La ragazza della palude
- Autore: Delia Owens
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Solferino Libri
- Anno di pubblicazione: 2022
La Ragazza della Palude (titolo originale Where the crawdads sing) di Delia Owens, edito da Solferino nel 2022, racconta la storia di una bambina abbandonata che è cresciuta fino all’età adulta nelle poco accoglienti paludi della Carolina del Nord.
I temi toccati nel romanzo sono molteplici: l’abbandono, la sopravvivenza, la disonestà, la violenza, la discriminazione sia sociale che razziale, l’incontro con la propria femminilità, con l’amore, con il tradimento, con l’amicizia, la poesia e l’arte. Quello che però più mi ha appassionato è il tema della crescita personale della protagonista, che da bambina impaurita diventa una donna audace.
Se avessi letto questo libro nell’età della pre-adolescenza quando ancora nel mio mondo di bambina mi trovavo a giocare impersonando le eroine di telefilm o libri, sono sicura che mi sarei identificata in Kya e magari avrei voluto imparare la tecnica degli acquarelli, oppure a comunicare con gli animali.
Devo ammettere che probabilmente un tale personaggio avrebbe potuto influenzare il mio divenire adolescente in maniera diversa, ma non è mai troppo tardi per trovare il proprio cammino.
Kya è la protagonista del romanzo. Ma chi è Kya? Come dice l’autrice in un’intervista condotta da Chris Schulep nel 2019, un anno dopo la prima pubblicazione del libro, Kya è ogni bambina dentro di noi.
Kya è tutte noi.
Dopo aver letto il libro mi sono interrogata su quest’affermazione pensando:
Io non sono Kya.
Io non sono mai stata abbandonata, non ho dovuto imparare a crescere sopravvivendo sin da piccola in un ambiente apparentemente ostile e selvatico, io non ho provato la sofferenza del rifiuto sociale o della discriminazione, io non ho vissuto la non appartenenza a una famiglia o a un gruppo di amici, pertanto io non posso essere Kya, ma nonostante tutto anch’io sono Kya.
Kya fu abbandonata da tutti nel corso della sua vita, prima dalla madre e dai fratelli all’età di 6 anni, successivamente dal padre a 10 anni e infine dai due uomini di cui pensava potesse fidarsi e che credeva di amare.
Isolata dalla società, lasciata a vivere in una baracca tra gli acquitrini a qualche chilometro dal primo villaggio di pescatori, senza famiglia né amici, Kya si sente sola, insicura, incompleta.
Non è però necessario possedere una tale esperienza di vita per sentirsi come lei. Il non sentirsi appartenere a nessuno, sentirsi sole, inadeguate, a disagio con le altre persone, sono sentimenti che si possono manifestare anche quando intorno a noi c’è tutto quello che a Kya è mancato. Quindi sì! Anch’io sono Kya e riconosco in me le sue paure, le sue insicurezze, i suoi desideri e bisogni, ma anche la sua grande forza.
Durante la lettura del libro, all’inizio proviamo tenerezza e compassione per la condizione di questa bambina, ma man mano che cresce vediamo il suo coraggio, la sua intelligenza e il suo talento crescere insieme a lei, e nonostante tutto vediamo crescere in lei la fiducia in sé stessa sino a farla evolvere in una donna che ci insegna che si può anche desiderare di appartenere a un gruppo ma si può, in sua assenza, trovare una forza interiore eccezionale, per sopravvivere e addirittura per elevarci a essere delle donne che possono fare di più di quello che credono sia possibile. Ci mostra come possiamo cambiare contando solo su noi stesse.
La forza interiore di cui parlo è quella che Kya dimostra nell’andare avanti bastando a sé stessa, nel non arrendersi alla società e ai suoi schemi, ma continuando a restare fedele ai suoi valori e ai suoi ritmi anche dovendo affrontare e accettare una assoluta solitudine. Una forza che le ha permesso di superare tutte le sue paure di bambina prima e di donna poi, e a sopportare tutti gli abbandoni che la vita le ha presentato. Una forza che aumenta sia grazie all’inesauribile speranza che qualcuno prima o poi torni da lei sia dalla decisione di non appoggiarsi mai a nessuno perché capisce che l’unica persona su cui può contare è sé stessa. Una forza che la porta a doversi far giustizia da sola perché sa che nessuno la potrà proteggere.
