La treccia
- Autore: Laetitia Colombani
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2018
La treccia (Editrice Nord), romanzo d’esordio della sceneggiatrice, regista e attrice francese Laetitia Colombani, è stato un fenomeno editoriale, una vera rivelazione, fin dalla sua prima uscita in Francia: dopo aver suscitato l’interesse di molte case editrici straniere alla London Book Fair dello scorso anno, è ora in corso di traduzione in 26 paesi.
Proprio come indicato dal titolo, il romanzo racconta di tre donne legate da una treccia o, in altre parole, di tre destini uniti come le ciocche di una treccia.
India, Italia e Canada. Smita, Giulia e Sarah. Donne diverse in luoghi diversi che nulla sembrano avere in comune; eppure, senza conoscersi e senza esserne consapevoli, animate da uno stesso coraggio, queste tre donne condividono una battaglia per la libertà, contro le discriminazioni e contro i pregiudizi.
Villaggio di Badlapur, Uttar Pradesh, India.
Smita è una dalit, un’intoccabile, una razza a parte, giudicata troppo impura per mescolarsi agli altri, un rifiuto spregevole che va scartato. Come lei, milioni di altre persone vivono ai margini dei villaggi, della società, alla periferia dell’umanità:
“Ogni mattina lo stesso rituale. Come un disco rotto che suona all’infinito la stessa sinfonia infernale, Smita si sveglia nella squallida baracca in cui vive, nei pressi dei campi coltivati dai jat. Si lava la faccia e i piedi con l’acqua che la sera prima ha preso al pozzo riservato ai dalit. Impossibile avvicinarsi all’altro, quello delle caste superiori, sebbene sia più vicino e accessibile. C’è gente che è morta per molto meno. Smita si prepara, pettina i capelli di Lalita, dà un bacio a Nagarajan. Poi raccoglie la sua cesta di giunco intrecciato, la cesta che era stata di sua madre e la cui sola vista le dà il voltastomaco, quella cesta dall’odore persistente, acre e indelebile, che porta tutto il giorno come si porta una croce, un fardello osceno. Quella cesta è il suo calvario. Una maledizione, un castigo. Forse per una colpa commessa in una vita precedente, da pagare, espiare. Questa vita in fondo non è più importante di quelle passate, né di quelle a venire, è solo una delle tante, diceva sua madre”.
Palermo, Italia.
Giulia è una ragazza decisa e intraprendente che non frequenta, come i suoi coetanei, bar o discoteche. Preferisce il silenzio ovattato della biblioteca comunale, in cui si reca ogni giorno all’ora di pranzo: lettrice insaziabile, Giulia adora la quiete delle grandi sale tappezzate di libri, turbata soltanto dal fruscio delle pagine.
“Da quasi un secolo, la sua famiglia vive della « cascatura », la tradizione siciliana di conservare i capelli tagliati o caduti spontaneamente per ricavarne parrucche e toupet. Fondato nel 1926 dal bisnonno di Giulia, quello della famiglia Lanfredi è l’ultimo laboratorio di questo genere ancora in attività a Palermo. Dà lavoro a una decina di operaie specializzate che districano, lavano e trattano le ciocche di capelli che, una volta assemblate, vengono spedite in Italia e in Europa. Il giorno in cui aveva compiuto sedici anni, Giulia aveva deciso di lasciare la scuola per aiutare suo padre al laboratorio”.
Montréal, Canada.
Ogni giorno che comincia, per Sarah Cohen, equity partner del prestigioso studio legale Johnson & Lockwood, uno tra i più rinomati della città, è una continua lotta contro il tempo. Da quando si alza, fino a quando si rimette a letto:
“Ogni mattina si sveglia alle cinque. Non c’è tempo per dormire, ogni secondo è contato. La sua giornata è cronometrata, millimetrata, come i fogli di carta che compra ogni anno per le lezioni di matematica dei bambini. Sono lontani ormai gli anni della spensieratezza, prima del lavoro, della maternità, delle responsabilità. […].
Sarah aveva costruito un muro perfettamente ermetico tra la sua vita professionale e quella familiare; ciascuna seguiva il proprio corso, come due rette parallele che non s’incontrano mai. Era un muro fragile, precario, che ogni tanto si crepava e che un giorno, forse, sarebbe crollato. Ma non le importava”.
Sono tre donne che si trovano ad un punto cruciale della loro esistenza.
Smita ha preso una decisione che fin da subito le è apparsa irrevocabile: sua figlia andrà a scuola. Non porterà Lalita con sé, non le non mostrerà il lavoro dei pulitori di latrine; e quando il suo progetto sembra perdere ogni possibilità di realizzarsi, troverà il coraggio di lasciare tutto, di fuggire con la figlia alla ricerca di un futuro migliore.
Giulia, invece, dopo l’incidente che ha lasciato il padre in coma, ha scoperto che l’impresa di famiglia si trova sull’orlo del fallimento. Contro il parere della madre e della sorella maggiore e dopo molti ripensamenti, la giovane troverà nuove strategie per salvare l’azienda e, con esse, l’amore.
Sarah, cerca in tutti i modi nascondere la malattia – il cancro – al suo capo, ai colleghi, ai figli e, in fondo, anche a se stessa, così da non dover rinunciare al ruolo di donna e di avvocato di successo che ha faticosamente raggiunto.
Ma quello dello studio legale è un ambiente che non perdona alcun momento di debolezza, né ammette una malattia dal decorso lungo, insidioso, che logora e indebolisce: lei, che ha sacrificato tutto in nome del lavoro, oggi viene sacrificata a sua volta sull’altare dell’efficienza, della produttività e del rendimento.
Per i colleghi non è più un avvocato malato, ma una malata che fa l’avvocato.
Il cancro l’ha isolata, allontanata dagli altri: proprio come Smita, di cui non immagina neppure l’esistenza dall’altra parte della Terra, Sarah è diventata un’intoccabile, una reietta della società.
Ma se contro la malattia Sarah sa come combattere, ha armi, terapie, medici su cui contare, qual è la cura contro l’esclusione, contro la discriminazione?
In questo primo romanzo, costruito con straordinaria maestria, Laetitia Colombani attinge agli innumerevoli riferimenti che sui capelli troviamo nella storia di tutte le società, dalle più antiche ad oggi.
Segno di salute, di avvenenza e di bellezza, il loro taglio è stato espressione, nelle diverse tradizioni religiose e culturali, di sacrificio, persino di perdita della propria identità profonda.
Una particolare simbologia lega i capelli al dolore e al lutto o, comunque, a una trasformazione netta della propria individualità. Anche i trattamenti rituali dei capelli, di cui l’espressione più evidente è il taglio della capigliatura nelle cerimonie d’iniziazione e di consacrazione, possiedono una grande valenza: essi rappresentano la rinascita dell’anima e del corpo.
Sono dunque i capelli, e il loro valore simbolico, a tenere saldamente unite queste tre vicende, che si alternano e si intrecciano perfettamente, andando a formare il tessuto di un unico ed originale elemento narrativo che, caratterizzato da una scrittura fluida e coinvolgente, saprà sicuramente raggiungere le corde più profonde di ogni lettore.
La treccia
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Il libro più bello che ho letto quest’anno, intenso, struggente, coinvolgente. Spero ne seguano altri, la Colombani sa toccare le corde delle donne in un modo incredibile.