La veranda cieca
- Autore: Herbjørg Wassmo
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
"La poesia era in agguato nei dettagli. Nel gocciolare tanto atteso di una grondaia rotta, per esempio. Ma era una poesia schiva e negletta, come un bambino abbandonato cui nessuno vuole dare nutrimento e amore. Della magia della vita la povera gente si accorgeva raramente."
Questa sono le parole che riassumono meglio l’atmosfera descritta e che fa da cornice al libro "La veranda cieca" di Herbjørg Wassmo. Questo libro potrebbe essere definito romanzo di formazione, ma ogni lettore attento, intelligente ed appassionato, sa che collocare un’opera letteraria in un genere preciso è difficile e risulta spesso molto riduttivo, specialmente se, come in questo caso, si è di fronte ad una storia complessa ed importante.
"La veranda cieca" (titolo originale del libro "Huset med den blinde glassveranda", pubblicato in Norvegia nel 1981 ed in Italia da Iperborea nel 1989 con la traduzione di Danielle Braun Savio) apre una trilogia composta anche da "La stanza muta" e "Cielo a nudo", volumi che hanno dato tutti all’autrice successo di critica e di pubblico a livello internazionale.
La vicenda, con protagonista la giovanissima Tora, si svolge in un’isola sperduta di un arcipelago dell’estremo nord della Norvegia negli anni Cinquanta, presumibilmente quello delle Vesterålen, che si trovano oltre il Circolo Polare Artico nella contea del Nordland e sono costituite da cinque isole principali e molte altre minori, attualmente divise in cinque comuni.
Racconta appunto di Tora, una pre-adolescente, mingherlina e con i capelli rossi, che vive con la madre Ingrid, che è stata costretta a crescerla da sola.
La protagonista è nata infatti da una relazione più o meno segreta tra Ingrid e un uomo di nazionalità tedesca, al tempo dell’occupazione della Norvegia da parte della Germania durante la Seconda Guerra Mondiale e, durante il conflitto, la donna è rimasta sola subito dopo essere rimasta incinta in seguito alla morte dell’uomo.
La vita di Tora non è facile, costretta ad aiutare la madre nelle faccende domestiche e a cavarsela da sola in molte situazioni come se fosse già adulta, perché Ingrid lavora in uno stabilimento di essiccazione del pesce per tante ore al giorno e non ha tempo di starle molto dietro.
La comunità dell’isola di Oya, che in norvegese significa semplicemente isola, come se l’autrice scegliesse di non svelare il nome esatto della località dove desidera ambientare la storia, è costituita prevalentemente da operai, allevatori e soprattutto pescatori. Gli abitanti dell’isola credono che la ragazzina sia figlia del peccato, perché nata da una relazione "sbagliata", avvenuta tra una donna della loro terra e un tedesco, considerato all’epoca della guerra un nemico, per questo tendono a farla sentire diversa, non completamente accettata e integrata.
La situazione è resa molto difficile e a tratti addirittura drammatica dalla presenza nella loro casa di Henrik Toste, il compagno della madre, un uomo violento e con il vizio del bere, il quale spesso approfitta dell’assenza di Ingrid per insidiare Tora e provare a farle violenza. Il romanzo si apre proprio con il racconto del "Pericolo", come l’autrice lo definisce, per indicare la situazione di paura provata da Tora quando si trova da sola in casa con l’uomo.
Herbjørg Wassmo descrive in modo particolareggiato il bisogno di nascondersi della ragazzina nella sua stanza, di difendersi, non potendo contare sull’aiuto della madre, alla quale non dice nulla perché teme non le crederebbe, o forse semplicemente si vergogna di questa situazione e non vuole coinvolgerla dandole un’ulteriore preoccupazione.
La vita dura della protagonista è rallegrata dai momenti vissuti all’aria aperta sulla sua amata isola grazie ai giochi con i suoi amici coetanei, dalle ore trascorse a scuola con la giovane ed intelligente maestra Gunn Helmersen, brava nel saper comprendere il carattere, le capacità e la sensibilità di Tora e dalla presenza della zia Rakel, sorella della madre, capace con la sua determinazione, il suo coraggio e il suo luminoso sorriso di infondere ottimismo e generare speranza nelle persone che le sono accanto.
Il libro prende il titolo dall’immagine con la quale l’autrice descrive la casa che "quando la luce era accesa sul davanti della casa e lanciava bagliori bianchi sulle creste del mare in burrasca, l’intera veranda aveva l’aspetto di una grande orbita cieca."
