La principessa delle Ramblas
- Autore: Kaoutar Haik con Virtu Morón
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2009
Malgrado il titolo sia adatto ad una favola, non ci troviamo davanti ad una storia per bambini; o, almeno, in un utopico mondo ideale, una storia come questa non dovrebbe esserlo. Il viso triste e rassegnato che vediamo in copertina ci parla di una bimba venuta da un Paese non Europeo, mentre l’accenno alle Ramblas ci trasporta subito nella bellissima e libera (almeno rispetto a molte altre nazioni) terra di Spagna, nella quale la famiglia di Kaoutar, originaria del Marocco, si è trasferita per cercare un’esistenza migliore. Si tratta, infatti, di un’altra importante testimonianza di vita: stavolta, però, la religione c’entra poco e nulla, in quanto ne’ la famiglia di Kaoutar ne’ molti dei loro amici rimasti in Marocco sono praticanti, anzi, la religione sembra non avere alcun ruolo nelle loro vite. In buona parte ha influenza il retaggio di un’antica mentalità che, soprattutto a molti maschi, fa ancora comodo; ma in primo luogo il crimine, terribile, efferato, che è stato commesso contro Kaoutar, è stata la totale mancanza d’amore, racimolato a sprazzi da un padre troppo debole e da qualche insegnante, titolare o collega generosa ed umana, mentre per sua madre e per gli uomini avuti finora non è stata che un impiccio o un oggetto da possedere, a seconda dei casi.
L’unica vera colpa di Kaoutar è stata quella di essere nata da una donna ossessionata da una passione malata per il suo uomo, per la quale i figli sono stati un’inevitabile fastidio, un “prezzo da pagare” per tenersi il marito. Ma non ha servito: soffocato da questa donna isterica e immotivatamente gelosa, il padre di Kaoutar non ha resistito molto prima di scappare. Kaoutar invece, malgrado i maltrattamenti, le umiliazioni, l’evidenza che sua madre non l’ha mai amata, ha continuato per anni ed anni a perdonarla e sperare che cambiasse, finché non ha affrontato la dura realtà della sua totale indifferenza e finanche del suo odio verso di lei, sua figlia.
A ventiquattro anni, Kaoutar ha vissuto quanto e più di molte sessantenni. A tredici anni, dopo un’eternità di percosse e sopraffazioni e dopo essere stata già cacciata di casa una volta, durante una vacanza in Marocco, il suo adorato Paese, è stata costretta dalla madre ad un fidanzamento forzato, non per convinzione ne’ tradizione ma solo per comodo. Il padre non ha osato ribellarsi alla moglie se non simbolicamente, e scandalosamente, rifiutando il pagamento del consuocero: “Non sto vendendo una mucca o un agnello”. Troppo poco per salvare Kaoutar, che, tornata in Spagna, non ha avuto altra scelta che ribellarsi, ed è stata cacciata di casa dalla madre. E’ iniziata così una brutta storia, della quale Kaoutar si vergognava allora e si vergogna oggi, fatta di furtarelli e rapine per sopravvivere, droga per sopportare di dover rubare, persone che hanno offerto ospitalità solo per interesse, amori malati e pericolosi, uomini meravigliosi che, dopo il matrimonio, si sono trasformati in incubi. Ma per fortuna, a volte, gli angeli esistono: uno da solo non riesce a fare molto, ma più angeli insieme possono aiutare una vita a rialzarsi, soprattutto se, dentro di lei, la dignità e la speranza di poter un giorno trovare un cammino diverso non sono mai venute meno.
Breve, semplice ma intensa, questa piccola autoconfessione certo non si può definire romanzo ne’ ha valore letterario: ma ha il valore del coraggio e della forza che possono esserci d’esempio.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La principessa delle Ramblas
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