La piccola pasticceria
- Autore: Ferenc Molnár
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2018
La casa editrice Elliot riedita nella Collana “Raggi” “La piccola pasticceria” (Elliot 2018, titolo originale Rabok, traduzione dall’ungherese di Ignazio Balla e Alfredo Jeri) romanzo breve dello scrittore Ferenc Molnár, pseudonimo di Ferenc Neumann (Budapest, 12 gennaio 1878 – New York, 2 aprile 1952), drammaturgo e giornalista ungherese di origine ebraica autore del libro “I ragazzi della via Pál”, classico della letteratura per ragazzi, pubblicato nel 1906. “La piccola pasticceria” ispirò un film nel 1929 interpretato tra gli altri da Bela Lugosi.
In Ungheria la città finisce presto, non c’è intermezzo prima del grande spazio vuoto. Le case non si fanno rade man mano: la città finisce con i grandi fabbricati.
A Budapest, uno di questi grandi fabbricati era il penitenziario, un grosso edificio giallo. Anzi, qui si trattava non di un solo casamento, ma di un blocco di fabbricati nati uno dopo l’altro e come avvicinati dalla paura di qualche pericolo. Certo che quella serie di edifici dava un senso di sgomento aggravato dal fatto che in quella fredda mattina invernale la neve continuava a cadere fitta. La giovane Lenke Rimmer era diretta verso il penitenziario, perché era la figlia del direttore. Lenke, diciassettenne orfana di madre a sei anni, entrata a tredici in un collegio di signorine a Dresda, giungeva in quel posto triste e squallido recante con sé una grossa cartella di musica sentimentale tedesca, diversi abitini di colore tenue, qualche romanzo per signorine e “diffusi pensieri fanciulleschi e caldi”. Il direttore del carcere, da sei mesi aveva fatto preparare una stanza, che da allora chiamava “la camera di mia figlia”.
Rimmer aveva atteso con impazienza l’arrivo di Lenke, che da parecchio tempo vedeva solamente una volta l’anno durante una breve vacanza a Kecskemét. L’uomo, consapevole del fatto che, una giovane delicata e fragile, com’era sua figlia, non poteva certo adattarsi a vivere nel penitenziario, aveva in mente un progetto per la sua piccola: farla sposare presto con Miklós Csáth un giovane avvocato di belle speranze che “viveva nell’immaginazione di Lenke come l’uomo più serio del mondo”. I ragazzi si erano conosciuti e frequentati durante le vacanze estive quindi la stanzetta dove Lenke si sarebbe dovuta sistemare era un asilo temporaneo in vista della futura felicità da dividere con Miklós Csáth. Quest’ultimo aveva un caso difficile da risolvere: Csáth doveva convincere il signor Koré, proprietario di una piccola pasticceria a lasciar cadere le accuse contro Riza, una commessa colpevole di aver rubato del denaro dalla cassa del negozio.
Del resto, la faccenda è molto chiara. La Riza ha rubato. Dunque, la Riza dev’essere punita. Certo, io non riavrò il mio denaro. Addio ai miei trecento pengö. Ora lo Stato intervenga e la metta dentro. Per questo c’è lo Stato.
Empatia, ironia e umorismo, sono i tratti distintivi della prosa di Molnár particolarmente attento e partecipe nei confronti delle tante ingiustizie sociali della sua epoca. Sono tanti i personaggi che animano questo romanzo breve, che svela i mille volti della natura umana. Tra questi scegliamo il signor Koré, un parvenu dei dolciumi che regna nella sua misera bottega, che è quella di un ex venditore ambulante “arricchitosi sotto i portoni dove andavano a far colazione con qualche sporco pasticcio gli studenti di Legge e gli allievi delle cosiddette Accademie teatrali”.
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