La pulizia etnica della Palestina
- Autore: Ilan Pappe
- Genere: Religioni
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2008
Capire le cause profonde del conflitto israelo-palestinese e le ragioni per cui questo non riesca a trovare una soluzione è uno dei temi che da sempre impegnano gli osservatori politici internazionali e che divide la comunità europea in filo-palestinesi e pro-Israele (già questa divisione a favore di un popolo e di uno Stato, dovrebbe far riflettere).
Ilan Pappé è uno storico israeliano, professore all’Università di Exeter, rappresentante della "Nuova Storiografia israeliana", il cui scopo è quello di riesaminare le vicissitudini dello fondazione dello Stato di Israele e del sionismo attraverso lo studio dei più recenti documenti, in parte da poco resi pubblici.
In questo volume dalla traduzione e cura redazionale un po’ sciatte, il cui tono alle
volte infastidisce, Ilan Pappé porta all’attenzione quello che a suo giudizio è da inquadrare come la causa scatenante del conflitto come oggi lo conosciamo: la pulizia etnica della Palestina. Il tutto parte dall’insediamento dei primi sionisti e dall’appoggio indiretto al movimento sionista da parte dell’Inghilterra che gli riconosceva la possibilità di uno stato in terra Palestinese. È così che, seguendo il sogno sionista e sfuggendo i pogrom che colpivano le comunità ebraiche europee, un numero determinato di ebrei ricevette il permesso di raggiungere la Palestina. La situazione si è di molto complicata dopo la seconda guerra mondiale quando, dopo gli orrori della Shoa, la comunità internazionale ha ritagliato, all’interno della Palestina, abitata da arabi, cristiani e ebrei, lo Stato di Israele. Fin qui nulla di
nuovo ma, a partire da questo momento, la convivenza tra gli arabi e gli israeliani, de iure entrambi palestinesi, si incrina, diventando di fatto impossibile.
Gli israeliani hanno sempre imputato l’impossibilità della convivenza alle continue aggressioni da parte degli arabi e il progressivo abbandono di villaggi, città, insediamenti che si trovavano all’interno del nuovo stato di Israele da parte di questi, a un fenomeno volontario. La Nuova Storiografia Israeliana smentisce quest’impostazione e collega l’abbandono dei territori dello Stato di Israele, da parte di quelli che pure erano suoi cittadini, a un programma di pulizia etnica scientificamente messo in opera dalle autorità israeliane, volto ad ottenere il risultato di un paese de-arabizzato e favorito dall’ignavia della comunità internazionale che, ancora presa dai sensi di colpa per la sua inattività contro lo sterminio del popolo ebraico in Europa durante la seconda guerra mondiale, si astenne da qualsiasi ingerenza.
La narrazione di quegli eventi, percorrendo il paese per villaggi e città assediate, distrutte, derubate, con la popolazione messa in fuga e in molti casi trucidata, getta una nuova luce sulle origini del conflitto, offre altre chiavi per comprendere ciò che ancora oggi accade in quei luoghi ma, ciò che meglio, può aiutare il lettore a comprendere l’ingiustizia subita dal popolo arabo palestinese. Nel libro ritroviamo il paragone con il caso di pulizia etnica a noi più vicino, quello nei Balcani, dove gli stessi reati contro l’umanità hanno dato luogo, per chi quei reati ha subito, al diritto al ritorno alle proprie abitazioni e a un indennizzo (diritti che Israele, nonostante le Risoluzioni del’ONU, non ha mai voluto riconoscere).
La tesi di Pappé è che fin tanto che Israele non riconoscerà la pulizia etnica perpetrata nel 1948, fino a quando le foreste che sono state piantate sulle macerie dei villaggi arabi depredati non riporteranno almeno il nome originario dei luoghi, i colloqui di pace non raggiungeranno mai lo scopo che si prefiggono.
La pulizia etnica della Palestina
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