La zia Marchesa
- Autore: Simonetta Agnello Hornby
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
Simonetta Agnello Hornby si conferma ancora una volta una vera narratrice, nel senso classico, sapendo trasformare fatti in racconti, che hanno dentro la voce antica del “mythos”.
Solo i romanzieri siciliani hanno, nel narrare le loro storie, una speciale enfasi, che nasce dai racconti perpetui, tramandati da generazione in generazione, sempre ripetendo gli stessi fatti con parole nuove e parole antiche, come sono antiche le parole dei dialetti.
“La zia marchesa” (Feltrinelli, 2004), che precede “Boccamurata” e segue “La Mennulara”, è il romanzo più appassionato e complesso dei tre.
E’ un vero romanzo, nella forma e nei contenuti: c’è l’ampiezza del tempo in cui si svolgono le vicende (fra gli anni ’70 e ’90 dell’800, ma frequenti sono i rimandi agli anni ’60); c’è tutta la Sicilia, con i biancori del sole accecante e la ricchezza polverosa dei baroni che scivolano verso la povertà; c’è la complessità dei singoli personaggi, ognuno a “tutto tondo”, anche quelli che si vedono una sola volta (si vedono proprio, i personaggi, uno ad uno).
Il trascorrere del tempo è dato dai “cunti” e dai pensieri di Amalia Cuffaro, la balia di Costanza Safamita.
Costanza, dai sospettosi capelli rossi, è la vera protagonista, perché è lei, solo lei, il motore dei sentimenti forti, appassionati che muove in tutti quelli con cui viene a contatto: il Barone Guglielmo, padre di Caterina, madre di Costanza; il Baronello Domenico, marito e zio di Caterina; Stefano, il fratello maggiore di Costanza, e Giacomo, il minore; innumerevoli cugine e zie, che sono tutti importanti nelle famiglie siciliane, come al giorno, d’oggi; e poi tutta la corte dei servitori, balie, maestri di casa, cocchieri e mezzadri che diventano a turno protagonisti o antagonisti dei personaggi principali.
La storia è complessa, a volte complicata, ma merita di essere scoperta pagina dopo pagina.
La zia Marchesa è veramente un bel romanzo, che appassiona, commuove, sorprende e che, al termine della lettura, lascia dentro un’eco che spinge ad andare in quelle terre, dove tutto è esagerato nel bene e nel male, nel bello e nel brutto.
La zia marchesa
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Il romanzo “La zia Marchesa” è un ritratto della Sicilia di fine ‘800 all’interno del quale si muovono una serie di figure, personaggi, fatti storici, ambientazioni, camei della società aristocratica e, finalmente, prende vita la storia di un personaggio, probabilmente realmente esistito e prozia della scrittrice, già oggetto delle attenzioni di Pirandello che ne ritrasse il carattere nella novella “Tutte e tre”.
La Zia Marchesa, ovvero Costanza Safamita, avrà nel suo destino, la sorte della “diversa”. Diversa lo è nell’aspetto, rossa, magra; diversa sarà quando, non sapendo ben parlare in italiano, ma solo il siciliano, si esprimerà facilmente e soavemente in francese; diversa è quando a lei, unica donna tra tre fratelli, le verrà tramandato gran parte del patrimonio di famiglia; diversa perché, da nobile, si occupa personalmente della cucina, di rammendi, della ristrutturazione dei palazzi di famiglia, così come della gestione della campagne e dei possedimenti. Diversa, ancor di più, fino ad apparire incomprensibile, quando accetterà in casa l’amante del marito ed il figlio da lei avuto e quando, al letto di morte, piangerà il marito al fianco della sua vecchia amante.
Diversa e, dunque, sola.
Sola dalla nascita, perché la madre, per un motivo che apparirà incomprensibile fin quasi alla fine del racconto, la rifiuta, la odia, la costringerà a vivere accudita ed amata solo dal personale di servizio. Sola, tra due fratelli ciascuno a suo modo distanti da lei; sola, nell’amore verso il padre; sola e disperata quando si sentirà respinta dall’uomo che aveva scelto come marito.
