La strada blu (viaggio in Canada)
- Autore: Kenneth White
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2012
Kenneth White, classe 1967, ama definirsi scozzese d’origine, francese d’adozione, europeo di spirito e mondiale d’ispirazione. Mister (o forse sarebbe meglio dire Monsieur?) White possiede un concetto di scrittura di viaggio fuori dal comune: leggere un suo racconto è un’esperienza letteraria, poetica, culturale, religiosa, geopolitica e sensoriale. Un’avventura straordinaria. Colori, forme, suoni, visioni, pensieri, poemi, ricordi e oltre.
Anche con la La strada blu (viaggio in Canada) (Amos Edizioni, prima edizione italiana 2012, trad. S. Mondino) non si rimane di certo seduti in poltrona. Ci si ritrova infatti nel 1983, mentre si vive in prima persona il suo vagabondaggio nel Labrador, seguendo il corso del fiume San Lorenzo.
Kenneth-ragazzino ebbe un segno premonitore dal destino: all’età di undici anni ricevette in dono un libro illustrato raffigurante indiani, eschimesi, montagne, pesci e lupi bianchi ululanti rivolti alla luna. Ne rimase folgorato, tant’è che trentanni dopo decise di intraprendere un viaggio proprio in quelle terre le cui immagini gli rimasero così impresse nella memoria. Questo sentimento che nulla accade per caso, lo ritroviamo spesso nel suo racconto di viaggio. Certo, bisogna allertare tutti i sensi ed essere pronti a cogliere i segni del destino. Ad esempio, come non poter cogliere la voce di Duke Ellington in Take the train mentre si è seduti in un anonimo bar di Montréal? Oppure come non accettare una birra dal nome "Molson Brador", nome che richiama così chiaramente il Labrador? Tutto è relativo, ma non per l’ormai Kenneth-adulto, già pronto a salire sull’autobus e a percorrere a piedi la strada 138 fino alla fine.
“Il senso del mondo completamente aperto. Il senso della materia grezza. Il senso dello spazio americano. I sensi. Non li approfondiamo mai abbastanza. Ma prima bisogna aprirli tutti, spalancarli. Forse, alla fine, un solo senso, immenso. È meglio che tutto rimanga plurale e in movimento. Una coerenza aperta… Non vogliamo che Dio, o l’Uno, venga di nuovo a mettersi in mezzo, E se anche dovessimo ritornare all’Uno, non sarà più lo stesso”.
Lungo il suo cammino incontra degli “amerindiani” annoiati o convinti, degli sciamani, bariste sexy e librai chiacchieroni; visita le riserve indiane, frequenta i bar locali e partecipa persino a una festa di matrimonio. Coglie ogni occasione, senza orari, senza mete fisse. Con humour e poesia.
In questa avventura non si è soli: gli amici Rilke, Kerouac, Whitman, Hesse, Camus, Thoreau, Melville, D.H. Lawrence sono sempre pronti con le loro citazioni a creare ponti culturali e a infonderci emozioni.
Troppe sarebbero le citazioni, troppi i rimandi. Trascrivo quella che mi ha colpito di più:
“Ero ebbro di vento. Ebbro del grande rumore bianco del San Lorenzo. Ebbro d’idee. Idee-pesci, idee-uccelli. Pensieri che nuotano e che volano. Filosofia oceanica. Perché scrivere? Per non diventare completamente pazzo di questa ebrezza. Di questa ebrezza bianca che è la fonte di tutta la più vera scrittura.”
Lascio ai futuri lettori-viaggiatori la sensazione completa della scoperta della strada blu. Ah! Ma perché “blu”? La risposta non la conosce nemmeno lui: confessa che “c’è il blu del cielo, il blu del fiume San Lorenzo e il blu del ghiaccio”. Buon viaggio!
La strada blu (viaggio in Canada)
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