La sorpresa strategica di Gorizia e le spallate del Carso del 1916
- Autore: Roberto Bencivenga
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
È fuori discussione che tra tutti i saggisti impegnati in ricostruzioni tecniche nell’immediatezza della conclusione del conflitto 1915-18, non ci siano autori più competenti ed efficaci di due ex componenti degli Stati Maggiori nel conflitto: il generale dell’Esercito Roberto Bencivenga e, per l’Aviazione, il teorico della guerra aerea Giulio Douhet.
Del primo, ufficiale di carriera di artiglieria, le edizioni Gaspari hanno ripreso l’imponente studio critico sulla Grande Guerra, redatto in cinque volumi tra il 1930 e il 1938. La terza monografia, scritta nel 1935, è stata riproposta dalla casa editrice udinese nel 2016, in un albo della collana “La storia raccontata” e illustrata, La sorpresa strategica di Gorizia e le spallate sul Carso del 1916 (di grande formato, 21x26 cm, con tante fotografie e cartine in bianco e nero, alcune a colori, 112 pagine), curato con straordinaria applicazione da Paolo Gaspari e Roberto Bencivenga jr. Vale a dire, dal noto storico ed editore, soprattutto di testi validissimi di storia delle guerre mondiali e dal pronipote del generale, che ha messo gli archivi fotografici familiari a disposizione anche di questa pregevole pubblicazione, come ha fatto un altro discendente, Gianluca Badoglio.
Volume ben articolato, si avvale di un saggio introduttivo del colonnello Cristiano De Chigi sul rapporto tra Bencivenga e Cadorna e di un contributo finale del prof. Giancarlo Tartaglia sul vissuto e i valori del Bencivenga stesso.
Nel ventennio è stato parlamentare, irriducibile antifascista, anche giornalista e presidente nazionale della Federazione della Stampa.
Dopo l’8 settembre 1943 resistente e componente del ClN, poi nuovamente deputato per l’Uomo qualunque. “Uno dei Padri dell’Italia repubblicana”, morto nel 1949 a 77 anni.
Nell’Esercito regio, stretto collaboratore del comandante supremo fino all’agosto 1917, poi silurato dal generalissimo per incomprensioni personali, venne posto da Diaz alla testa di reparti combattenti sul finire vittorioso della Grande Guerra.
Nell’inquadrare la sua carriera, Tartaglia sottolinea che nell’anno e mezzo in cui fu braccio destro del generale Cadorna per le operazioni belliche, dimostrò padronanza della logistica, rilevante in una guerra di materiali, altra qualità, la lucida intelligenza strategica nell’interpretazione degli eventi, confermata nella successiva carriera saggistica, in cui spicca la ricostruzione delle operazioni nella primavera-estate 1916. Ad agosto la presa di Gorizia e prima, a giugno, un’impresa logistico-tecnica: “la parata” della Strafexpedition austroungarica, con la creazione nella pianura veneta di una nuova armata da impegnare nel caso il nemico avesse sfondato nell’Asiaghese.
La presa di Gorizia risultò una delle maggiori vittorie dell’Intesa in una guerra in cui i grandi strateghi non brillarono. Fu la prima e unica città dell’Impero asburgico strappata al nemico (raggiungemmo Trento e Trieste solo il 3 novembre 1918, alla vigilia della cessazione delle ostilità) e costituì uno dei pochi successi di tutti gli alleati antigermanici, Gran Bretagna, Francia, Russia, Italia, nell’intero conflitto segnato dallo stallo delle trincee e dalla prevalenza della difesa sull’offesa.
Per il generale Bencivenga, l’Italia poteva andare fiera di questa campagna, drammatica in alcuni momenti e brillante per quanto poteva consentirlo quel tipo di guerra.
Mise a dura prova l’energia dei combattenti, i nervi e il cervello dei capi.
Superata la crisi dell’inverno 1916, dopo le “spallate” infruttuose sull’Isonzo e nel Carso del primo semestre 1915, non si può non rilevare il “magnifico progresso realizzato dal nostro esercito”, sotto l’aspetto tecnico e morale,
Mentre l’avversario non dava tregua e noi non davamo tregua all’avversario.
Il miglior elogio che si possa fare a ufficiali e gregari è dato dalla proposta del premier britannico Lloyd George, nel gennaio 1917, di far gravitare in Italia le offensive principali interalleate, sotto la condotta del Comando Supremo italiano, per vincere la guerra disgregando l’Austria.
Senza dubbio, in proporzione alle proprie forze, l’azione dell’Esercito italiano può dirsi la più redditizia di quella degli altri eserciti della coalizione.
Il colonnello francese Corda esaltava i “buoni” risultati complessivi della campagna italiana del 1916, mettendo in risalto le dure perdite inflitte agli austriaci (200mila uomini fuori combattimento dal 1 agosto e 45mila prigionieri sul solo fronte dell’Isonzo) e osservando che i soldati in grigioverde avevano anche già resistito, nel maggio/giugno, allo sforzo offensivo di 38 divisioni dal Trentino, molte sottratte ai fronti in Bucovina e Galizia, in pratica la metà dell’esercito austroungarico.
Nel complesso, l’azione italiana aveva efficacemente cooperato allo sforzo comune degli alleati, non tanto per i pochi chilometri di terreno guadagnati, quanto per il costante logoramento degli avversari.
Un altro saggista dell’epoca, il generale Bollati, nel valutare tecnicamente a sua volta gli avvenimenti del 1916, concludeva che il bilancio dell’anno 1916 va consolidato in cinque risultati. Una nostra vittoria difensiva.
Cinque battaglie offensive, due delle quali, sesta e nona, capaci di assicurare vantaggi tangibili. La distrazione di forze austroungariche da altri fronti, più di dieci divisioni. L’aver costretto a impegnare numerosissimi complementi. Il consumo obbligato di un’ingente quantità di munizioni e grandi proiettili delle artiglierie pesanti.
Il nostro esercito, oltre a combattere per se stesso e per i nostri fini particolari come nel 1915, aveva assunto importanza come fattore efficiente e prezioso nella guerra di coalizione.
La sorpresa strategica di Gorizia e le spallate del Carso del 1916
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La sorpresa strategica di Gorizia e le spallate del Carso del 1916
Lascia il tuo commento