Punto pieno
- Autore: Simonetta Agnello Hornby
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2021
Punto pieno (Feltrinelli 2021) di Simonetta Agnello Hornby è il terzo capitolo della saga di Caffè amaro (Feltrinelli 2016) e Piano nobile (Feltrinelli 2020), ambientato in Sicilia, redatto dalla scrittrice nata a Palermo ma che vive dal 1972 a Londra, dove ha svolto la professione di avvocato dei minori ed è stata per otto anni presidente part time dello Special Educational Needs and Disability Tribunal.
“Qui si farà il miglior ricamo di Sicilia, secondo i canoni antichi ma con un occhio alla modernità”.
Palermo. Aprile 1955. Le anziane zie della famiglia Sorci, soprannominate le “Tre Sagge” (le due sorelle del Barone Enrico, Rachele e Sara con la loro cugina Beatrice), avevano preso una decisione rivoluzionaria. Creare un’impresa produttiva, come avveniva al Nord d’Italia, una scuola di ricamo; insegnare a ricamare bene a donne giovani e meno giovani: ciò che per loro era un passatempo sarebbe potuto diventare un mestiere. L’obiettivo delle “Tre Sagge” era quello di dar vita a un circolo di donne che volevano dedicarsi insieme al ricamo, come le loro antenate facevano nei monasteri, ricreando sulla tela la magia della bellezza, quella tramandata dalle loro madri e dalle loro nonne.
Il luogo dove ricamare era quanto mai suggestivo, una sala della sagrestia della Chiesa dei Santi Scalzi dai finestroni ogivali posizionati in alto, che conferivano all’ambiente una luce calda e dove in un angolo, da una finestrella rotonda, un fascio di luce ancora più forte scivolava su un Cristo ignudo adolescente.
Il “Circolo del Punto Pieno” era nato il giorno prima della morte di Andrea Sorci, ultimo figlio maschio del Barone Enrico. L’avvocato Peppe Vallo, uno dei tanti figli illegittimi del Barone Enrico, avuto da una cameriera al servizio della famiglia, si era arrogato l’onere di salvare l’onore dei Sorci, insabbiando il probabile omicidio di Andrea perpetrato nei confronti della cameriera “continentale” Ersilia, prima di andare a morire su di una panchina per infarto.
Strana e inquietante figura quella di Vallo, detto l’Americano, che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti ed era tornato a casa per conquistarsi la sua rivincita morale e materiale sui Sorci superstiti. Peppe, che per nascita non aveva mai frequentato il piano nobile di Palazzo Sorci scampato alle bombe degli Alleati ma non all’incuria del tempo e dei suoi abitanti, ora lo percorreva ripensando al proprio passato, giacché “ci si crede cresciuti, ci si crede fuori dai confini dei sentimenti offesi, dell’anima lacerata, e invece non succede mai”.
Antiche tradizioni e leggi arcaiche, senza dimenticare ciò che avviene nel resto della Penisola. La Sicilia da sempre è l’isola dei mille volti e delle molte contraddizioni, e tutto ciò lo testimonia il “punto pieno” di un ricamo, meravigliosa sintesi di antico e moderno. E partendo da una delle più antiche tradizioni siciliane, l’autrice tesse una trama intricata e coinvolgente. Una saga famigliare siciliana, che abbraccia un secolo di Storia, dove terminano le vicende della famiglia Sorci, una famiglia nella quale non c’è mai stato amore, perché i matrimoni erano combinati. La storia si conclude all’annuncio del tragico attentato di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Era il 23 maggio 1992. Una Sicilia tragica, ironica, decadente e ammaliante, dove il “Circolo del Punto Pieno” rappresenta un’enclave femminile di speranza e di cambiamento mentre si cercano di rammendare dolori e offese familiari. Un’“Isola plurale”, come definì la sua terra d’origine Gesualdo Bufalino nel saggio omonimo: non a caso la bravissima autrice come incipit del testo ha scelto una frase tratta dallo stesso saggio dello scrittore di Comiso, che contiene in sé il fascino e il paradosso di tutta una terra e dei suoi abitanti.
“Soffre la Sicilia, di un eccesso di identità, né so se sia un bene o un male. Certo per chi ci è nato dura poco l’allegria di sentirsi seduto sull’ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino”.
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