Kya non aveva che la palude con le sue acque e canneti, uccelli e insetti, conchiglie e piume, con le sue maree e i suoi cicli, per imparare le leggi della vita. Infatti è dai corvi che impara a capire come procurarsi da mangiare; è dai gabbiani che apprende il significato di lealtà e di amicizia e ancora saranno le lucciole femmine a insegnarle i messaggi disonesti della vita.
Riporto qui il passaggio del libro perché lo trovo sublime:
- Jodie (uno dei suoi fratelli) le aveva insegnato che la lucciola femmina lampeggia per indicare al maschio che è pronta per l’accoppiamento e che ogni specie di lucciola ha un suo codice luminoso. Kya osservò alcune femmine formare una sequenza, punto, punto, punto, linea, durante la propria danza a zig-zag; altre invece dicevano linea, linea, punto, in una coreografia del tutto diversa. I maschi ovviamente conoscevano i segnali della propria specie e si avvicinavano solo alle femmine giuste; […] All’improvviso Kya si drizzò a sedere e fece più attenzione: c’era una femmina che aveva cambiato codice. Prima aveva eseguito la corretta sequenza di linee e punti per attirare i maschi della sua specie, e si erano accoppiati; ma poi aveva emesso un segnale diverso ed era arrivato un maschio di un’altra specie. Leggendo il messaggio, il secondo maschio si era convinto di aver trovato una femmina disponibile del suo stesso tipo e le volò sopra pronto ad accoppiarsi; lei però saltò su di colpo, lo afferrò tra le fauci e se lo mangiò, divorando zampe, ali e tutto quanto. Kya ne osservò altre: le femmine ottenevano quello che volevano – prima un compagno e poi un pasto – semplicemente variando il codice. Kya sapeva che qui i giudizi morali non valevano. Non si poteva parlare di bene e male. Era solo la vita che andava avanti, anche a spese di alcuni giocatori.
In biologia, bene e male non sono che il medesimo colore sotto una luce differente.
Queste lezioni apprese dalla natura, la sua forza interiore e il suo amore per la palude le permettono di fare della sua vita e della sua passione il suo lavoro e del suo lavoro la sua vita. E così si sente finalmente completa perché ora può condividere con il mondo quello che ama e ciò che è.
Durante la sua crescita è evidente la mancanza di qualcuno con cui possa condividere il suo mondo, le sue emozioni, i suoi sentimenti, se non con le forme di vita della palude, ma Kya non ha mai cercato di allontanarsi da loro per appagare il bisogno di condividere un mondo non suo o per poter sentire di appartenere alla sua specie. Ha solo convissuto con sé stessa osservando e ascoltando la natura; e ora con i suoi libri, pubblicati grazie al minuzioso lavoro di anni di ricerca, studio e raccolta, può colmare quel bisogno e sentirsi completa.
E quando ci sentiamo complete è più probabile incontrare un gruppo o una persona alla quale sentiamo di voler appartenere.
L’uomo è un animale sociale e sente la necessità di stare insieme, ma grazie a questo romanzo comprendiamo che se ciò non è possibile, per diverse ragioni: se veniamo rifiutate o sentiamo di non appartenere né a un gruppo né a una coppia, perché con essi non ci arricchiamo ma al contrario perdiamo la nostra identità, non dobbiamo sentirci infelici, inadeguate o incomplete e fare di tutto pur di portare a casa delle briciole di condivisione; dobbiamo prendere il tempo di osservare e ascoltare dentro e fuori di noi per capire che non siamo sole e che possiamo fare come Kya: più di quanto crediamo di essere capaci. Certo io non ho avuto la fortuna/sfortuna di aver potuto fare della natura la mia compagna di vita e maestra, ma non c’è miglior insegnante se non il tempo che dedichiamo all’osservazione e all’ascolto di tutto ciò che ci circonda, perché la natura è fuori ma anche e soprattutto dentro di noi.
Il titolo originale del libro, tradotto letteralmente: “Dove i gamberetti cantano”, assurdo perché scientificamente i gamberetti non cantano, ci invita a chiederci dove sia questo posto in cui si sentono i loro canti. E ci fornisce una risposta stupenda: dentro di noi.
Infatti la natura siamo noi, come recitano alcuni versi di una poesia di George Sand:
La natura è tutto quello che vediamo,
tutto quello che vogliamo, tutto quello
che amiamo, tutto quello che sappiamo,
tutto quello che dentro di noi sentiamo.
Kya rappresenta tutto quello che possiamo essere quando vogliamo esserlo. Kya è tutte noi.
La ragazza della palude
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La ragazza della palude
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