La vita bassa
- Autore: Alberto Arbasino
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2008
Alberto Arbasino, nato nel 1930 a Voghera, è il massimo esponente della neoavanguardia. In questo librino Adelphi c’è la dissoluzione dell’individuo inteso come folla: adolescenti in gita, che non guardano niente, che non hanno intenzione di capire in quale museo stanno entrando. "A che serve?", fanno vocianti, loro che hanno il jeans tenuto a malapena sulle natiche, con le mutande in vista.
Non leggono un quotidiano, ma le titolazioni della carta stampata fanno pena, i giornalisti sono talmente omologati l’uno all’altro che puoi comprare anche dieci giornali senza trovare nulla: nessun elzeviro interessante, nessun approfondimento.
Arbasino sceglie il politicamente scorretto, la furia e la facondia; meglio l’ignoranza del rumeno che si prostituisce dello studente colto che sbaglia i congiuntivi.
Niente piccola borghesia con quei libri da leggere perché sono bestseller, che parlano per luoghi comuni, i divani con il centrino sopra. Il suo ammiratore Eugenio Scalfari (il creatore de la Repubblica, uno dei quotidiani più venduti, in Italia) nella sua recensione del libro si chiede:
"Ma come fa? Quanto tempo ci ha messo a raccoglierle? Quanti quaderni di appunti ha dovuto riempire? Quante strade, piazze, taverne, club, bassifondi, borgate, comizi, circoli della Caccia, circoli degli Scacchi, Accademie della Crusca, concerti, sezioni di partito, avrà dovuto percorrere? Quanti giornali, dibattiti televisivi, avrà dovuto leggere e ascoltare?".
Arbasino è onnisciente, ha le sue ipocondrie e le sue idiosincrasie. Mentre leggi delle sue preferenze musicali coltissime o dei ricordi della Callas, devi fare i conti con lo "schifo odierno". Nella sua sete di affastellare, uno non dimentica il ragazzotto con le mutande di fuori che fa i palloncini con la chewing gum.
La vita bassa e le sue parole:
"Tutti fuori dal coro per un momentino. Contessa. Mezzo minutino di pazienza, siamo in diretta, poi tutti liberi dopo aver firmato la liberatoria. Ahò, dico ahò, la trasgressione, qua in passerella. Gli addetti tutti ai lavori. Le provocazioni vanno in differita. Ora, un momento di! Uno spazio di!... A che cult gradireste che mi convertissi, guarda che luna cool stasera! Siete cortesemente pregati di rimanere in dolce attesa".
E altre mostruosità linguistiche e sociali.
La vita bassa
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