La zona franca. Così è fallita la trattativa segreta che doveva salvare Aldo Moro
- Autore: Alessandro Forlani
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2013
Immagino già i commenti tipo: basta con questi libri sul caso Moro e gli anni di piombo, sappiamo ormai tutto, non se ne può più!
Eppure, se se ne scrive e se ne parla ancora è perché ci sono troppi aspetti oscuri e inquietanti da chiarire.
Per questo motivo, ci ha provato anche Alessandro Forlani, giornalista Rai, conduttore la domenica mattina su GR Parlamento di Pagine in frequenza, un interessante programma di approfondimento sui libri.
Con La Zona franca (Castelvecchi, 2013, Collana RX) Forlani fornisce sui 55 giorni della vicenda Moro, in particolare sulle trattative in corso con i rapitori, dettagli ribaltanti alcune verità date per assodate:
- La decisione di uccidere lo statista democristiano non fu presa dalle Brigate Rosse, bensì dall’alto;
- Il Vaticano ne stava trattando in segreto la liberazione: era atteso, in realtà, un epilogo positivo del rapimento a seguito, pare, dell’accordo di un pesante riscatto – si parlò di venticinque miliardi di lire - e della liberazione di altri detenuti politici, quando invece all’ultimo momento qualcuno fece saltare tutto.
Le parole di Sergio Freato, uno dei suoi più stretti collaboratori della segreteria politica, sono infatti significative:
“Io credo nell’eterodirezione delle Br, e in particolare del loro capo Mario Moretti, nel senso che credo che alla fine dei 55 giorni sia arrivato un ordine dall’alto di uccidere Moro, perché i brigatisti erano disposti a liberarlo”.
La ricostruzione di Forlani, puntuale e argomentata, si basa su testimonianze dirette di collaboratori e amici di Moro, politici, personaggi che gravitavano intorno agli ambienti dell’esercito, delle forze dell’ordine, dei servizi segreti. Gli attori coinvolti nella tragedia, più o meno in forma diretta, sono svariati e, per la fantasia del cittadino comune, inimmaginabili:
- da capi di stato stranieri, come il presidente jugoslavo Tito, al Mossad, il potente servizio di sicurezza israeliano;
- dal Fronte di Liberazione della Palestina alla Rote Armee Fraktion, gruppo terroristico tedesco di estrema sinistra molto attivo negli anni 70;
- dalla Cia al Kgb, passando per la Stasi;
- dalla malavita organizzata (la mafia) alla Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa;
- dalla Santa Sede ai potentati massonico-finanziari collegati al gruppo Bilderberg, per arrivare a qualche esponente della nobiltà internazionale.
Gli intrighi e i doppi e tripli giochi di contorno a quelle drammatiche settimane sono così intricati e sorprendenti da far impallidire persino le spy story di Fleming, Le Carrè e Follett messe insieme.
L’unica certezza è che la morte di Aldo Moro faceva politicamente comodo a tanti, sia in Italia sia agli americani e ai sovietici.
“Moro andava tolto di mezzo, non tanto perché portava ai posti di comando i comunisti, ma perché portava avanti un’azione di governo che in quel momento andava contro gli interessi internazionali”
"La zona franca" è un saggio inchiesta di oltre trecento pagine da divorare con l’avidità di chi vuole saperne qualcosa in più e in profondità, senza fermarsi alle verità ufficiali. Imperdibile per gli appassionati di misteri e intrighi di cui non si sazia mai la ragion di Stato.
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C’è stato un momento in cui la liberazione di Moro sembrava cosa fatta. Il Presidente della Repubblica era lì lì dal firmare un provvedimento di clemenza per un detenuto politico, la Santa Sede a sborsare venticinque miliardi per il riscatto, la Jugoslavia di Tito a scarcerare alcuni prigionieri della RAF: date queste premesse, il riconoscimento delle Brigate Rosse come soggetto politico sarebbe stato, inoltre, consequenziale. Come mai le cose poi sono andate in modo diverso? E’ possibile che durante i suoi 55 giorni di prigionia, Aldo Moro sia venuto a conoscenza di verità scottanti che dovevano rimanere segrete, a qualsiasi costo? E’ possibile che strutture di potere nazionali e internazionali, frange interne alla chiesa cattolica, oltre che l’immancabile massoneria, abbiano fatto pressione sui brigatisti per la tragica soluzione del rapimento? Se le “teorie del complotto” sostenute da “La zona franca” (Castelvecchi Rx, 2013), il libro-inchiesta che il giornalista Rai Alessandro Forlani dedica ai “giorni di Moro” fossero frutto solo di dietrologia sarebbe meglio, ci sarebbe di che dormire sogni più tranquilli, al riparo della verità ufficiale (lo Stato sceglie la linea della fermezza e le Brigate Rosse si comportano di conseguenza, uccidendo lo statista democristiano). Il solido impianto documentaristico fa invece di questo “Zona franca” (secondo Forlani sarebbe quella entro la quale si trovarono a operare per l’occultamento della verità, brigatisti, malavita e apparati segreti) un libro inquietante, una contro-lettura plausibile del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro. Aldilà del famigerato “compromesso storico”, il presidente DC mirava a fare dell’Italia una democrazia compiuta, fondata sull’alternanza di governo, un cambiamento di rotta troppo drastico per non destare allarme, a destra come a sinistra, e non soltanto in Italia. Scrive Forlani:
Sono questi gli interrogativi da cui muove l’indagine forlaniana, approdando alla tesi della trattativa segreta svanita per un soffio - causa ordini etero-diretti alle Brigate Rosse - avvalorata da testimonianze come questa, di Padre Carlo Cremona (collaboratore di Papa Paolo VI):
; o questa, di Franco Mazzola (Sottosegretario alla Difesa nei giorni del sequestro):
; o quest’altra ancora, di Sereno Freato, uno dei segretari di Moro:
Resto del parere che la vicenda Moro vada ricondotta entro strategie rivoluzionarie del tutto autoctone, ma ho trovato “La zona franca” un libro sui generis ma serissimo, coraggioso, ben costruito; un libro che, a prescindere da come la si pensi sull’argomento, riesce anche a far riflettere. E non poco.