La rosa di Castiglia di Carol McGrath

La rosa di Castiglia (Tre60 2023, titolo originale The Damask Rose, traduzione di Giada Fattoretto, Valentina Legnani, Valentina Lombardi) di Carol McGrath, è dedicato alla figura di Eleonora di Castiglia (Burgos, Spagna, 1241 – Harby, Inghilterra, 29 novembre 1290) regina consorte d’Inghilterra e contessa di Ponthieu dal 1272 al 1290.

Il giorno della festa di San Giovanni, Lady Eleonora osservava la foresta dai bastioni inferiori del castello.

Castello di Windsor, 24 giugno 1264. Il fumo proveniente dai falò accesi dai ribelli si snodava al di sopra del limitare del bosco. I ribelli avevano saccheggiato il suo parco, dato la caccia ai cervi nella sua foresta, e cucinato la sua selvaggina. Di tanto in tanto, giungeva a Lady Eleonora, giovane moglie di Edoardo, principe ereditario d’Inghilterra, un refolo aromatico a ricordarle che presto il castello avrebbe esaurito le scorte di cibo.
La giovane, con un sospiro, si chiese quanto avrebbero potuto sopravvivere senza arrendersi, prima di morire di fame. Il braccio destro del conte Simone di Montfort, Ugo Bigod di Norfolk, aveva dispiegato le sue truppe ovunque. I soldati si nascondevano tra i salici ricurvi sugli argini del fiume, si mimetizzavano nei prati e in mezzo all’orzo che cresceva nei campi vicini, alcuni si erano accampati anche più vicino, tra i faggi del parco in cui vivevano i cervi del re. All’improvviso, era apparso un messaggero di re Enrico II, il conte Gilberto di Gloucester, detto il Rosso, che ordinava alla nuora di liberare il giovane Simone di Montfort, accompagnare il conte a Gloucester, e unirsi alla famiglia reale a Canterbury. In pratica, di arrendersi ai baroni. Mai Eleonora avrebbe voluto arrendersi, proprio ora che il suo adorato Edoardo si trovava prigioniero nel castello di Kenilworth. Enrico era il loro re, per quanto debole: quante volte aveva sentito Edoardo lamentarsi di suo padre. Dalla battaglia di Lewes, conclusasi un mese prima, Simone di Montfort teneva sia Enrico sia Edoardo in suo potere.
Davvero non vi erano alternative. Lady Eleonora era stata condotta fuori dal castello, mentre le sue dame e la sua piccola figlia l’avrebbero raggiunta in seguito. Lady Eleonora era una donna dal forte temperamento, non poteva lasciare che questo rapimento della sua reale persona proseguisse senza protestare di nuovo.

Gilberto di Gloucester, la mia vendetta calerà su di voi. Nessuno tratta in questo modo una futura regina.

L’aspetto interessante di quando si leggono romanzi storici, che riguardano figure femminili dimenticate nel corso dei secoli, è che quasi sempre sono raffigurate figure di donne coraggiose, ardimentose, pronte a sfidare il loro destino. È il caso di Lady Eleonora, spagnola di nascita, figlia di Ferdinando III il Santo, re di Castiglia e Leon e della sua seconda moglie Giovanna di Dammartin.
Più istruita della maggior parte delle regine medievali, la “Rosa di Castiglia” fu una regina e una donna eccezionale. Crebbe durante la Reconquista spagnola, suo padre, Ferdinando, era un eroe militare. Alfonso X, suo fratello maggiore, era un uomo di cultura e intelligenza straordinarie. Ossessionata dal dovere per tutta la vita, donna d’affari che amava accumulare proprietà, era impetuosa e determinata e le toccò di vivere in anni turbolenti e tempestosi, ma ciò non stravolse la sua forte personalità, anzi.

Straordinaria l’esistenza di Eleonora che sposò a soli dodici anni nel 1254, a Las Huelgas, Edoardo Plantageneto, dal quale ebbe 16 figli. Obbligata a lasciare l’Inghilterra dopo la vittoria dei baroni nel 1264, vi ritornò l’anno seguente dopo la battaglia di Evesham, che vide la sconfitta di Simone di Montfort.
Nel 1270 accompagnò il marito all’ottava Crociata, giusto per dimostrare, ammesso che ce ne fosse stato bisogno, che tipo di donna fosse. Il 19 agosto del 1274, Eleonora fu incoronata insieme al marito Edoardo.

Anche lei doveva dimostrare di essere una guerriera, una principessa guerriera, e sostenere Edoardo in ogni modo possibile.