Il romanzo non è di facile lettura. Una costellazione di personaggi, poi elencati in appendice ad uno ad uno, ed un ritmo non certo travolgente della storia, rende davvero complicato risalire i tortuosi pendii del racconto per buona metà del libro. Ma ogni passo, ogni tornante di questo percorso, lascia intravedere stralci di panorami, odori, e giochi di luce che contribuiscono a creare l’atmosfera ed il fascino della storia. A ben guardare non sarà mai la “storia” a prendere per mano il lettore ma i suoi personaggi. I personaggi si faranno spazio e ne usciranno, ciascuno con le proprie caratteristiche, come ritratti di un’umanità validi all’epoca dei fatti, così come oggi.
Da notare l’espediente narrativo di utilizzare un personaggio – testimone che di tanto in tanto rientra nel racconto, gli ridà respiro, introduce un nuovo argomento o una nuova fase della storia, attraverso un dialogo o un pensiero, per poi, pudicamente, come nella propria natura di Amalia, balia e madre in pectore della protagonista Costanza, lasciare il filo del racconto nelle mani della scrittrice.
La storia di Costanza, nata da famiglia nobile, di dipana tra vicende storiche nazionali e locali di grande interesse. Si racconta della rivolta dei contadini all’arrivo di Garibaldi, della nascita ed il successivo inabissamento dell’isola ferdinandea, dei problemi sociali e le aspettative disattese dell’unità d’Italia, che deluderanno sia il popolo, che aveva aderito all’annessione dietro la promessa “terra per tutti”, sia il clero, visto che avverrà la vendita dei beni della Chiesa, che al ceto nobile che, soprattutto in periferia, verrà abbandonato al proprio destino. L’indebolimento dell’ossatura sociale, a partire dal ceto nobile, l’assenza dello Stato centrale, ma la contemporanea ineludibile necessità di sicurezza, viene rimpiazzato dal rafforzamento di associazioni di tutela degli interessi dei nobili e locali: le mafie !
Costanza in tutto ciò vivrà la propria infanzia tra frustrazioni e sofferenze, con la sola consolazione dell’amore del padre che lei ricambierà in modo totale. La sua adolescenza verrà segnata dalla morte della madre, provocata anche dai dissapori familiari nati per il matrimonio del primo fratello, fortemente contrastato dal padre, e dalla successiva necessità di occuparsi del genitore e dei possedimenti di famiglia.
Amante della musica, si rifugerà in essa in ogni momento di dolore, che non mancheranno nella sua vita.
Il suo ingresso in società sarà sempre complicato e forzato, vista la sua naturale propensione alla solitudine e la sua maggiore affinità col ceto più popolare. Tuttavia troverà marito. Ma il matrimonio, combinato su suo desiderio, non avrà la svolta desiderata. Il marito, uomo affascinante, gentile, ma dissoluto, rampollo di una famiglia nobile in decadenza, vede in lei soprattutto l’opportunità di una invidiabile dote.
Il dramma vero è che lui non riesce a vederla come una donna desiderabile e, pur apprezzandone le numerosi doti, non riesce ad avere con lei una completa relazione coniugale. D’altro canto Costanza, vissuta da sempre come una diversa, si convince di non poter avere di più, pur provando per il marito un sentimento ed un’attrazione mai sopito, nonostante le numerose delusioni e la consapevolezza dei suoi tradimenti.
La svolta avviene quando lui, non riconoscendola, la scorge in cucina intenta nelle faccende domestiche e ne scopre, per la prima volta, la sensualità. La passione si riaccende e i due cominciano una vita finalmente felice e piena. E’ il coronamento di una storia d’amore.
Ma la felicità non è nel destino di Costanza.
Lei vede, o almeno pensa di vedere, il marito intento a tradirla e taglia completamente i ponti con lui, senza concedergli neanche l’opportunità di spiegarsi.
Dopo la morte dell’amato padre, comincia anche una fase di ricerca durante la quale si viene via via dipanando tutta la matassa di dubbi e di “stranezze” che avevano accompagnato tutta la sua vita. Tutto ciò che lei aveva creduto come “vero” si sbriciola pagina dopo pagina; il buono diventa cattivo, il carnefice diventa vittima. Anche il suo essere di “figlia rifiutata” viene stravolto: probabilmente lei era stata il frutto dell’unico vero atto di trasporto amoroso di sua madre.
E alla fine le arriverà anche l’ultima spiegazione che le arriverà, ma troppo tardi, dalla vecchia amante del marito.
Lui l’amava perdutamente e, dal loro riavvicinamento, non l’aveva mai più tradita.
Una felicità troppo grande per Costanza. Lei, diversa, sola, infelice, non la sopporterà.