Un passaggio importante che determina una svolta nella storia è rappresentato da un viaggio compiuto da Ingrid, Rakel e Tora a Breiland, città della contea del Nordland, a bordo di una barca a motore, quando la zia decide di farsi accompagnare da sorella e nipote ad un appuntamento dal dentista per cogliere l’occasione di trascorrere del tempo insieme stando lontane dagli uomini, per parlare e cercare di comprendere i rispettivi punti di vista. Il tempo trascorso insieme grazie anche alla solidarietà femminile permette loro di sentirsi nuovamente più affiatate e più unite. Il loro ritorno sarà reso amaro dalla triste notizia che un incendio ha distrutto lo stabilimento del pesce di zio Simon, marito di Rakel. Il fatto mette a dura prova la vita dei due coniugi provocando uno stato di profonda depressione nell’uomo, al punto da obbligare la donna ad incaricarsi in prima persona di risollevare le sorti economiche della famiglia.
"La veranda cieca" è soprattutto un romanzo al femminile, dove le donne sono certamente i personaggi più forti, più coraggiosi, più vitali. I loro dialoghi sono tra le pagine più belle del romanzo, come quello tra Rakel e sua nipote Tora in cui la ragazzina le descrive la bellezza di una delle sue letture e la zia, confessando di non avere il tempo per i libri, viene consigliata dalla nipote con le seguenti parole:
"’Dovresti farlo, sai zia’ Si accalorò Tora. ’Non ti puoi immaginare... è così triste, così bello...’"
Tora arriva anche a desiderare di conoscere il suo vero padre e di andarlo a trovare in Germania, ma il suo sogno svanisce nel momento in cui la zia le confida che è morto in seguito alle ferite riportate nei combattimenti.
Tanti sono i personaggi che animano il racconto molti dei quali abitano nella Casa dei Mille, così chiamata per la presenza di molte persone di bassa estrazione sociale, tra cui vale la pena ricordare Elisif, donna molta religiosa, di fede pentecostale, madre di numerosi figli, vicina di casa di Ingrid e Tora, amici e compagni di giochi della protagonista. La vita di Elisif viene sconvolta dalla perdita di un figlio per le complicazioni avvenute durante il parto, che faranno impazzire di dolore la donna mettendo in crisi le sue convinzioni religiose.Tra gli altri personaggi importanti ci sono Randi, una donna che ama cucire abiti, suo marito e soprattutto il loro figlio Frits, ragazzino sordomuto con il quale Tora intreccia una speciale e profonda amicizia, ma che sparisce improvvisamente dalla sua vita così come misteriosamente è apparso.
La parte conclusiva del romanzo è segnata da un evento drammatico che coinvolge la protagonista e che tuttavia si risolve in un modo positivo, ma con un finale aperto come nella tradizione dei grandi autori. Herbjørg Wassmo sa coniugare perfettamente nella sua narrazione drammaticità e poesia, fantasia e limpidezza di sguardo, ma anche un cupo realismo a cui fa immediato seguito un sorprendente ottimismo.
Nata nel 1942 proprio nell’arcipelago delle Vesterålen, dove tuttora vive, ha insegnato per molti anni prima di dedicarsi alla scrittura. Ha cominciato con una raccolta di poesie, prima di affermarsi con "La veranda cieca" per il quale ha ricevuto il Premio della Critica. Nel 1986 ha inoltre ottenuto il Premio del Consiglio Nordico per "Cielo a nudo".
La sua capacità di raccontare la vita dura della sua gente, che deve confrontarsi con una natura ostile che condiziona la vita degli uomini con la sua forza talvolta incontrastata, rende quest’opera affascinante per l’originalità che trasmette. L’autrice dà voce alle persone più deboli, a coloro che sono dimenticati, ma che hanno dignità e una loro forte spiritualità e che cercano con impegno, non sempre riuscendoci, di costruire una vita migliore.
A venticinque anni esatti dall’uscita di questo libro in Italia è importante ricordare un’opera ricca di sensibilità, dove emerge il talento di quest’autrice.
"Questo è forse il libro più crudo e meno elabolarato di tutta la mia carriera"
ha dichiarato l’autrice in un’intervista al press culturale spagnolo Babelia nel 2010.
"Mi stava più a cuore la bambina che scrivere in un linguaggio corretto."
"Ogni giorno di lavoro è eccitante per me, come per il lettore (...) La mia filosofia è riuscire a far leggere i miei libri, soprattutto dai giovani".
La cultura è fondamentale in ogni nazione e lo Stato, per Herbjørg Wassmo, dovrebbe difenderla, tutelarla e capire che gli artisti hanno diritto anche loro a vivere perché sono una risorsa importante. Un messaggio valido che anche molti politici italiani dovrebbero ascoltare e mettere in pratica per valorizzare l’immenso patrimonio culturale di cui disponiamo.
Osservando l’immagine elegante di Herbjørg Wassmo nelle foto che la ritraggono, con i suoi meravigliosi ed espressivi occhi azzurri, chi scrive pensa che il suo volto simboleggi perfettamente la cultura, bella, raffinata, sublime.Tutto ciò che è arte, che è capacità di arrivare al cuore delle persone, di esprimere le proprie emozioni, può permetterci di coltivare quel desiderio tipico dell’animo umano, che sembra a volte irraggiungibile,ma che invece è giusto continuare a sperare di poter raggiungere, di pace, di amore e di eternità.
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