La regola dell’equilibrio
- Autore: Gianrico Carofiglio
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2014
“Pierluigi Larocca non era una persona qualunque. Se l’espressione “primo della classe” si può applicare a qualcuno, quel qualcuno era lui”.
Guido Guerrieri aveva frequentato lo stesso liceo e l’università di questo magistrato molto stimato, ex studente leggendario, “tutti dieci a scuola, tutti trenta e lode all’università, laureato a ventidue anni e a ventiquattro già magistrato”. Larocca da giovanissimo era diventato presidente di una sezione penale del tribunale ed era opinione comune che sarebbe diventato il più giovane presidente del Tribunale di Bari, quando si fosse liberato il posto. Una sera di quella giornata di primavera capace di risvegliare nell’animo un senso di pulizia, Larocca nello studio di Guerrieri aveva pronunciato la fatidica frase:
“Guido, ho paura di avere un procedimento penale, a Lecce”.
Le dichiarazioni accusatorie di un pentito, rese ai magistrati dell’antimafia di Bari, puntavano il dito contro Larocca che avrebbe preso dei soldi in cambio di provvedimenti favorevoli, in pratica si trattava di facili “scarcerazioni”.
Se alcune voci avevano trovato riscontri e nel corso degli anni alcuni giudici erano stati arrestati, condannati e radiati, non si era mai fatto un pettegolezzo su Pierluigi Larocca. Ora c’era il forte rischio che la reputazione del giudice fosse macchiata per sempre. Occorreva scoprire con l’aiuto di Annapaola Viola, investigatrice privata “molto brava”, tutto ciò che riguardava il pentito “un certo Capodacqua” e il procedimento in corso.
“Il tuo cliente ha qualche problema, molto serio. La procura ha chiesto gli arresti domiciliari per il reato di corruzione in atti giudiziari. Per fortuna del tuo cliente il giudice ha rigettato la richiesta. Mancanza di gravi indizi”.
È un racconto di chiaroscuri il quinto romanzo dell’autore pugliese Gianrico Carofiglio, dedicato alla figura dell’avvocato Guido Guerrieri, che si svolge fra Bari e Lecce. Questa volta la trama s’insinua nei meandri del sistema giudiziario italiano, un magistrato finora considerato al di sopra di ogni sospetto, “troppo garantista, ai limiti del formalismo”, viene accusato di corruzione in atti giudiziari.
L’autore in questo romanzo, scritto in cinque mesi, racconta il nostro Paese, il suo “smottamento morale”, quella “forma mentis” prettamente italica di cercare di adeguare la realtà a quello che piace, anzi “quell’interpretare i fatti in modo da farli corrispondere ai nostri desideri” come ha dichiarato Carofiglio ad Attilio Bolzoni sul quotidiano la Repubblica.
Ne La regola dell’equilibrio (Einaudi, 2014), che vede la ricomparsa di Carmelo Tancredi, un vecchio personaggio amico poliziotto di Guido, dove Guerrieri s’invaghisce di una bella motociclista dall’identità sessuale ambigua, ritorna un tema antico delle opere di Carofiglio, quello della “banalità del male” che qui diventa fondamentale, vista attraverso la frase tratta da I fratelli Karamazov di Dostoevskij, citata nel volume.
“Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto di non distinguere più la verità, né in se stesso, né intorno a sé”.
Quella che viene definita “la serie di Guerrieri” “per me in realtà è un macro-romanzo aperto, di cui ogni libro costituisce un macro-capitolo”, ha puntualizzato lo scrittore, i cui libri sono tradotti in tutto il mondo, che si dimostra ancora una volta bravissimo nel risvegliare la coscienza del lettore, a cominciare dal titolo.
Tutti perdiamo l’equilibrio ma c’è chi cadendo a terra vuole a tutti i costi ritenere di essere ancora in piedi “pretendendo di non aver commesso un errore o una violazione”.
Per comprendere meglio la personalità di Guido Guerrieri basta osservare attentamente il manifesto incorniciato e appeso alla destra della scrivania del suo studio: una foto in bianco e nero che ritrae due bambini palestinesi seduti per terra fra edifici distrutti dai bombardamenti. In basso la frase di Bertold Brecht:
“Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”.
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La regola dell’equilibrio consiste nel non mentire a noi stessi sul significato e sulle ragioni di quello che facciamo e di quello che non facciamo.
Verità, menzogne, etica e principi morali, ecco gli argomenti su cui vertono le riflessioni che tornano a più riprese nel romanzo “La regola dell’equilibrio” di Gianrico Carofiglio. Osservazioni che troviamo nella storia principale, la difesa del giudice accusato di corruzione, conosciuto da ragazzo e stimato, e per questo considerato dall’avvocato Guerrieri senza dubbio vittima di calunnia, ma anche nelle storie minori che fanno da contorno: le considerazioni sul senso della vita quando per un errore medico Guido Guerrieri è indotto a credere di avere la leucemia, il caso della donna che per difendersi dal compagno violento ha accusato di stupro l’uomo con cui aveva iniziato una relazione di amicizia, il rapporto umano con Ignazio che l’avvocato tratta con simpatia nonostante i problemi di salute mentale del giovane.
Protagonista del romanzo, accanto all’avvocato Guerrieri, Annapaola Doria. Ex giornalista, dopo un’accusa di ricettazione si è reinventata investigatore privato. È a lei che Guido si rivolge quando ha bisogno di svolgere indagini difensive. Trentasei anni e una faccia da liceale ribelle, gira su una grossa moto e porta con sé una pratica mazza da baseball, che si rivelerà utile in qualche occasione.
Digressioni filosofiche, letterarie e musicali accompagnano le riflessioni sul diritto, la giustizia e la violazione delle regole, in una storia di attualità che spinge a meditare sull’immagine vera o presunta che attribuiamo alle persone in base all’opinione, a volte fallace, che abbiamo di loro.