La sposa del Nord
- Autore: Piero Isgrò
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2014
"Un romanzo basato su fatti autentici, intenso, in cui i personaggi, sullo sfondo di un’Italia post unitaria in bilico tra passato e futuro si rivelano nei loro tratti umani." (seconda di copertina)
Giselda Fojanesi è "La sposa del nord", titolo dell’ultimo romanzo di Piero Isgrò, edito da Arkadia ad Aprile del 2014. L’ambientazione è una Sicilia di fine Ottocento, annessa all’Italia politicamente ma non ancora socialmente.
Piero Isgrò, giornalista e scrittore, infatti, mette in luce una terra selvaggia, povera e legata ancora alle superstizioni, ai pregiudizi, ai bigottismi e alle maldicenze; immobile, quindi, sugli usi e i costumi del primo Ottocento e per niente proiettata verso i venti di novità del nuovo secolo.
Giselda non è così. Lei è cresciuta in una Firenze che stava almeno mezzo secolo avanti rispetto alla Sicilia. E’ bella, onesta, istruita e di buona famiglia, ma ha un “peccato”, uno solo, è povera. La povertà per una ragazza dell’Ottocento equivaleva a sottomettersi ad un destino crudele che poteva obbligarti a entrare in convento o sposare qualcuno che avrebbe ritenuto la tua condizione economica una ragione valida per renderti sua schiava. Quest’ultima è la via che Giselda è costretta a percorrere.
Giunta a Catania, dove ottiene un impiego da insegnante in un convitto di ragazze grazie all’aiuto dell’amico Giovanni Verga, la nostra eroina conosce il poeta Mario Rapisardi, uomo gretto, violento e vanaglorioso che la sposa. Moglie costretta dalla sua situazione finanziaria, dalla madre che la pressa, da un lungo ed estenuante corteggiamento da parte del vate catanese che si dichiarò insistentemente con pose plateali, causandole l’allontanamento dal posto di lavoro e dalle convenzioni sociali del tempo.
Solo in seguito scopriremo che Giselda accetta la “salvezza” del matrimonio spinta dal fatto di aver perso la verginità col Verga durante la prima traversata in mare che da Firenze l’ha portata a Catania.
Vivere in una città come Catania nell’Ottocento per una giovane, bella, intelligente e del Nord non era certamente facile. Giselda non era libera, non lo era in famiglia, sotto l’occhio sempre vigile e malevolo della suocera e della cognata, non lo era nella società che la considerava una "facile" poiché straniera, non lo era con il marito che le dimostra subito dopo il matrimonio una gelosia irrazionale e violenta.
Per vivere o meglio sopravvivere Giselda cerca di coltivare le sue vecchie amicizie, in particolare quella con Giovanni Verga e la sua famiglia, si dedica alle letture e incomincia a scrivere brevi racconti che le vengono presto pubblicati. Giselda si rifugia nel suo mondo, finché un giorno durante un breve soggiorno a Firenze incontra casualmente Verga e ricade nella tentazione. Tentazione fatale perché il marito scoperto il tradimento la scaccia da casa.
Inutili tutte le umiliazioni e le violenze subite per dodici lunghi anni in cui Giselda non poteva affacciarsi dal balcone perché i catanesi se la sarebbero “mangiata con gli occhi”, la sua posta era quotidianamente controllata, era obbligata ad andare a messa alle cinque del mattino e sempre accompagnata dalla cognata, di notte doveva costantemente controllare che il lumino acceso sul comodino non si spegnesse perché il poeta aveva terrore del buio, era costretta a portare il lutto per il suocero che non aveva neanche conosciuto, era bastonata a ogni cambio di umore del marito che la tradiva spudoratamente persino nella sua stessa città natale quelle poche volte che si recavano.
Povera, sola e segnata a dito dalla società bene, Giselda riesce a ricostruirsi una vita insegnando, laureandosi, viaggiando e impegnandosi nel sociale.
“Giselda è una femminista ante litteram” così la definisce Piero Isgrò che ne ricostruisce un ritratto storico ma anche introspettivo veritiero e appassionante. In questo suo ultimo romanzo viene ricostruito il contesto storico e sociale in cui Giselda visse e in parte anche la figura di Mario Rapisardi e quella di Giovanni Verga, due protagonisti dell’Ottocento catanese.
"Ma l’uno (Mario) le aveva rovinato la vita l’altro (Giovanni) le aveva spezzato il cuore".
La sposa del nord
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Ho creduto e crederò sino all’ultimo istante che flagellare i malvagi e smascherare gli ipocriti sia opera generosa e dovere massimo di scrittore civile. M. Rapisardi