La terra senza il sole. Il mondo senza donne di Virgilio Martini

Perché un libro finisce fuori catalogo? A volte perché lo scarso successo ottenuto contrasta con le logiche imprenditoriali, e induce a metterlo da parte. A volte, invece, perché dà fastidio a qualcuno: è il caso di questi due mini-romanzi di Virgilio Martini, non abbastanza ricordato scrittore pratese, dei quali soprattutto il secondo causò non poche difficoltà al suo autore. Nessun editore, infatti, voleva prendersi la responsabilità di pubblicarlo, considerando anche il fatto che Martini era autore inviso al regime: infatti la prima edizione, del 1936, fu firmata con lo pseudonimo di “Letrusco”.

Non solo: il romanzo dovette anche sottostare a un processo per oscenità, e, malgrado l’assoluzione, questo non agevolò certamente la sua diffusione.
In definitiva, quale che sia il motivo, La terra senza il sole e Il mondo senza donne sono al giorno d’oggi praticamente introvabili, salvo qualche copia reperibile sul mercato dell’usato. Questo è un vero peccato, perché, al di là del politicamente scorretto (è ovvio che questi due scritti vanno contestualizzati, e che probabilmente oggi incontrerebbero difficoltà di tipo diverso legate a classificazioni che verrebbero considerate razziste e omofobe), la distopia umoristica di Martini tocca dei nervi ancora scoperti e si rivela, sebbene a grandi linee, profetica (del resto, se così non fosse non potremmo definirla distopia).

La terra senza il sole è basato su di una precedente commedia dello stesso Martini, Tornare un passo indietro, apprezzata da Bontempelli e da Pirandello ma mai rappresentata a causa delle grosse difficoltà di messa in scena.
Martini non era forse un buon commediografo, ma il breve romanzo che trasse dalla sua sfortunata opera è un piccolo gioiello. Il mondo che ci presenta è un mondo in cui impera lo spleen: il lavoro è delegato ai gorilla, misere figure di contorno al servizio degli uomini, i quali non fanno altro che dormire tutto il giorno. L’amore non esiste, il sesso è deludente, l’unica droga è il fumo, per tutti e in ogni momento. Fino a che, per una serie di circostanze, nella mente di un uomo non balena un’idea per riscuotere l’umanità dal torpore: spostare la terra dalla sua orbita e allontanarla dal sole.
Creazione di un nuovo mondo o suicidio collettivo? Da quel momento in poi, la narrazione abbonda di elementi a noi ben noti: la prevaricazione della maggioranza sulla minoranza, il lavoro (che si rende necessario per portare a termine il progetto) mitizzato come senso della vita, l’incosciente entusiasmo che si trasforma in paura via via che ci si avvicina all’ora X, l’attaccamento alla religione in punto di morte, che poi svanisce quando l’ultima ora si allontana nuovamente (dissento dalla visione di alcuni critici che hanno visto nella posizione di Martini un’esaltazione della fede come risposta a ogni domanda).
Il mondo senza donne, il romanzo “osceno”, ipotizza invece un’epidemia che, pian piano, uccide tutte le donne fertili del pianeta, fino a che un ebreo non rivela di avere una figlia ancora in età fertile, e la offre contro pagamento, costruendo un impero. Politicamente scorrettissimo verso gli ebrei, i neri (un improvvisato dittatore che approfitta della situazione), i gay (artefici della costruzione del virus), le stesse donne (concepite come incubatrici, ma anche come detentrici di potere), va affrontato con lo stomaco corazzato, ma, se ci si riesce, è un altro piccolo gioiello.

Una nota per i lettori. L’edizione del 1987 di Marino Solfanelli Editore di Chieti comprende anche molte utili notizie biografiche sull’autore, una storia a grandi linee della genesi e pubblicazione delle opere e molte annotazioni critiche. Riuscendo a procurarsela, rappresenta un’occasione irripetibile per approfondire il mondo di un autore quasi sconosciuto e riflettere sulle sue previsioni che, alla fin fine, non si sono rivelate poi così sbagliate.