La verità austriaca sull’Ortigara
- Autore: Otto Sedlar
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
Non erano d’accordo nemmeno sull’altezza delle quote alle quali combattevano. Per gli italiani, in zona Ortigara la prima cima conquistata il 10 giugno 1917 saliva a 2101 metri, per gli austriaci si fermava a 2071. La seconda vetta strappata dai nostri si attestava nelle cartografie del Regio Esercito a quota 2003, mentre i comandi imperiali consideravano il rilievo altimetrico quota 2007. Lo si apprende dalla lettura del volume “La verità austriaca sull’Ortigara”, un testo che riprende relazioni e ampi appunti del maggiore del Genio austriaco Otto Sedlar. A cento anni dalla sanguinosa battaglia, la casa editrice Itinera Progetti di Bassano ha voluto ripubblicarlo in seconda edizione (70 foto, 6 cartine, pp. 168 pagine, euro 22,00), a cura di Piero Pozzato, con un corredo fotografico di immagini in massima misura inedite, provenienti dall’imponente archivio privato raccolto dall’imprenditore artigiano Ruggero Dal Molin.
Una battaglia condotta in maniera specularmente opposta: per dieci giorni si videro gli italiani all’attacco e gli austriaci in difesa; per qualche ora del 25 giugno furono gli imperiali a contrassaltare e i grigioverdi a tentare di restare arroccati in cima. Ecco quindi il punto di vista dell’altra parte delle linee, quella delle truppe da montagna dell’esercito della duplice monarchia, posizioni formidabili scelte con cura dopo l’arretramento tattico, a conclusione della Spedizione Punitiva, che dal Trentino l’anno precedente aveva seriamente minacciato il nostro schieramento. La spinta offensiva austroungarica era risultata incontenibile fino all’altopiano di Asiago, fallendo per la nostra resistenza l’obiettivo di dilagare nella pianura veneta e metterci in ginocchio, isolando il grosso del nostro dispositivo, attestato tra la Carnia e il Golfo di Trieste.
Le postazioni approntate dai genieri austriaci sul massiccio dell’Ortigara, sfruttando i ripidi rilievi rocciosi a protezione gli uni degli altri, impensierivano il nostro Comando Supremo, che volle impegnare ingenti forze, dal 10 giugno 1917, per scavalcare quel complesso montano e allontanare il nemico, spingendolo verso la cortina Portule-Verena-Campolongo, più sicura per noi.
A contrastare l’offensiva italiana, condotta con fin troppe truppe e su terreno impervio infausto, l’Austria impegnò l’11a Armata, inferiore numericamente ma ben dotata di artiglierie da posizioni dominanti circostanti. Dello stato maggiore di quelle forze faceva parte il maggiore del Genio Sedlar. Il suo punto di vista, molto puntuale e decisamente coretto nei confronti dell’avversario, è un raro documento di parte avversa.
Se da un lato il curatore, Pozzato, può notare con soddisfazione che le richieste del pubblico hanno indotto l’Editore a ristampare un volume andato esaurito dopo la prima edizione del 2012, dall’altro segnala con rammarico il disinteresse dimostrato dai nostri studiosi per il legittimo punto di vista degli altri. La storiografia italiana ha continuato a trascurare quanto scritto, documentato e argomentato da quella austriaca e ungherese, ignorando interessanti contributi “a specchio”, come quelli di Sedlar. Una disattenzione inspiegabile ed anche un’occasione persa, quella di una lettura a 360° del campo di battaglia, che consentirebbe di cogliere tanti aspetti significativi.
Le numerose immagini a corredo del volume parlano da sole. Ci sono più pagine di fotografie che di testo e da alcune di queste riproduzioni – non a caso riprese anche sulla copertina – si coglie una inaspettata pietas dei soldati austriaci verso i “nemici”, che tanto ostinatamente li hanno impegnati. In piedi sulla ridotta piattaforma sommitale di Cima Ortigara, si dedicano a ricomporre i cadaveri di caduti italiani che lo coprono. Quest’attenzione toccante verso i morti, contrasta con la violenza esercitata dalle truppe d’assalto, nella fulminea controffensiva su quota 2105, che vide i reparti imperiali fare uso dei terribili lanciafiamme, in uno spazio ristretto che non lasciava scampo ai difensori.
Molti gli spunti inediti. Otto Sedlar considera controproducente la tattica austriaca di inseguire gli assalitori respinti, col risultato di lasciare le posizioni sguarnite di fronte all’irruzione di altri attaccanti italiani. Dopo i primi successi grigioverdi del 10 giugno e le tante inutili perdite dei giorni seguenti, nelle note del maggiore si osservano segni di difficoltà tra le file imperiali. Diventa evidente la preoccupazione dell’artiglieria di trovarsi a corto di munizioni, per l’enorme dispendio di colpi preteso dalla continua pressione avversaria. Altrettanto rapida la rarefazione delle riserve: i reparti venivano letteralmente consumati e presto ridotti a pochi superstiti.
L’ufficiale registra con apprensione i danni arrecati alle linee amiche soprattutto dal tiro delle bombarde italiane sulle posizioni di jaeger e kaiserschutzen.
Si legge bene nel linerare svolgimento la manovra aggirante che il 19 giugno assicurò agli attaccanti in grigioverde il possesso di Cima Ortigara (2105). A quel punto gli austriaci seppero attendere, riorganizzarsi e in poche ore, la notte tra il 24 e il 25, riconquistare con un attacco feroce le posizioni perdute. Entro il 29 giugno tutte le cime ci vennero sottratte una dopo l’altra. Il sacrificio di 25mila italiani divenne inutile.
La considerazione finale di Otto Sedlar: non una pietra è stata lasciata al nemico, è il bilancio una battaglia che sulla stampa neutrale di tutta Europa vide nettamente vincitori gli austriaci.
La verità austriaca sull'Ortigara
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