La scultura raccontata da Rudolf Wittkower
- Autore: Non disponibile
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
Rudolf Wittkower, nato a Berlino nel 1906 e morto a New York nel 1971, è stato storico dell’arte e ha insegnato all’università a Londra e alla Columbia University di New York. Il libro raccoglie dodici lezioni di storia della scultura dall’antichità al novecento tenute nel 1968 all’Università di Cambridge ed è consigliato a chi volesse approfondire le sue conoscenze sulla storia della scultura in quanto è un testo ancora attuale. Inoltrandosi nella lettura si coglie subito un aspetto importantissimo e cioè la scorrevolezza del testo che consente di essere apprezzato da chiunque, anche da non addetti al lavoro. Sembra di essere lì, presenti all’università, tra quei banchi e, come se il tempo si fosse annullato, le lezioni appaiono moderne, raccontate con semplicità nonostante l’altissimo livello del docente. La novità consiste nel modo in cui il professore legge le opere d’arte: non parte dal prodotto finito, da interpretare come manufatto estetico e lavoro compiuto, ma ne racconta la genesi, il metodo compositivo e le tecniche di lavorazione, il rapporto con i diversi materiali (marmi diversi, argilla, bronzo, ecc), l’organizzazione del lavoro medesimo e gli apporti dei collaboratori della bottega dell’artista, il rapporto con il luogo di produzione e quello di destinazione. Di un’opera sappiamo se deriva da un unico blocco di lavorazione o se è frutto della realizzazione in più parti poi assemblate, dei rapporti plastici e volumetrici della composizione. Indaga con attenzione sulle tecniche esecutive e racconta episodi, aneddoti, come nel caso di Bernini che a Parigi, nel 1665, per realizzare il busto di Luigi XIV dovette ripiegare su marmo francese:
“Sappiamo che ordinò tre blocchi diversi, e di fatto cominciò a lavorare tutti e tre simultaneamente (…). Persino il blocco che infine prescelse era troppo fragile per l’esecuzione tecnicamente abbagliante che aveva in mente. Egli desiderava mostrare il sovrano con la sua splendida parrucca regale, che ne circondava il capo come un’aureola. L’orgoglio professionale esigeva che ne rendesse i riccioli in modo realistico, liberamente fluenti. Ma Bernini temeva che il marmo si sarebbe spezzato se egli avesse impiegato un cesello per gli intagli da sotto. Pertanto dovette impiegare il trapano in misura maggiore che in qualsiasi sua opera in marmo, ed i fori delle punte sono facilmente riconoscibili ovunque”.
Dobbiamo a Wittkower lo studio sul lavoro di ricerca che impegnò Michelangelo nella scelta dei marmi direttamente nelle cave. La storia dell’arte si relaziona, quindi, alla situazione di lavoro, alle tecniche di esecuzione, di trasporto dei materiali, insomma si legge simultaneamente l’opera d’arte e la situazione storica e ambientale in cui è stata prodotta.
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