La ragazza yemenita di Curt Leviant

Il romanzo dell’ebreo americano Curt Leviant è interessante, a tratti coinvolgente, a tratti molto noioso, anche se l’argomento prescelto (il rapporto fra scrittori e le beghe ed invidie che nascono nel mondo letterario) costituisce un tema di attualità e di sicura presa sul pubblico che ama la letteratura.

Il premio Nobel Bar-Nun, ormai vecchio e stravagante, è il mito del cinquantenne critico e scrittore Ezra Shultish, noto per aver tradotto in inglese un racconto giovanile del grande scrittore israeliano. Shultish, docente in un college statunitense, passerà un anno sabbatico in Israele, deciso ad incontrare il suo grande maestro e ad ottenerne, cosa difficilissima, la lettura ad alta voce del famoso racconto da lui amato e che potrebbe costituire per i suoi meriti accademici un vero colpo grosso. In realtà Shultish si ammala e solo durante la faticosa convalescenza riesce ad avere qualche difficile colloquio con Bar Nun, sempre più eccentrico e circondato da critici e scrittori che ne spiano le mosse, ne conoscono i meccanismi comportamentali, lo isolano. Mentre Shultish tenta ogni strada per avvicinare il grande vecchio, ecco comparire nella sua vita una giovane e bellissima ragazza yemenita, Miriam, domestica di un collega, che mostra nei confronti del professore americano una simpatia, un’accoglienza misteriosa e inattesa. Shultish la incontrerà e per poco non finirà per aver con lei un rapporto troppo ravvicinato. Miriam in realtà è un personaggio simbolico, che metterà in moto nel professore una serie di riflessioni su di sè, sul suo matrimonio, sul suo rapporto con la scrittura, con i letterati a cui si ispira e di cui talvolta impara a diffidare. La morte improvvisa di Bar Nun, subito dopo che il vecchio scrittore aveva imprevedibilmente accettato di leggere ad alta voce il suo celebre racconto consegnandone il nastro agognato a Shultish, mette in crisi tutte le convinzioni dell’americano: è stata colpa sua se il vecchio è stato stroncato da un infarto? Si è stancato troppo nella lettura del racconto della ragazza yemenita? La letteratura può uccidere? Interrogativi che lasciano il lettore interdetto, spesso molto coinvolto emotivamente, talvolta però annoiato dalle continue ripetizioni dei meccanismi narrativi.

Il mondo dei letterati ebrei non sembra uscire benissimo da questo romanzo: miti come Grossman, Yehoshua, Amos Oz, per non citare che i maggiori, speriamo non facciano parte del mondo che Leviant descrive in modo così crudo.