dei cervelli di Fabio Carapezza (Bookabook, 2022) siamo catapultati in un futuro distopico che vede la società regolare e condizionare invasivamente le vite dei suoi membri, una ossessione visionaria che di frequente è tornata ad albergare nelle menti degli autori di fantascienza, dal capolavoro 1984 di George Orwell in poi.
Anche qui siamo al cospetto di una società ipercontrollata, robotizzata, dove a eseguire ordini ripetitivi e sistematici non sono tanto gli androidi (preposti a compiti perlopiù di sorveglianza) ma i rassegnati cittadini, cui tocca una riduzione in schiavitù resa quasi impalpabile, nascosta dietro l’apparenza di esigenze ineludibili per il bene della collettività — una collettività “stabilizzata”, scevra da pulsioni divergenti dai fini eteroindotti — e proprio per questo ancora più pervasiva, implacabile.
Carapezza, autore nostrano che sembra perfettamente a proprio agio con la migliore tradizione della Sci-Fi anglosassone, ci propone la conoscenza di Darius e Kira, padre e figlia, rotelle infinitesimali di un ingranaggio in cui tutto si muove secondo le prerogative dei detentori del Complesssum, establishment — diremmo con terminologia che rimanda inesorabilmente al nostro tempo — che ha creato un mondo nel mondo, un endo-pianeta avulso da ogni caos, da ogni dissenso, da ogni motivo di disordine. L’unico possibile, all’apparenza, perché oltre la Volta c’è il nulla, la morte certa, la fine della specie.
Un mondo in cui la guerra è un ricordo, dopo che la guerra più grande di tutte ha riscritto definitivamente le regole del gioco, affidate a un’élite di illuminati (ancora una volta l’accostamento con una terminologia di stretta attualità non è casuale) che sovraintende a un’organizzazione sociale ormai priva di impeto vitale, in cui l’armonia confluisce nell’abulia, in cui è il conformismo a imporre le sue leggi e non queste ultime — ciò che già sarebbe allarmante — a imporre un pensiero unico e cogente.
L’autore è abilissimo a prefigurare l’avvenire ipertecnologico che toccherà alle future generazioni, ma senza mai sfociare nell’inverosimile, ci sembra quasi di imparare, più che immaginare, come sarà, o come potrebbe essere, l’evoluzione tecnologica negli anni a venire.
E nondimeno la cura per i personaggi, per le loro vicende, per i loro disagi e paure, per le loro speranze via via sempre più vivide, non è mai persa di vista, fa da contraltare all’asettica rete neuronale di metallo e silicio che pretende di regolarne le esistenze fin nei più reconditi passaggi.
Ben presto tuttavia siamo trascinati in un’avventura che mette improvvisamente in dubbio tutte le certezze inoculate nelle menti con perversa assiduità, in cui le vite di quei personaggi saranno travolte da un insopprimibile desiderio di ribellione, quando finalmente ci si rende conto che una ribellione è possibile — alcuni, i più coraggiosi, i più lungimiranti, la pianificavano da tempo —, che un’alternativa è praticabile persino in un mondo che sembra aver avuto come prerogativa originaria proprio quella di escludere qualunque alternativa.
Sarà una lotta dura, violenta, contro quella tecnocrazia che tutto ha avuto la pretesa di stabilire, e alla cui testa c’è il Cobra, uomo ridotto all’impotenza delle membra ma dalla mente lucidissima e spietata, in attesa di un trapianto di corpo che gli ridarà la vitalità fisica perduta, che non vorrebbe accontentarsi di rubare al suo predestinato e inconsapevole donatore un corpo sano e vigoroso, ma, una volta prese le sue sembianze, rimpiazzarlo anche nel ruolo di padre.
Non gli sarà possibile, perché nel frattempo la folla anonima ha preso finalmente coscienza di sé, anche grazie a un libro misterioso venuto da un passato lontanissimo a fecondare un futuro in cui il tempo sembra essersi cristallizzato in un eterno presente.
La piantagione dei cervelli è sicuramente un romanzo che offre una lettura a diversi livelli, aperto a un finale colmo di speranza, un arcobaleno dopo un violento temporale in cui tutti i colori sembravano ricondurre al buio; un romanzo che non si esime dal proposito di suggerire una prospettiva salvifica, una via di fuga da quello scenario di omologazione delle coscienze che spesso si lascia temere come possibile sbocco delle nostre malandate democrazie.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La piantagione dei cervelli
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